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Catinaccio selvaggio - Fessura di don Tita

 
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Montagna oltre lo scialpinismo

Gitatranquilla Rispondi citando



Registrato: 25/10/15 16:34
Messaggi: 34
Luogo di residenza: Gardone Riviera (BS)

MessaggioInviato: Dom Lug 02, 2017 17:15    Oggetto: Catinaccio selvaggio - Fessura di don Tita
 
24 giugno 2017 - Fessura di don Tita
Oggi si decide per un giretto un po' sui generis. Andiamo alla scoperta di una zona selvaggia, poco conosciuta ed ancor meno frequentata del Catinaccio, proprio nel mezzo di montagne super-affollate, attraverso un percorso assai originale, scoperto da don Tita Soraruf, si dice cappellano degli anni '20 (ma non si sa di che cosa). La via e' stata scovata chissa' come dai miei soci (penso su un libro di sentieri selvaggi) e da loro gia' percorsa qualche anno fa. Allora io mancavo, ed oggi la lacuna e' stata finalmente colmata.
I miei soci, essendoci gia' stati, mentre arriviamo in auto, mi raccontano della difficolta' che avevano incontrato per trovare il percorso. Ma stavolta faremo prestissimo, abbiamo tutte le informazioni, abbiamo due relazioni, abbiamo due guide in carne ed ossa, non possiamo sbagliare.
Ecco il percorso GPS seguito:



Il ramo "secco" del percorso ai margini del bosco, pero', non guardatelo, era una delle nostre guide che e' andato un po' troppo avanti per vedere se eravamo attenti...
Si parte dal paese di Mazzin, dove si puo' parcheggiare tranquillamente sulla statale in parte alla chiesetta ed all'Ufficio turistico. O meglio: noi siamo partiti da qui, pero' si puo' partire anche dalla localita' Muncion, con prima parte del percorso leggermente diversa ed eventuale possibilita' in tal caso di allungare il giro di altre 2-3 ore, ipotesi prontamente scartata dai miei soci (per fortuna). In ogni caso, io espongo il giro che abbiamo fatto noi, quindi: partenza da Mazzin. Si entra nel borgo e si imbocca subito la val Udai. Alla partenza il percorso e' gia' evidente (si fa per dire):



Nessuno, guardandole, direbbe che quelle due montagne in primo piano sono staccate, invece e' proprio cosi', pero' bisogna saperlo, anche perche' per saperlo bisogna andarci molto vicino e da una angolazione che sfugge completamente dai percorsi piu' battuti.
Si procede lungo la ampia forestale fino a quota 1650 m circa, dove scende dalla sinistra un grande colatoio detritico formatosi in seguito alla frana del 1993 e dove si aggirano gia' indisturbati i camosci:



Si abbandona quindi il sentiero e si segue, senza traccia, il colatoio percorrendolo brevemente (sottolineo: brevemente) fino ad un gigantesco masso da subito visibile sulla destra, ai margini del terreno detritico. Noi, invece, che siamo esperti, saliamo lungamente il canale per altri 150-200 m di dislivello, per renderci poi conto di essere troppo alti per andare ad "acchiappare" la cengia in quota che da' accesso alla fessura. Saliamo, anche con qualche breve tratto di I



poi ci abbassiamo un po', saliamo delle esili tracce tra i mughi che non portano da nessuna parte, ri-scendiamo e finiamo per perdere un'ora abbondante, per giunta sotto il solleone. Finalmente ci abbassiamo a sufficienza e troviamo questo benedetto masso: sara' a 5 minuti dalla carrareccia di fondovalle... Proprio subito dopo il masso (salendo), rimontando una breve scarpata (attenzione: nessuna indicazione!) ed entrando nel bosco si riconosce immediatamente una traccia di sentiero, non segnata ma evidente. A questo punto il problema dell'orientamento e' risolto, almeno fino alla fine della fessura. Piu' o meno il percorso e' questo:



con un primo tratto di sentiero che porta a ridosso delle rocce alla base del Polenton ed una seconda, ripidissima, che le costeggia, fino alla larga cengia gia' evidente dalla partenza:



Qui la pendenza finalmente si addolcisce e si traversa quasi in piano verso le belle cascate di Soscorza



Bisogna attraversarle su terreno abbastanza tranquillo, pero' non molto al di sotto c'e' la cascata che si ammirava dal basso... quindi all'occhio! C'e' anche un cavetto, sara' di 4 mm,



speriamo che tenga...
Ora si sale per evidente percorso sulle divertenti roccette presenti sulla sinistra orografica del corso d'acqua, ripide ma solide e piene di appigli (I), con bella vista sulla cascata:



Salendo rapidamente la vista si modifica e si comincia a vedere la mitica fessura, che sfiora una altezza massima di 200 m, mentre il suo fondo conduce, con pendenze normali e qualche salto di roccia, dalla sua base allo sbocco:



Le roccette terminano su un terrazzo prativo assai panoramico dal quale la fessura appare per intero:



cosi' come si puo' gia' intuire il percorso da fare.
Ora si scende leggermente, ci si puo' rinfrescare al piede di un'altra cascata, e poi si puo' entrare nell'orrido, stando sulla sinistra.
L'inizio e' piuttosto largo e dolce



ma ben presto la via si stringe



Qualche gradone un po' alto



finche' non si entra definitivamente in un antro oscuro:





La luce e' ormai alle spalle



e ci si addentra ora nella parte piu' impegnativa. Non tanto per la luce scarsa (in realta' e' sempre sufficiente: le frontali non le tiriamo nemmeno fuori) quanto per qualche passo di arrampicata non proprio banale, almeno per le mie capacita' (II, II+, forse III)



Sono pochi punti, 4 o 5 in tutto, pero' gli spazi sono angusti, le rocce sono spesso umide o bagnate, alcuni passaggi sono obbligati e gli appigli vanno saggiati con attenzione perche' la roccia non e' sempre solida, anzi:



Ogni tanto e' bene anche guardare sopra la testa:



non si sa mai che ci sia King Kong che abbia voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe:



Di oggetti come questo se ne incontrano parecchi lungo il percorso, menomale che sono incastrati e non paiono avere sinistre intenzioni.
L'intaglio e' sempre piu' stretto, sembra di essere in grotta piu' che in montagna, trafila solo un raggio di luce da pareti sagomate ed altissime



i rapaci gracchiano numerosi ed il suono si amplifica riflettendosi sulla roccia... va beh, siamo quasi alla fine, ormai, teniamo duro e speriamo bene che le aquile abbiano gia' provveduto oggi al loro nutrimento.
Ancora un ultimo passaggio obbligato:



speriamo che anche questo sassolino tenga... Questo sasso ci serve proprio per salire, abbiamo anche 2 alpinisti seri con noi e la corda, ma nessuna voglia di tirarla fuori.
Segue un ultimo tratto piu' luminoso dove pero' e' bene stare vicini perche' su terreno ripido ed assai friabile, anzi, su sfasciume vero e proprio. Finalmente si sbocca all'aperto come le talpe



ai piedi del Polenton su terreno insospettabilmente docile e prativo, con splendida vista sulla val di Fassa



Di fronte a noi, invece, alcune guglie interessanti e la dorsale che separa dalla valle di Lausa:





In totale il percorso all'interno della fessura e' abbastanza breve, non arriva all'ora; l'altra volta i miei soci l'avevano fatto in 25 minuti ma per me e' un po' poco.
Una breve pausa rifocillante e si prosegue traversando fino a raggiungere il vallone visibile sulla destra dallo sbocco della fessura, dapprima procedendo quasi in piano o in leggera discesa e poi ripidamente in salita:



Qui si incrocia il sentiero Paola, che si stacca proprio dalla val Udai appena prima del colatoio detritico percorso stamattina. Lo si segue andando a spanne, molto a spanne: pochi sbiaditi bolli rossi, qualche scritta "S.P.", pure sbiadita, che suggerisce subito commenti ironici ("Siamo Persi", "Scemi Proprio", e cosi' via), una traccia che non c'e'.... quando mi dicono che siamo sul sentiero non me ne accorgo nemmeno, anzi, anche sapendolo proprio non lo vedo. In compenso il percorso e' piuttosto evidente



e comunque in questa piana e' "buono" anche andare a sinistra invece che a destra. Superato un dosso, siamo in vista di un piccolo passo:



che finalmente raggiungiamo, con bellissima vista sulla zona del rifugio Antermoia, ben visibile:



Si segue ora la cresta alla sinistra del passo giungendo ad un intaglio. Qui ci si puo' abbassare di un centinaio di metri per aggirare uno spigolo roccioso, oppure lo si puo' risalire facilmente (I+) trovando il punto migliore



Ci aspettano ora le ultime fatiche di salita



che, viste da qui, non sembrano poi un gran che. Cambiero' presto idea: la vetta sulla sinistra, senza nome, che poi raggiungeremo, e' quota 2770 m e noi siamo a circa 2500 m ed anche le pendenze finali si riveleranno tutt'altro che dolci.
Sia come sia, ora c'e' un gradito tratto in falsopiano e moderata pendenza che ci rida' fiato. Siamo in una zona veramente selvaggia e per nulla frequentata; scorgiamo un branco di camosci:



con i piccoli:



Nel frattempo le gambe suggeriscono che effettivamente il ghiaione finale non era cosi' piatto:



Giungiamo in vetta, siamo nel cuore del gruppo del Catinaccio, abbiamo camminato per quasi 6 ore e non abbiamo ancora incontrato nessuno; adesso siamo in vetta con spettacolare vista su Sassopiatto, Sassolungo,



gruppo Marmolada



e quant'altro.
Ora, seguendo la facile dorsale ci avviamo verso il passo di Lausa ormai evidente davanti a noi. Siamo di nuovo nella civilta'! Ecco una colonna di escursionisti salire verso il passo da sud:



In breve siamo al passo di Lausa (2700) dove incontriamo anche altre persone.
Ora tutto si svolge sui classici e battuti sentieri del gruppo. La salita alla cima di Lausa (altri 200 m di dislivello) la lasciamo ad un'altra escursione e proseguiamo in discesa per il rifugio Antermoia per il panoramico sv. 583





In meno di un'ora si giunge al rifugio



dove una sosta e' d'obbligo per dissetarsi. Si prosegue per il passo di Dona (ultima risalita della giornata)



punto panoramico assai interessante, sia sul Catinaccio di Antermoia e la omonima conca



sia sui gruppi ad est, Sassopiatto, Sassolungo e Sella



ormai baciati dal sole pomeridiano.
Si scende ora in val di Dona



e giunti in localita' Camerloi (quota 2200) si prende a destra la ripida discesa per la val Udai



dove possiamo ammirare variopinte fioriture di questa fine di giugno.







Rientriamo appena in tempo per scansare un temporalone, che si scatena a pochi km di distanza.

Se ci volete andare anche voi, potrebbe essere utile uno spezzone di corda. Soprattutto, non fate come i miei amici, tutti senza casco. Io l'ho portato, ed ero contento di averlo.

Con calma ma di buon passo e' un giro che si fa in 8 ore, anche meno. Errori a parte. Shocked Shocked

Un grazie ai soci per avermi portato qui, anche perche' per loro era una ripetizione. Very Happy Very Happy Very Happy
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Ruthi Rispondi citando



Registrato: 02/03/12 10:57
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Luogo di residenza: Terlano BZ

MessaggioInviato: Dom Lug 02, 2017 22:18    Oggetto:
 
bravi, bravi - una bella avventura!
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mauro Rispondi citando



Registrato: 22/12/06 15:20
Messaggi: 1170
Luogo di residenza: trento

MessaggioInviato: Lun Lug 03, 2017 16:32    Oggetto:
 
Bel giro, fatto più o meno la stessa cosa un paio di settimane fa.
Il mitico don Tita la definì "la magnifica fessura". Non si sa se si rese conto del doppio senso...

Quelli che hai incontrato direi che sono mufloni (anzi, muflonesse). Sono stanziali nella zona, e molto meno timidi dei camosci (oltre a non avere il culo basso Wink ).
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In montagna sembra un uomo che cammina, in piano sembra un cavallo al trotto, in discesa è più veloce di un uccello in volo
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Leo Rispondi citando



Registrato: 27/01/07 17:31
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MessaggioInviato: Lun Lug 03, 2017 22:43    Oggetto:
 
mauro ha scritto:
Bel giro, fatto più o meno la stessa cosa un paio di settimane fa.
Il mitico don Tita la definì "la magnifica fessura". Non si sa se si rese conto del doppio senso...

Quelli che hai incontrato direi che sono mufloni (anzi, muflonesse). Sono stanziali nella zona, e molto meno timidi dei camosci (oltre a non avere il culo basso Wink ).


Fatti sentire quando pensi di fare la parte orientale del libro del Paolo... Wink Wink
_________________
"..... tutta questa ghiaia sparpagliata fin sul baratro estremo di tutti gli appoggi che da l’idea del perenne e inevitabile movimento verso valle al quale non vorresti partecipare.. se possibile! " ...(da "Spiz ® e otoliti" di G.B.)
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zeta zeta Rispondi citando



Registrato: 24/09/08 19:10
Messaggi: 1056
Luogo di residenza: Pescara Centrale - ABRUZZO

MessaggioInviato: Mer Lug 05, 2017 14:17    Oggetto:
 
'sti preti e le fessure: storia vecchia, trita e ritrita Twisted Evil

bella "fessura" e bel giro Exclamation

Very Happy
_________________
"Ciao piccolina, volevo chiederti una cosa: ma il tuo papà che lavoro fa?"
...mumble..mumble...
"....ah SI!...Le immersioni in montagna!"

http://www.montagnesommerse.blogspot.com
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Max Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 08:11
Messaggi: 461
Luogo di residenza: Santa Caterina - Perzen (TN)

MessaggioInviato: Ven Lug 14, 2017 13:59    Oggetto:
 
Bellissima gita!
È chieder troppo la traccia GPS? Embarassed Laughing
_________________
Io conosco le regole, sono le regole che non conoscono me ("Alexander Supertramp")
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kala Rispondi citando



Registrato: 17/08/09 21:04
Messaggi: 81
Luogo di residenza: NordEst

MessaggioInviato: Mar Lug 18, 2017 11:52    Oggetto:
 
bella, letta anch'io a suo tempo sui Paoli ed inserita tra i desiderata Wink
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