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Ordesa e avvoltoi

 
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Montagna oltre lo scialpinismo

giovannibusato Rispondi citando



Registrato: 09/03/06 16:03
Messaggi: 2160
Luogo di residenza: Paesello

MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 11:48    Oggetto: Ordesa e avvoltoi
 
A forza di restare immobili su creste e appiombi panoramici eravamo diventati parte del paesaggio. Passione unica: l’arrampicata e il volo.. il volo dell’aquila.
L’aspetto più incredibile della montagna è che se tu la usi distrattamente e frettolosamente tutto rimane estraneo, ma se solo per un momento ti siedi e ti guardi attorno; le piante, i fiori, i sassi, gli animali c’è un preciso istante in cui senti di far parte di quel paesaggio, e quando ti muovi lui cambia con te come un quadro dove i personaggi si muovono anche dopo dipinto e il quadro non finisce mai di asciugare, di vivere.
Forse quello che provano i grandi alpinisti che in luoghi incredibilmente repulsivi trovano armonia e pace, che non dipende solo da grandi capacità di affrontare quell’ambiente quanto di –sentirsi- ambiente.
Così quell’anno di pensieri profondi decidemmo che non avremmo aspettato di vedere veleggiare l’avvoltoio sui nostri cieli, saremmo andati direttamente sotto i suoi cieli, a muoverci nel suo quadro dipinto nel parco nazionale di Ordesa sui Pirenei, dove vola il Quebrantahuesos, l’avvoltoio degli agnelli.
Partimmo un lunedì neanche tanto presto, dopo aver caricato la Uno diesel in ogni interstizio possibile ci avviammo verso ovest, tappe frequenti possibilmente niente autostrada che tanto non si andava più veloci in compenso si entrava in sintonia con i luoghi; il quadro dell’autostrada è invece punteggiato di macchinine colorate che non si spostano mai.
Passammo in Francia da Ventimiglia, poi Montecarlo con le sue Ferrari in mezzo alle palle.., finalmente Arles e l’aria delle Camargue, e via così fino a notte fonda che entrammo in Spagna per una galleria nelle vicinanze di Lourdes; la Uno Diesel avrebbe voluto andarci per lasciarci un ex-voto ma la convincemmo che era tutto merito suo, essere arrivata fin lì.!
Alla frontiera rimanemmo fermi un’ora tra foto segnaletiche e doganieri dalla barba da fare e cravatta allentata; poi passammo che era notte inoltrata e cedemmo al sonno nel saccopelo appoggiati a un muretto che il mattino scoprimmo essere il muro di cinta di un piccolo cimitero.
Buongiorno Spagna.
Caffè nero dal gusto fortemente tostato all’alba delle nove, nessuna anima viva che pensavamo fosse il Santo Patrono invece i bar qui mica aprono all’alba! Cicca a pieni polmoni e giù verso Ainsa, per poi ritornare verso ovest tra brulli paesaggi e paesi abbandonati in rovina fino alle soglie del Parco dove, come per incanto, i terreni tornano coltivati, borghi in ordine, gente in giro; Broto, Torla sono paesini incantevoli arroccati all’inizio della valle di Ordesa che poi si insinua tra i monti del Parco.
Miguel ci accolse a Torla nel suo alberghetto con piscina; l’acqua era limpida color azzurro ghiaccio anzi, ghiaccio non era il suo colore ma il suo stato fisico.
Che mi ricordi l’unico che azzardò il salto e rimbalzò nell’accappatoio fu un finlandese che già di suo era algido; ne uscì che sembrava una gelatina trasparente.
Miguel sosteneva arrivasse nella vasca direttamente dal ghiacciaio del M. Perdido e per questo, medicinale.



Così diceva Miguel tra un Carlos III e l’altro sostenendo che era brandy sicuramente migliore del Carlos I tanto che tra un assaggio e l’altro ogni sera si finiva per divagare sui massimi sistemi; lui in catalano stretto noi in dialetto veneto con strascicamento delle vocali.
L’alberghetto fungeva da campo base per le nostre escursioni all’interno del parco alla ricerca dell’avvoltoio così il mattino alle nove passavamo dal fornaio per il pane (sì alle nove che lì il fornaio mica si alza alle quattro..) poi dal droghiere per salumi e cerveza e via, lungo i sentieri del Parco che ci portavano in quota da dove ammirare pareti e volatili.



Tra queste vette, armati di binocolo e con le gambe penzoloni nel vuoto nell’attesa di incrociare le rotte dell’avvoltoio ci sentivamo a casa, erano familiari come le Dolomiti meno note con i loro circhi e spuntoni, sentieri accennati che poi sono tracciati dai camosci mica dall’uomo, infatti là come da noi li seguivamo per finire immancabilmente su passaggi di secondo e terzo col camoscio in alto a guardarci divertito.



Altre volte ritornavano alla mente i gran canyon dell’america dei film perché ci dicevamo, mica li abbiamo i soldi per andare in America! Allora eccola qui la nostra America, guardando bene potevamo scorgere laggiù perfino delle volute di fumo e sentire anche…
macchè rulli di tamburi, sveglia! questo è il solito temporale.



Che poi il fascino non era solo nelle dimensioni di questi altipiani che percorrevamo in lungo e in largo ma nella solitudine che accompagnava quei rari pastori dai grandi ombrelli neri che custodivano greggi immensi di pecore che da lontano a prima vista sembravano sassi ma che il pastore, come il pittore sulla tela, muoveva sulla montagna che sembrava sfuocare da tanto movimento, per ricomporsi in una immagine diversa.



Il primo giorno che passammo sugli altipiani capimmo subito come mai i pastori avevano questi ombrelli giganti; ogni pomeriggio il temporale arriva puntuale e terrificante dall’atlantico, allora il pastore apriva l’ombrellone e saliva su un sasso dove accovacciato superava indenne e asciutto un’ora di grandine e rovesci che arrivavavo anche orizzontali come gavettoni da naja.
Al ritorno in paese, zuppi che sembravamo caduti nel torrente, Miguel ci accolse con un sorriso che sapeva di “avrei potuto dirvelo ma voi siete qui per questo..”; lo ringraziammo di aver compreso la nostra sete di wilderness ma il mattino seguente che ci vide partire con due grossi ombrelli infilati nello zaino a mò di parafulmine rise ancor più di gusto.. “
Stavolta l’obiettivo non erano gli avvoltoi e le aquile ma qualcosa di più alpinistico, la meta era il Monte Perdido, la vetta più alta dei Pirenei, così lentamente risalivamo la valle in direzione del Rifugio Goriz Delgado



che raggiungemmo nel pomeriggio, ovviamente sotto un micidiale temporale atlantico che però non ci colse impreparati e i pochi alpinisti presenti, vestiti con il meglio della moderna tecnologia invidiarono non poco i nostri ombrelloni da pastore.
Quella notte dormimmo nella stanza dei “Dormillones” che, in realtà, è per quelli che partono all’alba per primi.. una sorta di stanzone comune con una serie di letti a castello disposti in circolo contro le pareti.
Noi ci sistemammo sotto per sgattaiolare fuori all’alba senza fare rumore; gente andava e veniva come di consueto senza destare particolare interesse, fino a quando lei cominciò a spogliarsi in mezzo alla stanza;
beh, la storia cambiò.
Due splendide gambe che salivano dentro mutandine di pizzo nero era l’ultimo pezzo di orizzonte concesso a noi là sotto al letto a castello; immagino come fosse, al contrario, per quelli sopra quando la maglietta cadde sul pavimento che il mio vicino di branda accompagnò con quattro fischi da allevatore di bracchi che provocò una risata generale che alleviò la tensione crescente.
Anche lei sorridendo si chinò per conoscere l’autore del richiamo così che fummo i soli al mondo, lo spagnolo ed io, a godere nella penombra di un decolté che ci procurò immensa felicità e una notte agitata.
Ma poi sorprendemmo l’alba nell’aria umida che sapeva di mare che eravamo già alti, i nostri amici ancora al rifugio nella speranza di veder sorgere la modella, noi ormai sulla vetta al sole, ai nostri piedi piccoli ghiacciai ormai consunti e laghetti alpini azzurri come gli occhi di lei..



Quei giorni vedemmo avvoltoi e aquile, scalammo vie e salimmo cime ma soprattutto riconoscemmo noi stessi come parte di qualcosa di grande; quelle cose che non sai descrivere ma che senti esistere guardandoti in giro, incrociando lo sguardo del tuo amico, sentendo la presenza degli animali..
E la sera si cercava di focalizzare queste sensazioni discutendo animatamente con Miguel e il suo Carlos III; chissà se qualcosa è rimasto, certo è che il giorno che ce ne andammo Miguel ci salutò con le lacrime agli occhi.
Ma intanto eravamo già in movimento, direzione est: Camargue!!
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giovanni
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casmau Rispondi citando



Registrato: 04/10/06 18:00
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Luogo di residenza: Roma, Appennino

MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 12:01    Oggetto:
 
Ahhh!!!! le spagnole!!!!! montagne e segnorite, profumo di mare e di terra.

Grazie Giovà, per i tuoi regali Wink
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http://vimeo.com/87710861

Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne.
Che sensazione piacevole! Ho forse dormito?
No sto facendo una gita con gli sci
H. Buhl
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Nicola Rispondi citando



Registrato: 13/10/06 10:13
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Luogo di residenza: Schio

MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 12:10    Oggetto:
 
...e adesso chi ha più voglia di lavorare??? Laughing
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Il monte è parabola della vita. Il monte innevato è parabola del paradiso.
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Valentino_52 Rispondi citando



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MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 12:35    Oggetto:
 
Nicola ha scritto:
...e adesso chi ha più voglia di lavorare??? Laughing


.... di venerdì poi Wink Wink e alla vigilia del grande Raduno OTTobrino Laughing Laughing

Giovanni, sei mitico!
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gianko Rispondi citando



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MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 12:44    Oggetto:
 
portateme sui Pirenei nun ce vojo piu' sta qui!!
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Gianko

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il tempo che passa "piega" solo i pigri....
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casmau Rispondi citando



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Luogo di residenza: Roma, Appennino

MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 12:51    Oggetto:
 
gianko ha scritto:
portateme sui Pirenei nun ce vojo piu' sta qui!!



lo sai le signorite che te fanno a te???

te se magnano con l'occhi Laughing
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Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne.
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LucaGPS Rispondi citando



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Luogo di residenza: Arco

MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 13:06    Oggetto:
 
Grande Giovanni. Cool Cool Cool Cool Cool
Entusiasmante racconto.
Certo che ne avresti da raccontare....
E noi non stiamo aspettando altro. Arrow Arrow Arrow Arrow
Ciao a Domani.

P.S. Invece che del Carlos III dovrai accontentarti del NOSIOLA. Wink
Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes Rolling Eyes
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C’era un tizio racconta l’autista, che saliva con lo zaino, sci e scarponi, sorriso dolce sul viso bianco di crema solare..non l’ho più visto, forse si è stancato ed è andato altrove. Stancato? Guardo verso le montagne che scintillano più del solito.
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Gino Rispondi citando



Registrato: 20/02/07 00:29
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Luogo di residenza: Gino

MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 18:09    Oggetto:
 
Beh... lo sapevamo tutti che ce l'hai stò dono... ma adesso sorge naturale una domanda... Un libretto di racconti, facile ma non troppo, allegro ma non troppo, divertente ma senza esagerare quando ce lo fai???????? Evil or Very Mad Evil or Very Mad
...e comunque, giovà..dopo nà certa ora tre Carletti li vedrai anche domani dentro qualsiasi bottiglia!! Laughing Laughing Laughing Laughing

A domani
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Và in Mona!!!!
Very Happy
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gianko Rispondi citando



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Luogo di residenza: Quebec City

MessaggioInviato: Ven Ott 24, 2008 18:19    Oggetto:
 
casmau ha scritto:
gianko ha scritto:
portateme sui Pirenei nun ce vojo piu' sta qui!!



lo sai le signorite che te fanno a te???

te se magnano con l'occhi Laughing
dici? Rolling Eyes ma come fanno...so' quasi piu' bbrutto de te? Laughing Laughing Mr. Green
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Gianko

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Annibale Rispondi citando



Registrato: 29/12/07 20:55
Messaggi: 2868
Luogo di residenza: Pescara

MessaggioInviato: Sab Ott 25, 2008 18:57    Oggetto:
 
Bello Cool come tutti i tuoi racconti,ma è un racconto,un sogno o un viaggio vero Question
Ad ogni modo alcune piccole note da parte mia,che mi picco di essere un conoscitore della Spagna:

1)è un luogo comune il fatto che in Spagna tutto inizi molto tardi;
o perlomeno ,è vero relativamente al Sud (Andalusia) e Madrid forse.
Sicuramente è falso per quel che riguarda il Nord.In Catalunya gli alberghi servono la I° colazione (Desayunar o Almorzar) dalle ore 6 (come nemmeno a Milano).

2)Il Carlos III° contrariamente a quanto sostiene Miguel è puro petrolio,paragonabile allo Stock 84;molto migliore il Carlos I° che è buono;migliore ancora il Cardinal Mendoza.

3)Il M.Perdido non è la montagna più alta dei Pirenei;è solo al terzo posto.
La montagna più alta è il M.Aneto.

Sperando di non risultare saccente (mi scuso,ovviamente Smile ), cerco di farmi perdonare con una curiosità:
Quebrantahuesos vuol dire letteralmente Spezzaossa,Rompiossa.

Ciao Wink
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giovannibusato Rispondi citando



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Luogo di residenza: Paesello

MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 8:55    Oggetto:
 
grazie delle precisazioni annibale.. lo so lo so che il Perdido nn è la cima più alta ma il nome era più funzionale al racconto.. vuoi mettere: salire il Perdido; ha in sè qualcosa di irraggiungibile.
La storia è tutta vera, compresa la modella che stava li per preparare degli spot pubblicitari..
In compagnia di Miguel berrei anche la trielina tanto è (spero ancora) una persona grandiosa..

nota ornitologica:
dicesi quebrantahuesos(spezza ossa) per l'abitudine di sollevare le ossa delle carogne (e qua metteteci chi volete!!) e lasciarle cadere in volo su delle "incudini"; dei massi ben precisi in modo che spezzandosi possa mangiarne il succulento midollo...
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giovanni
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