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Alpine Sketches: un blog
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Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Magazine: tra cultura e informazione

casmau Rispondi citando



Registrato: 04/10/06 18:00
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Luogo di residenza: Roma, Appennino

MessaggioInviato: Sab Gen 07, 2012 23:06    Oggetto:
 
ripeto che questo è uno spazio preziosissimo Wink

si conoscono storie che non si conoscevano, o storie che si conoscono, viste da una nuova angolazione Wink
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http://scianarchik.blogspot.com/

http://vimeo.com/87710861

Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne.
Che sensazione piacevole! Ho forse dormito?
No sto facendo una gita con gli sci
H. Buhl
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Valentino_52 Rispondi citando



Registrato: 21/02/06 09:49
Messaggi: 7323
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MessaggioInviato: Lun Gen 09, 2012 11:17    Oggetto:
 
giovannibusato ha scritto:
......... a me scalda più il cuore
Aste sull'Eiger nel '62 con 5 bivacchi
che Steck in 2 ore e 45...


Anche a me, ma noi siamo vecchi.... Wink
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"Le azioni più straordinarie sono quelle semplici e spontanee" (Grizzly 1-5-2010)
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bookie lang Rispondi citando



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Luogo di residenza: Rovereto

MessaggioInviato: Lun Gen 09, 2012 20:46    Oggetto:
 
giovannibusato ha scritto:
Garibotti è un grande scalatore o meglio, un grande specialista del Torre..
ma questo non lo farà entrare nella storia dell'alpinismo.
ma semplicemente nell'elenco, tra mille scalatori fortissimi , abbinato ad un elenco di vie.
e non lo farà entrare neanche il "rumor" mediatico di cambiare toponimi o mettere in discussione le altrui imprese anzi,
vuoi mai che un domani spunti un altro Garibotti a contestare le sue.????
Neanche io andrò mai sul Torre,
e forse con Egger neanche maestri ci arrivò..
ma, a me piace pensarli là.
che devo dire, a me scalda più il cuore
Aste sull'Eiger nel '62 con 5 bivacchi
che Steck in 2 ore e 45...


Mi associo, queste revisioni postume lasciano un amaro in bocca,
è meglio lasciare lo spazio all'immaginazione e sognare . . .
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Paolo
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eZy Rispondi citando



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Luogo di residenza: Padova

MessaggioInviato: Gio Gen 12, 2012 18:44    Oggetto:
 
...
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L'ultima modifica di eZy il Gio Ott 09, 2014 8:59, modificato 1 volta
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fluto Rispondi citando



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Luogo di residenza: piccole dolomiti, pasubio

MessaggioInviato: Gio Gen 12, 2012 19:13    Oggetto:
 
eZy ha scritto:
La Grande Gita
di Marina Morpurgo


per una grande gita ci vuole un Grande Alpinista, ovvio Exclamation

Grandi Illustrazioni Razz Razz
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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mar Gen 31, 2012 15:01    Oggetto:
 
I talebani del Cerro Torre
di Stefano Lovison

http://alpinesketches.wordpress.com/2012/01/31/i-talebani-del-cerro-torre/

cose dette e ridette ma magari...


foto Malfer
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casmau Rispondi citando



Registrato: 04/10/06 18:00
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Luogo di residenza: Roma, Appennino

MessaggioInviato: Mar Gen 31, 2012 18:11    Oggetto:
 
bravo Stefano!! c'è sempre qualcuno che pensa di impadronirsi della storia, e se la modifica, o pensa di farlo, a suo piacimento Evil or Very Mad
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eZy Rispondi citando



Registrato: 19/04/05 12:43
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Luogo di residenza: Padova

MessaggioInviato: Ven Mar 30, 2012 10:47    Oggetto: Arrampicare nella Città del Vaticaiano
 
di Claudio M. Cremona
http://alpinesketches.wordpress.com/2012/03/30/arrampicare-nella-citta-del-vaticaiano/


Dove le vie del Signore sono infinite, dove è vietato calpestare i preti
e dove lo Spirito è forte ma la carne è meglio quella argentina.

[...] Il settore del “Colonnato”


Nel settore di destra del cosiddetto “Colonnato” si contano decine di monotiri assai verticali, che sono stati aperti e attrezzati nel corso dei secoli da generazioni di monotiristi. Tuttavia, il merito maggiore va ascritto ai seguaci di tal S.Francesco di Fales, a tutti noti come i “Falesiani”.

Tra i tiri più interessanti vanno menzionati (da dx a sin):

“Santa Tacca da Nunciarìvo”, 25m, 6b+, aperta dall’alto (e te pareva) e con protezioni molto lunghe. La via segue le pronunciate cannelures a fianco dell’evidente salsiccia­bus color della senape parcheggiato sulla morena dai tempi della scomunica dei comunnisti. La partenza è piuttosto dura, su untume di pellegrini che si appoggiano alla base della via, per poi regalare una bellissima arrampicata fino a tre quarti della via, dove un atletico boulder consente a chi è abbastanza lungo di arrivare a una bella tacca che conclude le difficoltà.

“Santa Madonna del Riposo”, 21 mt, 7a. Via molto verticale, liscia, atletica e faticosa che peraltro attrae gli adepti della sofferenza e dell’espiazione. Parte sulla destra del bussollotto delle indulgenze, sfruttando le debolezze della carne, sale dritta a una fessurina, aggira un pulpito, rimonta una predica e punta a una grotticella subito sotto il passo chiave. Qui una statuina indica che si può riposare senza fare peccato prima di affrontare l’uscita strapiombante davvero impegnativa. Giunti in catena, i più bravi si flagellano la schiena a sangue intonando i Salmi.

“Santo Buchetto da Cala Gonone”, 20m., 5c. Bella via di aderenza su calcare da favola, cosparso di buchetti per le dita. Quando piove molti pii arrampicatori ne approfittano quasi fosse un’acquasantiera.

“Beata Placca Larenzia”, 15 m.6a. Si sviluppa su una liscia colonna rigata da bei rivoli dove si va su di piedi. E’ una delle vie obbligatorie per i seminaristi monotiristi, senza la quale difficilmente si passano gli esami. Per questo è molto ripetuta e la gran parte degli esaminandi se la tiene per ultima e si porta con sé la tesi già rilegata per impietosire il padre esaminatore.

“Santo Strapiombino da Grottaminarda”. 15 m.,7b+. E’ l’altra faccia della colonna della via precedente. La colonna, infatti, pende da una parte. Da questa è una via strapiombante, con appigli al posto giusto per chi ja fa.

“Beate Sorelle della Continuità” 35 m. 6a+. Bella via realizzata unendo con la sika due colonne una sull’altra, tanto per avere un tiro un po’ più lungo del solito. Il tettuccio a metà, punto di unione delle colonne ne rappresenta il passo chiave, superabile peraltro grazie ai buoni appigli offerti dal capitello corinzio appena sotto il tetto medesimo. La seconda parte richiede appunto continuità, e alle sue devote sorelle e ai fratelli dell’omonima Congregazione il tiro è dedicato. Attenzione, è necessaria la corda da settanta metri, altrimenti tocca salire sul terrazzone sopra il Colonnato e dirigersi a sud (ometti, pretini, suorine) per tornare alla base.

“Il martirio di San Sebastiano”, 15m., 8a+. Qui salgono quelli forti. Via breve ma decisamente difficile che va affrontata oltretutto in grande velocità per schivare le frecce dei buontemponi che si divertono a bersagliare i climbers. Ai piedi della via, i resti mortali di molti che non sono stati abbastanza veloci consentono di partire dal secondo spit, ma – come detto – il duro viene dopo.

Al centro della vasta morena, si staglia un magnifico obelisco con elegante arrampicata su geroglifici. Seguire le figurine per individuare le prese buone. Piedi liberi, di sguincio.

Passando al settore di sinistra del “Colonnato”, meritano di essere segnalati:

“Quattro Santi in Padella”, 28mt, 8c+. Via dedicata a quattro missionari finiti fuori via e precisamente in un enorme e bollente padellone messo sul fuoco da indigeni maleducati e colle scorte ridotte al lumicino.

“Autofocus di Sant’Antonio”, via da quasi zero a infinito e diaframma a piacere a seconda della profondità di campo che aggrada all’intrepido scalatore. E’ una classica via del tipo “point and climb”, tu vedi una via, premi un bottone e sei lì già che sali senza farti tanti cazzi di pensieri che grado sarà la corda è abbastanza lunga gli spit sono arrugginiti la catena sarà a posto il moschettone si aprirà ce la farò e così via. Come quasi tutte le vie del gruppo, è piena zeppa di crux. Ha il vantaggio che poi con fotosciòppete te la metti a posto come ti pare e puoi anche raddrizzare l’orizzonte.

L’uso del diaframma al di fuori della fotografia da queste parti è assolutamente vietato.

Vedi per questo la via seguente.
“O Gino o Knaus”, detta anche la “Via dell’Unico Metodo Accettato”, molto praticata dagli arrampicatori credenti in certi giorni fatidici. Si sviluppa lungo una bella fessura obliqua con difficoltà contenute ma continue, stando attenti a non toccare la catena terminale sennò si fa peccato e la famiglia si allarga. Viene chiamata così perché non si sa se l’ha fatta prima Gino (il barbiere del Borgo) o Knaus (una guardia sfizzera).[...]

[...]La Scala AllelUIAA

Viene usata dai monotiristi per classificare la difficoltà dei pontificati in ambiente. Entrata in uso fin dai primi Vescovi di Roma, utilizzò per questo i numeri romani. Durante la cattività avignonese fu usata una scala differente, perché i francesi non sopportavano (o non avevano ancora capito) i numeri romani e si inventarono la scala santa francese. L’invenzione, che tale era in quanto di essa come di altre cose non si parla affatto nei sacri testi, fu causa di grosse controversie circa l’equivalenza tra scala santa francese e scala AllelUIAA. Ancora se ne discute e a nulla sono valsi sinodi, concilii nonchè le encicliche De Gradibus Sanctissimis, Gradus non mortuus est, De Gradatione Striscta et Lassa.



I francesi ne hanno approfittato come al solito, imponendo una ulteriore classificazione degli itinerari escursionistici:

E = eretico

EE = molto eretico

EEA = eretico assai, quasi apostata

Quando poi l’itinerarium mentis in deum si fa verticale e si cominciano a mettere le mani sulla roccia oltre che su parti decisamente sconce, i gradi sempre secondo i francesi sono:

PD = poco divino, anzi decisamente secolare

AD = abbastanza divino

D = divino

TD = molto divino, decisamente metafisico

ED = estaticamente divino, qui ci vuole un miracolo

EX = exultate homines atque oculum!, quia cascare possum

ABO =manteniamo l’abolizione dell’ICI sui beni ecclesiastici

Per i cultori della Madonna, rinviamo ad alcune sette scozzesi che classificano gli itinerari con una M seguita dal numero di apparizioni avute durante le loro glaciali ascensioni.

Ed ecco (finalmente) la scala AllelUIAA:

Leone I – papato elementare. Ogni tanto ci si china a raccogliere una pietra per lapidare allegramente qualche eretico o libero pensatore incontrato lungo il sentiero. La sera ci si scalda mandando al rogo qualche strega locale o filosofo rompicoglioni.

Giulio II – per superare qualche asperità si fa ricorso alle mani e talvolta alla spada.

Innocenzo III – il papato si fa verticale e la progressione richiede l’uso delle mani. Gli appoggi sono ancora numerosi e comodi come le schiene dei fedeli.

Clemente IV – Appoggi e appigli diminuiscono. Ci si comincia a preoccupare un po’ anche perché l’Imperatore o il Re di Spagna fanno gli schifiltosi e tardano a mandare quelle cazzo di truppe.

Sisto V – taluni passaggi diventano obbligati. Nasce la tentazione di azzerare, ma Lui ti vede.

Paolo VI – papato di movimento. Occorre andare a cercarsi appigli e appoggi dove ci stanno. Se rimani lì e non vai avanti è inutile che te la prendi con il calo delle vocazioni o qualche raro e isolato caso di preti pedofili.

Gregorio VII – papato difficile, spesso strapiombante. Azzerare è ancora peccato.

Bonifacio VIII – La via è decisamente difficile, si prendono schiaffoni.

Pio IX – Papato ai limiti del possibile, il ricorso alla fede aumenta. E se proprio non si passa, basta gridare al compagno “Non possumus !”.

Pio X – Occorre credere fermamente, senza esitazioni. Se poi ci scappa un miracolo, tanto meglio.
[...]

http://alpinesketches.wordpress.com/2012/03/30/arrampicare-nella-citta-del-vaticaiano/
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giovannibusato Rispondi citando



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Messaggi: 2160
Luogo di residenza: Paesello

MessaggioInviato: Ven Mar 30, 2012 12:33    Oggetto:
 
Very Happy Very Happy interessante.. ma alla base delle vie c'è la vaschetta del magnesio o dell'acqua santa???
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giovanni
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enrico r. Rispondi citando



Registrato: 06/04/05 15:03
Messaggi: 2619
Luogo di residenza: Padova

MessaggioInviato: Ven Mar 30, 2012 17:33    Oggetto:
 
'...avere messo in giro un paio di peccaminose guide di arrampicata nei quartieri romani...':

http://www.claudiocremona.it/montagna/Salario.PDF

http://www.claudiocremona.it/montagna/Parioli.PDF

Se non l'avete già fatto, leggetele. 15 minuti bene spesi a rifarsi il buon umore.
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enrico r.
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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Lun Apr 16, 2012 16:08    Oggetto:
 
http://alpinesketches.wordpress.com/2012/04/16/brenva-1/

Brenva

di Davide Scaricabarozzi




La parete della Brenva è un’icona del versante meridionale del Monte Bianco.

Diversamente dagli altri due bacini alpinisticamente altrettanto conosciuti, Brouillard e Freney, ma decisamente più distanti dal fondo valle a forse per questo meno evidenti, la Brenva s’impone con prepotenza a chiunque volga lo sguardo in direzione del Monte Bianco.

La parete della Brenva, dal patois larice, prende il nome dal ghiacciaio omonimo che un tempo lambiva i pascoli del fondovalle, oggi il suo fronte coperto di detriti occupa l’intero imbocco della Val Veni.

E’ un versante imponente, dalle caratteristiche Himalayane per dislivello e morfologia, prevalentemente di ghiaccio, caratterizzato da tre contrafforti principali in parte rocciosi separati tra loro da ripidissimi colatoi e gigantesche serracate. Su questa straordinaria parete, alta fino a 1400m e ancor più larga, sono tracciate alcune vie tra le più belle e prestigiose delle Alpi, tutte serie, lunghe e impegnative.

E’ una parete pericolosa, importanti crolli di seracchi e scariche di sassi sono all’ordine del giorno, qualsiasi itinerario si voglia percorrere è necessario partire presto la notte per essere fuori dal tiro delle scariche al sorgere del sole, non va dimenticato che la parete è orientata a est.

Le difficoltà tecniche non sono elevatissime, ma il tipo di terreno sul quale ci si muove, il dislivello notevole e l’importanza di osservare scrupolosamente l’orario, impongono ad una cordata una progressione quanto più di conserva possibile.

E’ il regno del misto, dove la velocità e il senso della montagna sono sinonimo di sicurezza.

Fino alla seconda metà degli anni ’80 era facile trovare decine di cordate impegnate sullo Sperone della Brenva, più difficilmente sulle altre vie.

Dopo la grande frana del 1997, che sconvolse tutto il primo terzo dello Sperone della Brenva e precludendo l’accesso gli attacchi della Sentinella Rossa e della Major, questo versante non è più così frequentato, tutto è diventato più laborioso e questa situazione scoraggia molti alpinisti.

Le ripetizioni della Major o della Sentinella Rossa sono pochissime, la via della Pera (i più la conoscono come Poire….) praticamente non è quasi più ripetuta.

Negli ultimi anni questo versante è tornato ad essere relativamente frequentato in virtù del fatto che la zona instabile lasciata dalla frana si è parzialmente assestata.

Lo Sperone è regolarmente percorso per la variante Gussfeldt e sia la Sentinella che la Major contano qualche ripetizione estiva.

Su questa parete sono state scritte le pagine tra le più importanti dell’alpinismo classico occidentale...

[... continua]
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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Ven Mag 04, 2012 10:04    Oggetto:
 
http://alpinesketches.wordpress.com/2012/05/04/brenva-2/

di Davide Scaricabarozzi

foto di Luca Signorelli

“Penetrammo per una quarantina di metri nelle viscere del ghiacciaio, quasi a respirare l’alito gelido di un mostro arcano, fino a trovare la soluzione suggerita da una fuga di luce verso l’alto. Fra quei meandri frangiati da trine di cristallo, quella fuga di luce ci risucchiò verso la brezza fredda che danzava con le onde nevose della superficie piana del colle. Proprio come un ponte simbolico verso la Brenva. Qualche giorno più tardi si fece la seraccata a sinistra della Poire. Occasione ghiotta per spendere parole gratuite: qualcuno disse che Comino e Grassi erano stati pagati per realizzare l’impresa; soldi presi da una nota ditta di abbigliamento. Questo, in fondo, fu amaro. Ma fu anche la dimostrazione che pochi capirono, compresero davvero: non si può rischiare la vita per denaro. E ancora: il mondo delle seraccate è la testimonianza di un mistero senza fine. Con Gianni Comino, insieme, penetrammo in pianeti di sconcertante e intatta bellezza; e fu in quei momenti, chiari, precisi, che si percepì l’effimera sensazione di non appartenere né al regno dei vivi e neppure a quello dei morti.”

Gian Carlo Grassi
estate 1979
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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Lun Lug 02, 2012 16:38    Oggetto: il crepaccio
 
Il crepaccio
di Stefano Lovison

http://alpinesketches.wordpress.com/2012/07/02/il-crepaccio/

Che cosa ci faccio qui bloccato in questa posizione assurda, ingoiato nel freddo ventre di una montagna dal nome ridicolo?
Sono stupito più che essere terrorizzato.
Uno sbuffo di aria gelida che proviene dal basso ha l’odore di un ambiente arcaico, di terra, ghiaccio e muffa.
Mi fa tornare alla realtà, alla mia disperata situazione.



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clark Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mer Lug 04, 2012 18:48    Oggetto: Re: il crepaccio
 
eZy ha scritto:
Il crepaccio
di Stefano Lovison
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Complimenti! Surprised

Racconto ed esperienza di "spessore"! Cool
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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Lug 05, 2012 8:35    Oggetto:
 
grazie Clark Cool e anche a Leo per il bel commento nel blog...
Che magari ci racconta il suo "break on through" Confused

Wink
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