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Bancata ovest Sella

 
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Montagna oltre lo scialpinismo

Gitatranquilla Rispondi citando



Registrato: 25/10/15 16:34
Messaggi: 34
Luogo di residenza: Gardone Riviera (BS)

MessaggioInviato: Sab Ago 27, 2016 22:01    Oggetto: Bancata ovest Sella
 
23/08/2016 - Bancata occidentale del Sella

Oggi gita non molto tranquilla, almeno per me. Ecco il percorso seguito:



Circa 16 km con 1000 m di dislivello complessivo (il dato riportato dal GPS e' sbagliato, state tranquilli), noi abbiamo impiegato circa 8 ore e mezzo, con comodo.

Si puo' partire sia dal passo Gardena (per il park giornaliero 5 euro) sia dal grande parcheggio normalmente utilizzato come base per la ferrata Tridentina, poco sotto il passo verso Colfosco (costo ignoto).
Noi siamo sfaticati e cerchiamo di fare il meno dislivello possibile, cosi' optiamo per la prima delle due opzioni:



Si seguono le indicazioni per il rifugio Pisciadu' fino all'imbocco della ripida val Setus,



che si percorre, con qualche facile tratto attrezzato nella parte alta, fino al suo sbocco, con bella vista sul gruppo Odle-Puez:



La teleferica ha appena scaricato materiale prezioso ed il gestore lo trasporta al rifugio lungo la carrareccia. Pant pant che fatica....



Ma paghera' anche lui bollo e assicurazione come tutti gli umani?
Va beh, lasciamo perdere le considerazioni filosofiche e concentriamoci sul da farsi, visto che oggi si prevede tempo splendido ma gita impegnativa. Allo sbocco della val Setus compare subito il cartello che indica le varie direzioni possibili:



Noi dobbiamo deviare a destra seguendo inizialmente il sv. 677 per la forcella dei Camosci, sentiero che dovremo poi abbandonare quando inizia a salire ripidamente. In realta' la segnaletica ci avvisa che il sentiero e' chiuso e che quindi non potremo nemmeno utilizzarlo per il rientro. Non sappiamo perche', ma ci accontentiamo dell'informazione.
Seguiamo dunque sulla destra il sv. 677 che inizialmente e' ben segnato e conduce rapidamente alla bancata, che in realta' esordisce come una grande pietraia:



che si percorre lungamente. Faccio una scoperta inaspettata: qui c'e' un ghiacciaio, a 2600 m di quota, coperto dai detriti sui quali stiamo camminando.



In compenso i laghetti indicati dalle cartine sono praticamente scomparsi.
Su questa distesa pietrosa si prosegue per una buona mezz'ora, su e giu', seguendo ometti e segnavie che terminano in corrispondenza di un bastone di legno piuttosto visibile. Dopo vari avvallamenti e risalite si giunge ad un piccolo passo, dove la vista sul massiccio del Sassolungo e' imponente:



e dove comincia la bancata vera e propria che, pur non essendo mai stretta e pur non presentando mai difficolta' tecniche particolari, richiede la dovuta attenzione. L'inizio pare abbastanza tranquillo:



In realta' bisogna subito attraversare con cautela un canalino franoso e ripido stando a ridosso delle pareti di monte. Il Sassolungo pare gia' avvicinarsi:



mentre il cammino prosegue su traccia non segnata ma evidente:



La pendenza trasversale e' notevole, il fondo non e' certo quello di un sentiero ben tenuto, per cui va posta attenzione ad ogni passo; uno sguardo a valle



fa balenare la presenza di qualche saltino non molto lontano dai nostri piedi; l'impressione e' comunque quella che in caso di scivolamento lo spazio che separa dal baratro sia sufficiente per potersi fermare.
Per un momento penso anche di provare a verificare, ma la fifa ed un po' di sana prudenza mi fanno cambiare idea nel giro di qualche millisecondo.
Decido di lasciar perdere gli esperimenti e mi concentro dunque su quello che mi sta davanti: un altro bel canale da attraversare



che a distanza non appare molto "igienico", e menomale che la neve e' poca. Incurante del pericolo, procedo coraggioso DOPO i miei soci, che con le dovute cautele passano il punto critico. Imparo anche che la bancata fa piu' impressione vista da lontano, ma che poi da vicino appare piu' "malleabile". Sara' cosi' fino alla fine.
Si prosegue su pendenze trasversali sempre elevate



e, stando a ridosso delle pareti che scendono dalla cresta soprastante si giunge in breve ad un caratteristico tunnel tra la parete di monte ed un enorme masso di forma piatta che, giunto da chissa' dove, si e' appoggiato alla stessa parete:



E' possibile passarci sotto, come abbiamo fatto noi risalendo un breve e franoso pendio, oppure by-passarlo inferiormente. In ogni caso, anche passando nel tunnel, all'uscita si deve scendere di una ventina di metri per ricongiungersi alla traccia, che passa inferiormente.
Il salto di roccia che sta sotto di noi qui non e' molto evidente ma lo sara' poco piu' avanti:



quando ci si guardera' indietro, soddisfatti di essere gia' passati:



Impressionante ed originale la conformazione della dorsale del Piz Rotic, Piz Beguz, Piz Miara, Piz Gralba e Piz Selva e delle sue pareti laterali:



Qui intanto ci sentiamo molto piu' al sicuro e possiamo dare un'occhiata allo spettacolo che si apre alla vista di fronte a noi



con il passo Sella, il pian de Gralba ed il Sassolungo e, piu' defilati, il gruppo del Catinaccio da un lato e l'Alpe di Siusi dall'altro. Ma il relax dura poco: superata una dorsale ecco la seconda parte della cengia:



che qui appare piu' stretta e preoccupante. Ci si incammina



con il temerario GITATRANQUILLA sempre in coda a vedere cosa succede alle cavie la' davanti. Qui la pendenza trasversale si accentua ulteriormente ed il terreno e' ancor piu' franoso ma con cautela si riesce sempre a trovare un passaggio con relativa semplicita':



Con il Sassolungo sempre piu' a portata di mano:



e la pendenza trasversale costantemente elevata (siamo almeno intorno ai 40 gradi)



si rimonta il ghiaione fino alla parete di monte dove si trova una comoda cengia ad andamento orizzontale dove si cammina in tutta tranquillita':



Ci voleva!
Ora si prosegue in relativo relax ormai in vista della fine della bancata e della spianata dove arriva la prima parte della ferrata delle Mesules, che poi dovremo completare per salire in vetta e sull'omonimo altopiano:



Invece, sorpresa! Non e' ancora finita!



Siamo perplessi e ci avviciniamo per studiare la situazione: si intravvedono almeno 2 o 3 tracce possibili per passare. Due di queste sono nella parte bassa della cengia, quella inferiore addirittura sembra ad 1 cm dal baratro, li' se si scivola la frittata e' fatta. Decidiamo di eseguire un sopralluogo nella parte alta della cengia, dove poi in effetti passeremo:



Decisione azzeccata: pur non essendo immediatamente riconoscibile da lontano, il passaggio a ridosso delle rocce e' decisamente comodo e relativamente tranquillo



ed in breve siamo al termine della cengia, senza ulteriori strette di chiappe:



A questo punto la parte alpinistica e' completata e si puo' brindare alla nostra indomita temerarieta'.
Una breve pausa per rifocillarci (fino a qui circa 4 ore e mezza) e poi la salita verso l'attacco della ferrata delle Mesules (parte 2), che ci aspetta invitante:



Sembra difficile, invece e' tutto diverso: li' sei legato... Almeno cosi' crediamo, e l'incoscienza ci e' di sollievo.
Ci avviciniamo all'attacco percorrendo una facile cengia:



La via e' in realta' assai meno attrezzata di come la ricordassi quando l'ho percorsa una decina di anni fa: passato il primo salto verticale con le funi, ci sono lunghi tratti da superare in arrampicata, facile (I, I+) ma non attrezzata.
Qui siamo circa a meta' della ferrata, con bel colpo d'occhio sulla zona dell'attacco:



Un passaggio spettacolare verso la meta':



ed uno verso le fine:



Quando termina il tratto attrezzato



in breve si giunge in vetta al Piz Selva (2941):



con splendida vista sul Sass Pordoi, la Marmolada con il Gran Vernel e, piu' in lontananza, il Civetta e le Pale di S. Martino. In giornate limpide la vista spazia dalle Tofane ad est fino all'Ortles ed all'Adamello ad ovest.
Conviene aspettare a togliere l'imbrago perche' servira' ancora.
Per il rientro si decide di percorrere il sentiero alto, di cresta, dell'altopiano evitando la forcella dei Camosci (chiusa), rientrando poi dalla sella del Pisciadu' secondo questo percorso:



Si passa al Piz Miara, punto piu' alto dell'escursione (2964), con il grande crocifisso di vetta:



e con grandiosa vista verso nord su passo Gardena, Cir, Odle e Puez:



con la val Gardena ai nostri piedi:



Si giunge poi in una mezz'oretta alla Sella del Pisciadu', sempre intorno ai 2900 m, dove compare il sottostante rifugio:



e dove inizia un breve ma ripido tratto attrezzato in discesa:



che si supera in pochi minuti per scendere poi sul sottostante ghiaione verso il rifugio:



con il suo lago e con bellissima vista verso i gruppi di Fanes e Tofane ormai illuminati dal sole pomeridiano:



Dal rifugio, in posizione veramente panoramica



si risale per qualche decina di metri di dislivello fino allo sbocco della val Setus, gia' raggiunto stamane; si percorre a ritroso il tratto attrezzato salito qualche ora prima (rischio di code sulle corde fisse, l'isolamento della bancata e' un lontano ricordo) scendendo poi per un affollato ghiaione per la valle stessa:



La val Badia, Colfosco, Corvara, Lavarella e Conturines, punte Fanes e Tofane sono ormai baciate dal sole:



Con breve ma ormai faticosa risalita si torna a passo Gardena:



Giro completato secondo previsioni in circa 8 ore e 30', senza correre e godendoci il panorama, oggi veramente ampio con una giornata limpidissima.

Alcune considerazioni finali relative soprattutto alla parte piu' impegnativa, la bancata occidentale.
Il percorso e' assai esposto ma la cengia e' sempre molto larga, in certi punti assimilabile ad un vero e proprio altopiano. Quando la bancata si stringe non bisogna lasciarsi impressionare, perche' vista di fronte i fifoni come il sottoscritto rischiano di avere qualche immediato problema intestinale mentre poi in realta' le difficolta' non sono eccezionali.
La pendenza laterale e' infatti notevole ma c'e' una traccia abbastanza evidente e quasi sempre piuttosto "pestata".
Il fondo e' sempre coperto di detriti ma e' abbastanza buono, nel senso che non mi e' mai capitato di trovare il duro (dove si scivola) sotto i detriti.
Di difficolta' alpinistiche, quindi, non ce ne sono, se non la assoluta necessita' di prestare continuamente attenzione.
Il discorso sarebbe completamente diverso, ovviamente, in caso di presenza di neve o ghiaccio, o di terreno duro o di vetrato. In ogni caso e' consigliato avere nello zaino i ramponi, che possono sicuramente togliere dai guai in caso di dubbi o di necessita'. In caso di neve o di ghiaccio (per esempio se la stagione non fosse avanzata come nel nostro caso) se il tempo e' stabile potrebbe valere la pena di non partire prestissimo, in modo da consentire al sole di arrivare sulla bancata, che presenta esposizioni nord e ovest e tarda quindi a scaldarsi.
Per quanto riguarda i tempi, delle circa 3 ore impiegate dal bivio in cima alla val Setus alla fine della bancata, la prima e' quasi tutta sull'altopiano, per cui la cengia vera e propria dura meno di 2 ore, come si puo' anche intuire dallo sviluppo riportato con la traccia GPS.
Infine un cenno al percorso da seguire. Sbagliarsi e' impossibile, perche' la bancata impone di fatto un percorso obbligato. Una traccia e' quasi sempre individuabile ed e' di grande aiuto. Il percorso, comunque, e' sempre logico. Nel dubbio, state a ridosso delle pareti di monte che scendono dalle vette, il che vi garantisce anche maggiore sicurezza.

Alla prossima!
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Ruthi Rispondi citando



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MessaggioInviato: Lun Ago 29, 2016 7:53    Oggetto:
 
Giornata spaziale e gran bel giro! Complimenti - alcuni posti li conosco bene dalle gite d'inverno. Il Sella è sempre una garanzia per grandi emozioni, indifferentemente se si è soli oppure in compagnia di tanti altri amanti della montagna!
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Petek Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Set 01, 2016 18:16    Oggetto:
 
Metto l'anello in programma, magari già quest'autunno, sembra proprio interessante.

Il giro è meglio farlo in senso antiorario come hai fatto tu o al contrario?
In senso orario si arriverebbe sulla cengia con il sole.
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Gitatranquilla Rispondi citando



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Messaggi: 34
Luogo di residenza: Gardone Riviera (BS)

MessaggioInviato: Gio Set 01, 2016 19:38    Oggetto:
 
Dipende dalla capacita', dal tempo a disposizione, dall'allenamento.
Io non sono un grande alpinista, anzi, non sono proprio un alpinista, e con l'esposizione me la faccio sotto... quindi noi abbiamo preferito fare il giro minimizzando il dislivello e cercando di affrontare i tratti piu' esposti alla mattina quando eravamo freschi.
Per questo abbiamo pensato di partire da passo Gardena e di fare subito la bancata. Pero' ci sono tante alternative possibili: per esempio farla in senso inverso al nostro, oppure (come diceva la relazione che avevamo noi) anche partire dal passo Sella e fare la prima parte delle Mesules, poi fare la bancata e poi.... per il rientro o salire al rifugio Boe' e scendere per la val Lasties oppure, piu' borghesemente, scendere al Gardena e prendere il pullmann.... I tempi piu' o meno sono quelli, qui c'e' solo l'imbarazzo della scelta.
Di sicuro al pomeriggio o in tarda mattinata la cengia la trovi piu' illuminata e calda, specie se la fai a ottobre o novembre. Al contrario, pero', la mole ciclopica del Sassolungo (che e' sicuramente la vista piu' interessante della cengia) da mezzogiorno in poi e' sempre piu' in ombra. Considera anche che, nel verso in cui l'abbiamo fatto noi, il Sassolungo ce l'hai sempre davanti mentre ad invertire il senso ce l'hai alle spalle. Quindi, panoramicamente secondo me e' meglio come l'abbiamo percorsa noi perche' ti godi di piu' il panorama.
Spero di esserti stato di aiuto.
Buona gita!
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Petek Rispondi citando



Registrato: 21/02/14 09:55
Messaggi: 795
Luogo di residenza: Provincia di BL

MessaggioInviato: Lun Set 05, 2016 15:20    Oggetto:
 
Gitatranquilla ha scritto:
Dipende dalla capacita', dal tempo a disposizione, dall'allenamento.
[...]
Quindi, panoramicamente secondo me e' meglio come l'abbiamo percorsa noi perche' ti godi di piu' il panorama.
Spero di esserti stato di aiuto.
Buona gita!


Grazie mille. Ora vedrò di convincere qualche amico a fare la bancata, decideremo come unirlo al resto della camminata
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Suffi Rispondi citando



Registrato: 14/04/07 20:53
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Luogo di residenza: SCORZE'

MessaggioInviato: Mar Set 06, 2016 13:39    Oggetto:
 
gran gitone.
Bellissima
ottimo spunto
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mauro Rispondi citando



Registrato: 22/12/06 15:20
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MessaggioInviato: Dom Set 18, 2016 19:24    Oggetto:
 
Bellissima la cengia del Sella. Io l'avevo fatta all'inverso, dal Sella al Gardena, usando il bus per rientrare. In questo modo viene più corta...
Eccola qui: http://forum.thetop.it/viewtopic.php?t=7271
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In montagna sembra un uomo che cammina, in piano sembra un cavallo al trotto, in discesa è più veloce di un uccello in volo
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l'ultima strega Rispondi citando



Registrato: 14/05/09 20:17
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Luogo di residenza: in tutto il mondo

MessaggioInviato: Dom Set 18, 2016 21:10    Oggetto:
 
Bellissima uscita!
Io però che sono molto più fifona di te, il panorama me lo godo dalla scrivania, con il tuo racconto. Wink Very Happy
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Torno a casa ma ho già voglia di ripartire. Ho capito qual è il senso di una spedizione.E' salire una montagna andando oltre.E' distaccarsi dalla cima da elenco ... E' vivere l'assenza di radici come un cammino di libertà.... (Silvia M.Buscaini )
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