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Trekking nella valle dl Mustang - Nepal - agosto 2016

 
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marino Rispondi citando



Registrato: 20/12/05 16:42
Messaggi: 212
Luogo di residenza: Padova

MessaggioInviato: Mar Ott 04, 2016 15:13    Oggetto: Trekking nella valle dl Mustang - Nepal - agosto 2016
 
Condivido queste impressioni del viaggio in Nepal, e del trekking nella valle del Mustang effettuato lo scorso agosto


Una sera qualsiasi di alcuni mesi fa, presso la segreteria del CAI di Padova:
Buona sera vorrei iscrivermi. Prego, nome? Phumuru. Fumuru; no no, si scrive col Ph ma si pronuncia Fu. Ah, ecco. Cognome? Sherpa. Sherpa? Aspetta un momento. Ciao sono Angelo, sono il presidente; scusa ma tu da dove vieni? Sono Nepalese sai. E di che zona? Valle del Cumbu, sono di Lukla e faccio la guida. Ah! bene bene, senti quando hai finito qui vieni da me che facciamo una chiaccherata.
Domenica 7 agosto, atterriamo all’aereoporto di Kathmandu.
Dopo le pratiche per l’ingresso ci trasferiamo con due auto all’albergo, così il primo impatto che abbiamo è con il traffico locale, che definirlo caotico è dir poco; forse una definizione appropriata potrebbe essere situazione di caos ordinato. In effetti, a parte la guida a sinistra che già di suo complica un po’ le cose, l’impressione che si riceve è che debba avvenire un incedente da un momento all’altro, magari non grave, ma con tutte le moto che ti sfiorano a destra e a sinistra uno specchietto che si piega, una rigatina alla portiera magari ci può stare, invece niente, nada de nada. E quelli che improvvisamente ti tagliano la strada? Adesso, pensi, si mandano come minimo un faffa, macchè niente. Però il clacson è sempre in funzione, incessantemente che alla fine non ne puoi più. Ah, poi qui ci sono i clacson tipo quelli che si usavano da noi negli anni 50/60, chi si ricorda il film “il sorpasso”? Poi c’è un polverone denso, misto ai gas di scarico, che ti costringe a indossare la mascherina se non vuoi finire al sanatorio prima del rientro in Italia. Tutta la vita cittadina si svolge sulle strade, piene di buche, a volte vere voragini, che costringono a pericolose manovre, ma in un clima tutto sommato tranquillo e sereno, che riporta a una condizione di normalità per noi disarmante.
Lunedì e martedì rimaniamo a Kathmandu in attesa che ci raggiungano gli amici di Friburgo Rainer e Joseph (Jop), così ne approfittiamo per visitare i centri di Bhaktapur e Patan famosi per le loro cittadelle con i palazzi reali e i templi hindu risalenti al 15-16mo secolo. I segni del terremoto purtroppo si vedono, ma i luoghi mantengono inalterato il loro fascino. Qui buddismo e hinduismo convivono tranquillamente e a volte si fondono. Su una collina ai margini della città visitiamo un importante complesso buddista, dove vivono indisturbate tantissime scimmie. Ai piedi della collina sorge l’area di Pashupatinath dove sorge un importante tempio hindu dove i devoti di shiva giundono anche dall’India; i caratteristici shadu si aggirano nella speraranza di rimediare qualche rupia in cambio di qualche foto. Lungo il sacro fiume Bagmati si celebrano le cremazioni dei defunti le cui ceneri vengono poi disperse nelle acque, in cui, a dispetto dell’inquinamento che le deturpano, fanno il bagno gruppetti di bambini. Poi visitiamo lo stupa di Bodhnath, il più grande di tutta l’Asia, ora parzialmente coperto dalle impalcature a causa del terremoto.
Mercoledì 10 agosto.
Ci trasferiamo in pulmino a Pokhara, da dove in giorno successivo decolliamo, con un volo di linea interno, per Jomsom, da dove ha inizio il nostro trekking nella magica valle del Mustang.
Il Mustang, uno dei vari regni che compongono la nazione del Nepal dopo l’unificazione è rimasto per secoli isolato al mondo esterno e ancora oggi vi si accede con uno speciale permesso, mentre il flusso dei turisti in entrata è limitato a non più di 1000 all’anno. Da Jomsom risaliamo la valle che si è formata dal fiume Kali Gandaki. Qualche km piu a monte è possibile notare le stratificazioni rocciose che emergono come l’arricciamento di un tappeto, causate dalla spinta della placca indiana contro la placca tibetana, che ha dato origine alla catena dell’Himalaya. Il fiume nasce quindi a nord della catena principale tagliandola in due con una gola che a valle di Jomsom risulta essere la più profonda al mondo con più di 6000 metri di differenza tra le cime del Dhaulagiri a ovest e l’Annapurna a est. Al villaggio di Kagbeni passiamo la notte, questa è ufficialmente la porta d’ingresso nel distretto del Mustang. La tappa è breve, ma ci seve per acclimatarci alla quota dei giorni successivi, infatti tra pochi giorni dovremo superare passi di oltre 4000 metri. In effetti già in questa prima tappa alcuni componenti del gruppo avvertono nausea e cefalea, ma per fortuna abbiamo i farmaci necessari per queste evenienze. Il Kali Gandaki e i suoi affluenti sono molto ricchi d’acqua, specialmente in questo periodo, tuttavia tutta l’area è caratterizzata da un clima molto secco, che rende vaste aree simili a un deserto d’alta quota. Invece le montagne che fanno da corona e che superano i 6000 metri catturano le nubi, così le pendici dai 4000 ai 5000 sono verdi come le nostre praterie d’alta montagna. Questo è dovuto al fatto che i monsoni che hanno origine a sud vengono bloccati dai colossi himalaiani. Il nostro percorso si snoda sulla destra orografica della valle. Si alternano paesaggi fortemente modellati dall’erosione delle acque, mentre il suolo è caratterizzato da accumuli di sedimento di varie dimensioni disposti su livelli paralleli riconoscibili lungo le pareti dei canyon e spesso modellati a forma di guglie. Poi all’improvviso ci appaiono i villaggi adagiati lungo terrazzamenti naturali, che sembrano, rispetto il paesaggio brullo che li circonda, dalle vere e proprie oasi. Con un paziente lavoro d’irrigazione e con la tenacia che contraddistingue le popolazioni di montagna gli abitanti dei villaggi, dal primo all’ultimo, riescono a coltivare centinaia di ettari di terreno. La vista è idilliaca: i campi si alternano al vede intenso dei campi di patate, al rosa brillante dei campi di grano saraceno, in questo periodo in fiore, al giallino dei campi d’orzo, ai frutteti di mele. Vicino alle case ci sono gli orti protetti da filari di pioppo e salice. Questa regione è sempre stata di fede buddista, così in ogni villaggio vi sono segni della devozione, sotto forma di chorten (una sorta di capitelli), circondati dalle classiche bandierine colorate riportanti le preghiere, da muretti le cui pietre portano scolpite il Karma, il più noto dei quali recita “Om Ma Ni Padni Hum”, che può essere tradotto come un auspicio alla crescita interiore, nel segno delle forze del bene. Le nostre brave guide, Phumuru in particolare, sono molto premurose e predispongono sempre delle soste rifocillanti presso le locande dei villaggi che attraversiamo, dove ci vengono serviti piatti locali, preparati al momento, a base di verdure, uova, pollo (“oggi cibo nepalese sai”). Come bevanda ci viene sempre servito tea caldo, altrimenti è possibile acquistare bottiglie d’acqua, che preferiamo per ragioni di sicurezza intestinale all’acqua delle fontane. Alla sera una bottiglia di birra non manca mai. I rifornimenti e gli spostamenti “veloci” ora sono possibili grazie a una strada che collega i vari villaggi e che raggiunge il confine con il Tibet (ora Cina), tuttavia posso testimoniare che un viaggio su queste strade affrontato con un fuoristrada è una vera e propria avventura. La popolazione locale è povera, ma il nostro giudizio è condizionato dal nostro standard, che non è certamente quello di una popolazione il cui modo di vivere era rimasto inalterato per centinaia di anni e che si sta affacciando alla modernità solo ora. In ogni villaggio si vede qualche moto, quasi tutte le case hanno almeno un pannello solare per la luce e le cucine hanno anche il gas in bombola. Nelle locande dove pernottiamo troviamo persino una doccia con acqua calda. Le persone che incrociamo ci sembrano serene, non c’è tristezza negli occhi che ci guardano. I bambini sono ovunque, molti indossano divise da scolari, infatti ai margini dei villaggi più grandi c’è sempre una scuola, per maschi e femmine, spesso gestita da monaci. Sono volti felici quelli che incrociamo, spesso custodi di una innocenza antica, che si esprime con una spiritualità gentile. La civiltà dei consumi ormai anche qui è alle porte, lo vediamo anche dalla quantità di bottiglie di plastica e vetro accumulate ai margini dei villaggi, ma che spesso si vedono abbandonate ai lati delle strade. Sappiamo che le autorità stanno cominciando a sensibilizzare la popolazione, la speranza è che sappiano reagire e conservare il loro spirito e le tradizioni genuine.
I giorni si alternano veloci e la fatica si fa sentire. Per sopraggiunti problemi di salute alcuni nostri amici sono costretti a prosegiure in auto. Il quinto giorno di cammino raggiungiamo Lo Manthang, l’antica capitale del regno: la visione della cittadina, che rimane tuttavia un grosso villaggio, dall’alto è meravigliosa e ci riempie d’emozione. Il giorno successivo facciamo un’escursione a nord per visitare delle antichissime abitazioni scavate nelle pareti della montagna. Purtroppo per due dei nostri compagni di viaggio le condizioni di salute si aggravano, così, a malincuore, devono accettare di tornare a Pokhara, in auto fino a Jomsom, poi da li con un elicottero, per farsi curare in modo adeguato. Sembra solo una bronchite, ma la febbre è alta e a quelle quote può essere pericoloso.
La prima tappa del nostro ritorno è la più alta di tutto il trekking, tocchiamo un passo a 4300 mt e percorriamo diversi km sempre sopra i 4000 mt con diversi saliscendi. L’ambiente è simile ai nostri pascoli d’alta quota, ma sopra di noi le cime superano i 6000 mt. Ormai siamo ben allenati e sopportiamo bene l’altezza. Su queste praterie ci sono numerosi greggi di capre e i pastori vivono in tenda e si spostano a cavallo. Ad un certo punto veniamo raggiunti e velocemente superati da un gruppo di giovani donne a cavallo. Faccio appena in tempo ad ammirare i loro visi sorridenti e felici mentre passano al galoppo leggero. Mi viene spontaneo da chiedermi: sarà questo il vero volto della felicità?
Lentamente ci abbassiamo per riprendere in percorso fatto all’andata, però ora siamo più veloci, così arriviamo a Jomsom con un giorno d’anticipo. Gli ultimi due giorni sono i più belli di tutto il trekking, con il cielo completamente senza nuvole, così possiamo ammirare tutte le cime che all’andata erano parzialmente coperte, compresa tutta la catena dell’Annapurna e del Dhaulagiri. Il forte vento che risale la valle dalla tarda mattinata ora lo abbiamo di fronte e ci appesantisce non di poco il cammino, anche per la polvere che solleva e che si infila dappertutto. Devo ancora una volta ricordare Phunuru, Pasang, Kami, Birga, Tai, che ci hanno accompagnato con impeccabile premura, sono stati dei veri angeli custodi. Il rientro a Pokhara purtroppo dobbiamo farlo in fuoristrada, perché il cielo è coperto e il viaggio in aereo è rischioso. Così dobbiamo affrontare un viaggio massacrante di 12 ore su strade impossibili. A Pokhara ci ricongiungiamo con i nostri due amici che erano rientrati anticipatamente e che grazie alle cure hanno potuto ristabilirsi.
Siccome abbiamo ancora due giorni a disposizione e non siamo ancora completamente paghi, facciamo una puntata a sud verso il confine con l’India per visitare il parco nazionale di Chitwan. Qualcuno ha definito con tono polemico questa nostra digressione dal programma iniziale, un turismo mordi e fuggi, ma invece ne è valsa la pena, perché abbiamo potuto vedete un ambiente unico, ricco di foreste e animali, compresi coccodrilli e rinoceronti che abbiamo potuto ammirate dalla canoa e in groppa agli elefanti, che qui sono numerosi. Sappiamo che ci sono anche le tigri che però è difficilissimo vedere.
Tornati a Kathmandu dedichiamo gli ultimi due giorni per far visita ai ragazzi della scuola di Mandi-Namastè, al grande Monastero dove vive il fratello di Phunuru e il centro di assistenza e formazione per ragazzi e ragazze con handicap fisici, dove sono stati confezionati i nostri borsoni da viaggio.
Il viaggio è concluso e posso solo aggiungere l’augurio che questa magnifica esperienza abbia insegnato a ciascuno di noi ad essere dei veri viaggiatori, in grado di vedere non solo con gli occhi ma anche con il cuore. E siccome a qualcuno devo aver dato l’impressione di essere uno che conta, mi è stato chiesto di indicare anche i km che abbiamo percorso e i metri di dislivello. Devo confessare che non li ho contati: a occhio e croce in 12 giorni potremo aver percorso 160 km e 5000 mt di dislivello, ma posso dire anche che abbiamo pronunciato un’infinità di volte il saluto Namastè, di aver incrociato con lo sguardo gli occhi di migliaia di persone, occhi sempre sorridenti, migliaia di volti di persone che pensano, vivono in modo diverso dal nostro, ma che appartengono tutti alla stessa nostra famiglia, la nostra famiglia

alcune foto qui:
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.10208752467880894.1073741838.1588236157&type=1&l=9bd09720e0
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casmau Rispondi citando



Registrato: 04/10/06 18:00
Messaggi: 8395
Luogo di residenza: Roma, Appennino

MessaggioInviato: Mar Ott 04, 2016 15:59    Oggetto:
 
Grande viaggio, che arricchisce questa bellissima piazza di vita e montagna.

Buon inverno Wink
_________________
http://scianarchik.blogspot.com/

http://vimeo.com/87710861

Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne.
Che sensazione piacevole! Ho forse dormito?
No sto facendo una gita con gli sci
H. Buhl
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paoloche Rispondi citando



Registrato: 09/03/06 11:17
Messaggi: 664
Luogo di residenza: Padova

MessaggioInviato: Sab Nov 19, 2016 0:11    Oggetto:
 
Ben scritto Marino! Vedo solo ora. E adesso : aspettiamo la bianca sorella
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jj6 Rispondi citando



Registrato: 19/03/07 14:09
Messaggi: 2402
Luogo di residenza: New Delhi - India

MessaggioInviato: Dom Feb 19, 2017 5:46    Oggetto:
 
Mustang, una garanzia, bellissimo! Very Happy
_________________
E allora... MOLLALI !!!!!! CARLO
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Suffi Rispondi citando



Registrato: 14/04/07 20:53
Messaggi: 174
Luogo di residenza: SCORZE'

MessaggioInviato: Gio Mar 02, 2017 23:35    Oggetto:
 
condivido. Il Mustang è uno dei paesi più belli che io abbia visto e quando torni a casa ti porti dentro l'atmosfera, la polvere, il sorriso dei bambini, la maestosità dei panorami, i colori delle sue montagne, la vivacità della sua gente e i loro sorrisi.
E' un mondo dal quale è difficile staccarsi..... e il nostro dovere è di lasciarlo così com'è.
_________________
SUFFI
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