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ELBRUS: skiing the top of Europe

 
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Reportage fotografici

Franz77 Rispondi citando



Registrato: 07/04/06 15:17
Messaggi: 371
Luogo di residenza: Bergamo

MessaggioInviato: Gio Giu 18, 2015 12:36    Oggetto: ELBRUS: skiing the top of Europe
 
Mont Elbrus, 5642 m (Caucaso - Russia): viaggio sciistico ai confini d’Europa



Reportage completo con tutte le foto e anche il "bonus track" di Mosca:
http://www.on-ice.it/onice/viewtopic.php?t=18553

Report con consigli tecnici e qualche numero:
http://www.on-ice.it/onice/onice_view_report.php?type=1&id=17360

Qui per voi il racconto e una selezione fotografica di questo stupendo viaggio che mi ha lasciato tanto (anche senza vetta Rolling Eyes )
Buona lettura e visione!

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Un viaggio sciistico ai confini d’Europa: vedere posti nuovi, assaporare odori, sapori, culture differenti, i preparativi, l’attesa per l’ascesa alla vetta, il gruppo, sciare a giugno…e sì anche gli inconvenienti e gli imprevisti… Quando Anna, ancora in marzo, mi butta lì l’idea di una spedizione sciistica coi suoi amici trentini in Caucaso per la salita dell’Elbrus, la cima più alta d’Europa coi suoi 5642m, la cosa da subito mi eccita e mi trova interessato. Era uno dei miei sogni sciistici extra-alpini. I due mesi seguenti sono caratterizzati da una stagione scialpinistica compressa, praticamente mai cominciata prima, che dopo 4 gite si corona con la salita di grande soddisfazione al Monte Bianco.

La sera di venerdì 29 maggio, dopo la preparazione di un bagaglio “impegnativo”, siamo in 11 all’aeroporto di Venezia: la nostra guida Maurizio Giordani con Nancy; Luisa e Giorgio; Fabio, Luciano, dal trentino; Margit e Christoph da Innsbruck; Anna e Lorenzo da Vicenza. Il morale è alto e già la compagnia mi sembra simpatica. Tutti loro si conosco, io sono un nuovo arrivato, ma mi sento già a mio agio. Il nostro entusiasmo scema in breve quando scopriamo che il nostro volo è stato cancellato per una “tempesta tropicale con grandine” su Mosca!!! Le ore che seguono saranno un’odissea prima di trovare sistemazione in uno degli Hotel 4 Stelle messi a disposizione dalla compagnia aerea. Dopo 22 ore tra stanze lussuose, buffet sontuosi, piscine,…posti dove di solito ci si fa coccolare, e dove noi invece tentiamo solo di mandare giù l’amara pastiglia, finalmente partiamo. Il giorno perso non ci preoccupa: abbiamo margine, al massimo rinunceremo ad una giornata di riposo.

Giunti a Mosca e poi con volo interno a Mineralnyye Vody, Vladimir, la nostra guida locale ci viene incontro in aeroporto. Un furgone per i bagagli e uno per noi ci conducono con una guida tutt’altro che oculata (credo il rischio più grande corso in tutti i 9 giorni!!!) lungo la tortuosa Valle di Baksan a Cheget, a 2100m ca (domenica 31). Quello che vediamo in questo viaggio di circa 150 chilometri è una Russia povera, architettonicamente trascurata, sporca, militarizzata (diversi sono i posti di blocco con poliziotti armati ed anche carri armati),… Diciamo che non sono gli standard delle Alpi Svizzere… Arrivati alla “ridente” località sciistica di Terskol, il sapore di abbandono si fa ancora più forte: cartelloni pubblicitari inneggiano ad esperienze entusiasmanti di fuoripista. Sì, forse negli anni 70 (tra un carrarmato e l’altro). Qui il tempo infatti sembra essersi fermato a qualche decennio prima che da noi… Impianti vetusti ed edifici fatiscenti. Il nostro albergo (Eden?) nonostante l’ottima accoglienza (anche se qui quasi non parlano inglese!!!) è abbastanza misero. C’è un mercato con bancarelle che vendono souvenir. Ma ci siamo solo noi. Signore col viso segnato dalla vita di montagna ci offrono maglioni e cappelli in pura lana. Il sole si alterna alla pioggia. L’atmosfera è ancora più triste e surreale, se non fosse che all’orizzonte sopra le nubi all’improvviso spunta la mastodontica sagoma dell’Elbrus. E tutto assume un altro sapore: ci ricordiamo perché siamo qui! In effetti, quando le nuvole si diradano ci rendiamo conto di essere in mezzo ad una catena montuosa interessante, con le seraccate che arrivano a poca distanza dal fondovalle.

L’indomani (lunedì 01 giugno) con un bel sole saliamo ad Azau, 2350m, per prendere gli obsoleti impianti che ci portano a Garabashi, 3780m, il nostro campo base per un po’ di giorni. Salita che risulta “complicata” coi vari cambi di mezzo (funivie e snowcat) e trasbordi con tutto il materiale che abbiamo tra cibo, borsoni e sci. Qui siamo sistemati ottimamente in due container (!) rivestiti internamente di legno e abbiamo una sala adibita a cucina con due cuoche solo per noi. Poco distanti i “famosi” Barrels che sono però chiusi. E via subito per una gita di acclimatamento. Passiamo dal sole, alla neve, alla nebbia e di nuovo al sole nel giro di poche mezz’ore: che qui il tempo sarà un po’ capriccioso l’abbiam già capito! Qui è difficile prevedere perfettamente il meteo. Quasi ogni giorno danno “sun and snow showers”. Possiamo solo sperare nel c… franziano!!!
Giunti a circa 4300m (poco sopra l’ex rifugio Priut) la discesa è piacevole (per la nuova neve del giorno prima) anche se troppo breve…ma il rigido programma di Vladimir non ci permette di salire oltre!

Good! Chi ben comincia.


La cena è migliore del previsto e dopo il pasto ci si può soffermare in sala per chiacchiere con i nuovi amici. Le previsioni per il martedì sono a sorpresa ottime e già dal panorama serale con la luna piena e le stelle se ne possono apprezzare le premesse. La bifida cima dell’Elbrus è dietro di noi. Non sembra nemmeno troppo lontana… Ma davanti, all’orizzonte, due vette attirano la mia attenzione. Sono due cime fantastiche, ripide, ammantate di ghiacciai: sono Il Donguz-Orun, 4452m e l’Ushba, 4710m, noto anche come “Cervino del Caucaso”. Mi informo circa la loro scalabilità e scopro che per problemi politici, essendo sul confine con la Georgia, i permessi non risultano facilmente ottenibili. Inoltre, l’Ushba viene anche definito “men killer” per via della sua pericolosità. Continuo a guardarle comunque affascinato (o forse di più)…

Industrial revolution

Incappucciato

Schkhelda, 4295m, Ushba, 4710m
http://mountains.tos.ru/kopylov/pict/shkhelda.gif

In camera... Anche qui però le Alpi la fan da padrone. (Grazie Fabio)

Buona notte mondo!


Un cielo blu cobalto ci accoglie martedì mattina (02 giugno). Purtroppo il programma di acclimatamento non prevede il tentativo alla cima. Sulle Alpi, con queste previsioni meteo, si sarebbe fatto di tutto per raggiungerla, magari anticipando la partenza per salire magari più gradualmente o quantomeno provarci… Partiamo invece con tutta calma verso le 8. Piuttosto che ripercorrere l’itinerario del giorno precedente stiamo a sinistra e passiamo nei pressi del bivacco avveniristico frutto dello stesso progetto italiano del Gervasutti alla Leschaux. Un po’ di casa nostra anche qua! L’itinerario è interessante visto che bordiamo il ghiacciaio che scende dalla vetta ovest. Cominciamo a “prendere le misure” di questo bestione…e pare ben più grosso di quel che sembrava. Giunti ai 4750m delle Pastukhov’s Rocks un po’alla spicciolata Vladimir spinge per il rientro, come da rigido programma, anche se aveva lasciato intendere di poter proseguire “un poco” oltre se ce la si sentiva. E io mi sento in forma, perché non provare ad andare avanti? Maurizio, Nancy, Giorgio e Fabio son già partiti di gran lena verso l’alto, ma presumibilmente si fermeranno poco sopra, come da programma. Io, Anna e Lorenzo a ruota, ma ad un ritmo più tranquillo. La giornata è splendida. Dopo un po’ i miei soci scelgono di scendere. Io proseguo da solo e giungo a quota 5000m. Non riesco a raggiungere gli amici davanti che vedo a sorpresa continuare sempre più su (decideranno di proseguire e arriveranno in cima quasi alle 16). Sono soddisfatto di questo piccolo traguardo personale e decido comunque per il rientro. Non vorrei contrariare Vladimir e mi trovo tutto sommato solo in un ambiente che non sarebbe per niente facile in caso di inconvenienti. Però il fisico risponde e mi sento in Paradiso. La neve è pure bella da scendere. Raggiungo Anna e Lorenzo e giù al campo base su neve marciottina divertente. Uno spasso.

Via alternativa

Mastodontico Donguz-Orun

Russe vastità

Selfie di "vetta". 5000 m slm! Prima volta oltre il Bianco!


Le previsioni per l’indomani danno un rapido peggioramento con neve: è il cosiddetto ideale rest day prima della cima e lo passo a dormire e leggere, anche se 8 di noi ancora un giretto fino a 4200 se lo fanno per approfittare del sole che ha in breve preso il posto delle nubi.. Per la verità non mi sento in super forma…e non li seguo…basterà un po’ di riposo, mi dico… Le previsioni per l’indomani non sembrano male. Tutto sembra andare per il verso giusto…
Giovedì (04 giugno) dopo un’alba incerta il cielo si apre completamente e il sole splende (tra l’altro qua splende prima che da noi visto un solo fuso – senza ora legale - di differenza a fronte di una distanza di ben 2500km!). Alle 7 lo snowcat ci catapulta ai 4700 m delle rocce Pastukhov. Tutto come da programma: pare che la maggior parte dei “summiters” prendano i mezzi per la giornata della vetta… Sarà anche così…ma da qui in poi non riesco a partire. Il fiato non viene. Le gambe dure. Che mi succede? Gli altri guadagno metri a vista d’occhio… Con Maurizio che mi scorta (grazie!!!) faccio a fatica ogni metro e conversione. Giunti nei pressi del colle tra le due cime (Saddle, 5358m) Maurizio mi precede dicendomi che mi aspetta poco oltre. Vedo gli altri del gruppo che stanno lasciando gli sci per salire in cima. Sono le 11:50 e sono in dietro di 30-45min, max 1h (mi dirà Anna poi). Dai, potrei ancora dirigermi verso la vetta, tanto c’è un traccione enorme e pure delle corde fisse e il cielo è blu… Non faccio in tempo a dirlo che si alza un vento tempestoso, il cielo si copre e riesco a malapena a individuare e raggiungere Maurizio. La cima sparisce nelle nubi, come la traccia e i miei amici. Con Maurizio, Nancy, Giorgio e Fabio, di ritorno dalla cima Est, ci ripariamo in un bivacchetto posto poco oltre il colle. Il Red Fox Shelter, costruito nel 2012 come ricovero di emergenza in occasione di una gara. All’interno è chiaramente indicato che il locale non è areato e che la temperatura potrebbe raggiungere i -50°C!!! Dopo due ore arrivano i reduci della vetta. Salire (e soprattutto scendere) è stata un’avventura. In vetta non si vedeva nulla. Il vento era tempestoso. Volevano desistere, ma hanno stretto i denti: grandiiiiii! Una cordata di russi trascinava a valle con la corda il corpo di un compagno morto per sfinimento… Terribile! ;-( Sono tutti scossi e provati...
Il programma (che tanto ci intrigava e si discostava dalle spedizioni più classiche) prevedeva la traversata della montagna e la discesa dal selvaggio e glaciale versante Nord ad un rifugio (Oleynikov hut) aperto solo per noi per l’occasione. Un rocambolesco tentativo durato un’ora e mezza ci vede salire nella nebbia e nella bufera più totale fin oltre quota 5400 metri per bypassare un’ipotetica seraccata o crepaccia terminale, ma alla fine ci riporta al bivacco: è impossibile proseguire oltre con l’incognita dell’itinerario in un simile ambiente glaciale. Si aggiungono dei russi. Siamo in 17 in questo “loculo”… non si respira più!!! Vado in iperventilazione. Non riesco a regolare il ritmo del respiro. Momenti di panico (credo più per i soci che per me, tra l’altro…). Parole di conforto e tentativi di riportarmi alla normalità… Dobbiamo però scendere…ma fuori imperversa ancora la bufera…di farlo sci ai piedi non se ne parla. Per fortuna riesco però a farlo con le mie gambe e alle 22 siamo al campo base!
L’indomani (05 giugno) sono seduto di buon ora sulla panca antistante il bagno. Il sole è ancora tiepido, ma mi scalda un poco le ossa. La giornata è favolosa e ho lo sguardo rivolto alla doppia sagoma dell’Elbrus. Che è successo ieri? Non riesco a capacitarmene… Devo ancora somatizzare. Mi son lasciato sfuggire la cima per un “soffio” (…di vento e non solo! Wink)… Vero è che, riflettendo sulle mie esperienze passate in quota (quasi solo alpina!) son sempre state delle toccate e fuga “dalla città”… Qui invece la permanenza più giorni in quota mi ha via via sfiancato (i primi due giorni stavo benissimo)… Penso anche che, non avendo ultimato il programma della traversata della montagna con la discesa dal versante Nord, potrò tornare in futuro con rinnovata voglia e interesse… Le mie riflessioni sono interrotte dall’adunata per la colazione. I tetti dei nostri container sono un vero e proprio bazar per asciugare panni e materiale. A tavola siam tutti abbastanza provati, ma, ognuno a suo modo (sì, anche io!), soddisfatti. Porto a casa con me una esperienza intensa, che mi ha dato comunque tanto, anche senza quei trecento metri...

Sopra il mondo

La Sella (5358m) è vicina. E la via alla cima Ovest. Cielo ancora blu (per poco!!!)

Faticaaaaa! A Messner di ritorno dal primo 8000 senza ossigeno: "Cosa hai provato? Era bello? Affascinante? Eri emozionato?" "Ero tanto stanco" Wink

Il Red Fox Shelter

Ammassati nel nostro...loculo!

Arrivederci Elbrus!!!

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luisa-ve Rispondi citando



Registrato: 21/02/06 10:52
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Luogo di residenza: mestre

MessaggioInviato: Ven Giu 19, 2015 12:01    Oggetto: Elbrus
 
Splendido come sempre il tuo report e le tue foto! Noi ( mi aggregai ad un gruppetto di 5 di Padova) ci andammo nell'aprile 2005 ( e causa meteo non raggiungemmo la cima!); vedo che a distanza di 10 anni è rimasto tutto uguale......anche le bellissime ragazze di Mosca!
Ciao Luisa

PS: salutami Anna, che ho riconosciuto nelle foto.
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Ruthi Rispondi citando



Registrato: 02/03/12 10:57
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MessaggioInviato: Ven Giu 19, 2015 22:19    Oggetto:
 
Bella avventura e bel racconto!
Grazie per aver condiviso con tanta sinceritá questi momenti speciali con noi altri. Very Happy
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l'ultima strega Rispondi citando



Registrato: 14/05/09 20:17
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MessaggioInviato: Sab Giu 20, 2015 17:39    Oggetto:
 
Franz, foto e viaggio spettacolosi!!!! Very Happy Very Happy Very Happy

L'Elbrus è sempre lì, come pure la sua cima, e dopo quello che hai vissuto, un piccolo tributo si può pagare. Sono cose che non si dimenticano, e anche solo a guardare quegli infiniti spazi e immense altitudini ti ripaga delle gambe di legno e del cervello che non c'è.

Sii contento e goditi questa avventura per la meraviglia che è stata, sicuramente vivrai altre esperienze alpinisticamente più appaganti.

Veramente grandioso spettacolo anche la vita civile Surprised Surprised

Ciao, Uomo delle Nevi Razz Wink
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Torno a casa ma ho già voglia di ripartire. Ho capito qual è il senso di una spedizione.E' salire una montagna andando oltre.E' distaccarsi dalla cima da elenco ... E' vivere l'assenza di radici come un cammino di libertà.... (Silvia M.Buscaini )
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