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Storie
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Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Magazine: tra cultura e informazione

Bebebeu Rispondi citando



Registrato: 08/04/07 15:22
Messaggi: 1071
Luogo di residenza: Castagnaro - VR

MessaggioInviato: Mar Mag 01, 2007 18:37    Oggetto: Storie
 
Inaugurerei questo nuovo Topic con questa frase:
“Non viviamo solo delle nostre esperienze ed emozioni…ma anche di quelle che gli altri ci sanno regalare”.

Tutto questo, per provare a lanciare un’idea, e cioè un piccolo diario di OTT (che mi auguro possa crescere), con dentro degli inserimenti speciali…quelli cioè che ognuno di noi ha sicuramente nella propria parte più intima. La domanda è la più semplice…Forse la più banale che si possa fare, e cioè: qual è la tua avventura scialpinistica più bella? Quella che ti ha lasciato più ricordi, emozioni, ecc…per tutta una serie di motivi. Non deve essere per forza la più difficile, la più tecnica delle avventure. Deve essere quella “speciale” che magari si ricorda per sempre nella vita.
Credo che provando a raccontarla bene nei particolari, con passione, ognuno con le proprie parole, ed immagini, riusciremo a trasmettere un po’ anche agli altri qualcosa di nostro.

Magari col tempo, ne verrà fuori una bella cosa…Una specie di diario-libro con raccolti i nostri “viaggi più intensi”. Cool Cool

Ovviamente direi che non ha importanza se riferito a qualcosa fatto quest’anno, o negli anni precedenti.
Buon divertimento!!!...
Wink Wink
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Maurizio Gambarin


L'ultima modifica di Bebebeu il Ven Mag 04, 2007 11:48, modificato 1 volta
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Bebebeu Rispondi citando



Registrato: 08/04/07 15:22
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MessaggioInviato: Mar Mag 01, 2007 18:58    Oggetto:
 
“30 anni...in 1 giorno!”
(L’attraversata in solitaria da Sud a Nord del Gruppo di Brenta in giornata.)

Prefazione
Era il lontano 1976 quando il sottoscritto alla tenera età di 6 anni, cominciò le sue avventure nel gruppo di Brenta. Qui ho fatto le mie prime escursioni, poi le ferrate, fino ad arrivare alle scalate su roccia e allo scialpinismo. E quindi, questo tipo di avventura aveva modo di esistere solo qui; un lungo viaggio dall’alba al tramonto mi avrebbe portato a ripercorrere luoghi, ricordi, ed emozioni di questi 30 anni in Brenta…

Molte volte mi è stato chiesto il perché del mio legame così forte con il gruppo di Brenta…ed in particolare con la parte nord…quella più selvaggia, e poco frequentata.

Potrei rispondervi così:
“Credo che ognuno di noi, abbia dei luoghi ai quali si sente legato. Il tempo in questa valle (Val S. Maria di Flavona), si è come fermato e concesso una pausa. Il paesaggio è rimasto praticamente immutato negli anni, mentre io e tutti gli altri invecchiamo, con i nostri ricordi.
I ricordi di un bambino che saliva qui inseguendo suo padre, che a sua volta rincorreva i pastori, e i cacciatori, cercando di recuperare qualche bestia in pericolo, oppure solo per ammirare più da vicino gli splendidi camosci della valle. Ora incontro qui la stessa gente, che a distanza di anni si ricorda di mio padre, e di quel piccolo ragazzo che rimaneva a giocare e sognare su questi prati, come fosse parte di questo ambiente, al quale sento spesso il bisogno di fare visita. Ogni volta è come tornare a casa; un posto familiare che si conosce bene…come l’abbraccio di una madre…E qui abbraccio quest’ambiente: madre del mio alpinismo.”



Note:
1. Le foto inserite in questo racconto sono state effettuate durante diverse salite, in varie zone, e servono solo da riferimento paesaggistico. (Durante l’attraversata mi ero portato solo la videocamera)

2. Dell’attraversata ho realizzato anche un filmato di 40min., che quest’anno ha partecipato alle selezioni del Film Festival di Trento.

3. Se avete intenzione di leggervi bene con calma questo racconto, munitevi prima di una bella birra, o vino da sorseggiare…visto che la lettura vi terrà compagnia per un po’.


La storia…
Venerdì 7 aprile 2006

Sono le 22:30, ed insieme a Christian, mio compagno di questa ed altre avventure, sorseggiamo una bella radler seduti in un piccolo bar di S. Lorenzo in Banale. Il giorno prescelto è finalmente arrivato…”il giorno perfetto”. Il giorno che desideravo arrivasse, da quando lo scorso novembre ho calzato scarponi e sci in vista della stagione invernale, e relativa preparazione.

Mentre ci dissetiamo, riepiloghiamo un po’ tutto il programma per il giorno seguente. Il tempo dovrebbe essere splendido e anche la neve. La condizione fisica è ottima, e quindi occorre solo darci dentro…mente e corpo dall’inizio alla fine.
Alle 23:30, dopo aver parcheggiato l’auto all’inizio della Val d’Ambiez, in Località Baesa a quota 900m. sistemo le ultime cose e poi una volta stesi i sacchi a pelo sui sedili dell’auto ci addormentiamo…

Alle 04:32 la sveglia suona. E’ l’ora!...il grande giorno è arrivato! Mi vesto velocemente e carico gli sci sullo zaino. In effetti la strada forestale è priva di neve e dovrò camminare un po’ prima di trovarla. Saluto Christian, che lascio dormire in auto, e alle 5:00 parto alla luce della pila frontale per la mia avventura. Il bosco è buio e quasi silenzioso. Solo il rumore del torrente e della mia camminata interrompe la pace che regna in questa valle.




Mentre salgo nell’oscurità, cerco di trovare il mio solito passo che mi permetta una salita abbastanza rapida, ma senza faticare, cercando di dosare le energie per tutto il giorno. In effetti, questo è uno dei tanti motivi per i quali sono stato attratto da questo viaggio: il non saper cosa succederà fisicamente e mentalmente dentro di me, dopo tante ore a camminare e sciare.

Così alle 06:35 mi trovo al Rifugio al Cacciatore. I primi 900 m. di dislivello sono stati fatti. Il sole sta sorgendo, e sta illuminando di un rosso carico le cime più alte della valle. Un vero spettacolo. Non c’è l’ombra di una nuovola…Il cielo è limpido e la neve dura, mi permette una salita rapida e sicura. Ogni tanto prendo la piccola telecamera che porto spesso con me e filmo qualche scena. Un modo per ricordare, ed imprimere nel tempo immagini, suoni, ed emozioni.

L’emozione comincia a crescere, anche perché non vedo l’ora di arrivare nei pressi della Bocca d’Ambiez, il punto più impegnativo dell’attraversata, visto che già in passato per 2 volte non sono riuscito a superarlo.. Infatti se riuscirò a scavalcare la Bocca d’Ambiez scenderò prima per la Vedretta dei Camosci, e poi per la Val Brenta. Nel frattempo Christian si porterà con la mia auto a S. Antonio di Mavignola, e salirà con gli sci la Val Brenta, fino a quando ci incontreremo.




Il pendio che sale subito dopo il rifugio Agostini è piuttosto ripido, ma riesco comunque a salirlo agevolmente vista la bella neve, e dopo mezz’ora mi trovo nella parte più alta della Val d’Ambiez, dove il terreno diventa più pianeggiante e posso rifiatare. Mi fermo un attimo per bere qualcosa, ed infilo in bocca un paio di caramelle. Riparto mentre il sole si alza alle mie spalle, senza raggiungermi. Solo le pareti della Cima d’Ambiez e dintorni sono illuminate.




Il mio pensiero torna per un attimo all’estate del 1998 quando con Giovanni e Nico salimmo alcune vie su queste pareti. Erano i primi anni di arrampicata, carichi di sogni ed entusiasmo. Quante ne abbiamo fatte insieme!

E così arrivo alla fine della valle.




Alla mia sinistra finalmente appare la Bocca d’Ambiez. Sono le 08:30….Ottimo! Guardo attentamente il canale di salita. Purtroppo non è carico di neve come speravo. Sarebbe stato molto più veloce e sicuro da salire. Guardo meglio, e vedo che ci sono alcuni metri di ghiaccio da salire, proprio come l’anno precedente. Senza perdere tempo, levo gli sci, stacco le pelli e carico tutto sullo zaino. Metto i ramponi e mi preparo a salire con le 2 piccozze che ho portato con me. Ora ci sono solo io e questo canale…Questi ultimi 30m. saranno veramente impegnativi.
Man mano che mi avvicino la parete si impenna sempre più, e la prima parte del canalino ghiacciato è quasi verticale. Comincio a salire a piccoli passi, mordendo il ghiaccio con la punta delle piccozze e dei ramponi. Per un attimo lo sconforto prende il sopravvento, perché non vedo possibilità di salita in sicurezza.
Ogni passo in avanti risulterebbe un passo verso l’ignoto, ed un’eventuale impossibilità di ritorno…tranne che cadendo!
Passo un minuto tra tutti questi pensieri. Poi faccio pulizia della mente, mi concentro di nuovo su quello che sto facendo, e riprendo delicatamente la salita. Un piccolo errore…anche solo uno…e precipiterei lungo un budello di rocce per almeno 10m.
Vedo alcuni metri sopra di me, che il canale diventa meno difficile e con più neve. Devo farcela…ci devo arrivare…ormai indietro non si torna!

Finalmente riesco a raggiungere il tratto dove il canale si fa più dolce e carico di neve dura. Gli ultimi 20 m. li salgo un po’ in affanno. Quando il sole comincia ad accarezzarmi con il suo calore mi trovo ormai a 5 metri dalla Bocca.

Mi volto e guardo giù l’incredibile tratto appena salito. Forse certe situazioni sarebbero da evitare, ma oggi sta andando tutto per il verso giusto…Oggi è il giorno perfetto, e probabilmente anche Qualcuno in alto ci ha messo del suo.

Alle 09:00 mi trovo alla Bocca d’Ambiez, conscio di quello che ho appena fatto, e di quello che mi aspetta! Guardo ancora una volta tutta la valle appena risalita. Mi volto dalla parte opposta e scruto attentamente il ripido canale che ora dovrò sciare per portarmi sulla Vedretta dei Camosci, e successivamente in Val Brenta.


(vista dalla bocca dei camosci sul canalino che scende dalla bocca d'ambiez)

Così, poco dopo le 9 scendo con gli sci il canalone facendo attenzione a non scivolare ribaltandomi. La neve è buona, e in pochi istanti mi trovo giù nella parte del vallone che ora comincia a perdere pendenza e diventa molto largo. Velocemente mi lascio trasportare dagli sci che sfrecciano sulla neve farinosa. E’ bellissimo qui, e la sciata diventa molto rilassante per le mie gambe.


(vista dalla Bocca dei Camosci sulla Vedretta omonima)

Arrivo in una zona piena di canaloni che scendono a valle. Qui non bisogna sbagliare in quanto tutti, a parte l’ultimo a sinistra di questi canali, sono interrotti da salti rocciosi.


(il canalino nella parte mediana della valle)

Mi volto a destra e vedo il Rif. Brentei proprio sul lato opposto al mio, alla stessa altezza. Dietro si innalzano i pinnacoli del Campanile Alto e quello Basso.




Dietro di me l’imponente parete del Crozon di Brenta e la Cima Tosa…Quanti ricordi su queste pareti. Le mie prime vie classiche su roccia le ho fatte qui.

Ma i ricordi fuggono veloci, come la neve sotto i miei sci.
Quando raggiungo il termine del canale, la valle si allarga, ed ora devo scendere in diagonale verso sinistra. Provo a chiamare Christian varie volte…ma tutto tace. Forse sono andato talmente veloce che lui deve ancora arrivare in questa zona…anche se mi sembra strano. Arrivo al bosco, dove incontro un paio di scialpinisti, che non hanno notizie di Christian. Così scendo il pendio chiamato “Scala di Brenta” che collega la Val Brenta alta a quella bassa.

Quando arrivo alla cascata di ghiaccio della Val Brenta bassa, trovo finalmente Christian.


(Val Brenta Bassa)

Un abbraccio, e i complimenti reciproci escono con emozione. Tutto sta andando per il meglio, e sono in vantaggio di un’ora sulla tabella di marcia che mi ero prefissato. Così, ripartiamo insieme e scendiamo l’ultima parte della valle. Alle 10:30 arriviamo a Malga Brenta Bassa e qui decido di fare una bella pausa ristoratrice. Mando giù un bel po’ di liquidi ed un bel panino con salame e formaggio…”Energia a lunga durata”. Riposo un po’ le gambe…anche se stanno benissimo. Non ho il minimo dolore o affaticamento…ma è meglio riposare un po’ per evitare che magari più tardi si formi dell’acido lattico.


(Panoramica della discesa dalla Bocca d'ambiez in Val brenta e risalita al Tuckett e al Passo del Grostè)


Alle 11:10 ripartiamo insieme verso il Rif. Vallesinella; la seconda salita inizia!
Dopo un quarto d’ora, saluto Christian. Il mio passo è ancora veloce, e preferisco salire in fretta, visto che il sole sta scaldando la neve. Resto d’accordo con Christian che lo chiamerò o gli manderò un sms quando sarò nei pressi del Rif. Tuckett. Comunque in ogni caso ci vedremo al Lago di Tovel grosso modo per le 17.
Passo dalle Cascate di Vallesinella Bassa, e non posso rimanere incantato dalla loro bellezza; sono ancora in gran parte ghiacciate, e l’acqua disegna su di loro delle forme spettacolari. Poco dopo arrivo a Vallesinella, ed il mio sguardo punta verso l’alto. Dritto in fondo si vede la zona del Rif. Tuckett, il punto da dove dovrò voltare a sinistra verso il Passo del Grostè.
Provo a mandare un sms a mia moglie per avvisarla che tutto sta andando bene, ma il cellulare mi si guasta. La tastiera si blocca e non riesco più a fare niente. Va beh, più avanti quando arriverò al rif. Casinei durante una breve pausa proverò a sistemarlo.

Mi inoltro nel ripido bosco che porta al Rif. Casinei, e qui purtroppo la neve mi gioca un brutto scherzo. In effetti, avendo inumidito le pelli, scivolando sulla neve bagnata, essa comincia a ghiacciarsi al contatto con quella farinosa che sto ora calpestando. Uno zoccolo duro di neve comincia a formarsi sotto i miei sci, ed ogni passo significa trascianarsi dietro un paio di kg in più per gamba. Con forza e rabbia proseguo per un quarto d’ora lo stesso, ma mi accorgo che continuando così rischierei di compromettere il giro. Rallento il passo e comincio a sbattere con i bastoncini le pelli ogni minuto, ma lo zoccolo si riforma sempre nel giro di pochi passi. Mi fermo, tolgo gli sci e ripulisco per bene le pelli. Ci strofino della sciolina, che in teoria dovrebbe rallentare la formazione dello zoccolo e riparto.

Poco dopo arrivo al Rif. Casinei, e lo sguardo non può che andare verso l’inconfondibile piramide della parete est della Presanella. Forse anche lei vuole richiamarmi, e salutarmi in questo mio viaggio. In effetti, fino ad ora, la mia più lunga scialpinistica in giornata l’ho proprio effettuata salendo la Presanella da sud, dalla val di Genova: 2650m. di dislivello... e proprio 2650m. di dislivello sto per raggiungere in questo momento da stamattina…Guarda te il caso!

Continuo a salire tra la bellezza del paesaggio, l’emozione del mio viaggio che ora sento più vicino da portare a termine, e la rabbia per la fatica che mi tocca fare trascinandomi lo zoccolo di neve che non vuole smettere di formarsi.

Mi fermo per un paio di minuti per bere e mangiare qualcosa, e ne approfitto per provare a sistemare il cellulare. Niente da fare: la tastiera rimane bloccata e non posso fare nessuna operazione. Chissà come farò ad avvertire Christian…Intanto ricomincio la salita.


(Rif Tuckett)

Il passo rallenta ancora, anche perché la pendenza sale e mi spacca un po’ il fiato. Finalmente raggiungo un punto nei pressi del Rif. Tuckett, da dove posso esaminare bene il percorso che mi rimane da fare. Un lungo traverso, che alzandosi di 400m. mi porterà al Passo del Grostè.


(inizio del traverso)

E così, comincio l’ultima parte dell’attraversata. Verso le 14:00 arrivo a circa 300m. di dislivello dal passo del Grostè. Ora lo vedo benissimo…la meta è vicina…ma in questo momento così lontana!
La fatica si fa sentire come non mai da stamattina. Mi fermo e mi siedo un po’ per far riposare le gambe. Inoltre picchiando rabbiosamente con i bastoncini sugli sci per staccare lo zoccolo, ho provocato un danno: 1 bastoncino rotto nella sua parte terminale!

Mentre chiudo gli occhi un attimo, la suoneria del mio telefono interrompe la stanchezza; Christian mi sta chiamando, ma il guasto non mi permette di rispondere…Che posso fare? Mi rialzo e riparto nella speranza di finire presto, e raggiungere il lago di Tovel, sempre con il dubbio che anche Christian decida di andare là. Ma potrebbe spaventarsi, e non sentendomi, decidere di rimanere a Madonna di Campiglio, visto che mi trovo nel versante di questa famosa località turistica.

Il passo diventa lento ma costante e piano piano riesco a superare le ultime balze che mi portano sull’altopiano del Passo del Grostè.

Finalmente arrivo a poche decine di metri dal passo, e qui la tensione…si scioglie.
La vista mi si appanna per l’emozione, un’ultima stretta di denti per lo sforzo ed i miei piedi dopo 3300m. di dislivello si posano su una pietra del Passo del Grostè…E’ fatta!...Ce l’ho quasi fatta!...incredibile.

L’emozione è talmente forte, che anche se intorno a me ci sono decine di sciatori che scendono dagli impianti per buttarsi sulle piste, ne rimango indifferente come fossi da solo.
E’ una sensazione strana, ma questa avventura è talmente intensa, che le tante ore passate da solo faticando nel mio silenzio solitario, mi rendono immune alle grida ed i rumori di tutto ciò che mi circonda. Ciò che mi si presenta davanti è un mondo estraneo…e ne rimango come “protetto” dalla sensazione di bellezza che provo…“dentro” e fuori di me.

E così alle 15:30, dopo essermi preparato per la discesa, parto alla ricerca dell’itinerario che dal passo del Grostè porta nella Val S. Maria di Flavona…la valle della mia infanzia...


(inizio della discesa nella Val S. maria di Flavona)


La discesa diventa una ricerca in un labirinto di dune che ora diventano sempre più ripide. E finalmente individuo l’unico canale che evita i salti rocciosi alla mia destra e sinistra, e con stupenda sciata su neve primaverile mi abbasso velocemente fino a costeggiare il Turrion Basso, la particolare formazione rocciosa a forma di nave che si erge nel bel mezzo del Campo di Flavona.


(parte mediana della discesa)


La discesa ora diventa più facile e veloce. Vedo la Malga Flavona, e dietro di lei la splendida cima Valscura, la cima dove ho aperto alcuni miei nuovi itinerari su roccia. Li ho sempre considerati come dei piccoli gesti d’affetto verso un ambiente che mi ha cresciuto alpinisticamente.


(I nuovi itinerari aperti)


Dopo aver sbagliato un tratto del sentiero, risalgo una 50ina di m. e spostandomi poi ancora a sinistra trovo finalmente il ripido canalone slavinato che porta giù direttamente nel vallone della Malga Pozzol. Con un po’ di difficoltà, scendo. Le gambe ormai accusano la stanchezza, ma devo continuare.


(nei pressi di Malga Pozzol)

Arrivo giù nel vallone, e per un attimo mi fermo a guardare la Malga Pozzol, e di nuovo la Cima Valscura. La mente non può che andare all’ultima via aperta con Christian su quella parete lo scorso settembre…Già proprio il mio amico Christian, che in questo momento non sono ancora riuscito a contattare. Chissà dove si trova…Spero di trovarlo giù al parcheggio del lago di Tovel come d’accordo. Ora sono le 17:30…Devo andare, e scendere velocemente, facendo attenzione a non farmi male proprio ora che sono quasi alla fine del mio viaggio, e la tensione si allenta. Speriamo non si allentino anche le gambe, e diano il loro ultimo sforzo su questa strada forestale.

Mentre ricomincio a scendere, penso a come oggi sto rivivendo parte delle mie avventure...e disavventure del passato, in un solo giorno. Speriamo vada tutto bene…Com’è strano essere dentro la stessa avventura e viverla con uno stato d’animo probabilmente opposto: tanta è la mia gioia e serenità per essere quasi giunto al termine del mio viaggio…e tanta deve essere la sofferenza di chi sta dall’altra parte, in attesa di ciò che non conosce…

Quando arrivo al lago di Tovel mi rendo subito conto che, vista l’abbondante neve ancora presente qui in basso sulla strada, sicuramente Christian non sarà potuto salire con l’auto fino al parcheggio del lago…il nostro punto d’incontro. Questo vuol dire proseguire ancora oltre il lago fino a quando………non lo so!

Scendo per altri 4 km…nel silenzio…

Arrivo ad un tratto pianeggiante, e dopo una curva a sinistra, intravedo la figura di una persona vestita di rosso…E’ Christian!!!...meno male…è qui…è lui!!!

Arrivo a poco più di 50m da Christian, e vedo che sta salendo di corsa verso di me, ma ad un certo punto si accascia per terra, con la testa china sulla neve. Il mio primo pensiero, mentre mi sto avvicinando, è di gridargli scusa…non ho potuto chiamarti. E così faccio. Arrivo di fronte a lui…mentre lo vedo respirare profondamente.
In un primo momento, penso che sia esausto dalla corsa verso di me…Ma poi mi accorgo che il suo respiro è mescolato a qualcosa di cui ho paura conoscere…

In un attimo, mi passano per la testa un milione di cose…- ”Christian, è successo qualcosa?...qualche problema a casa?...incidente con l’auto?...” - Mi avvicino a lui prendendolo per un braccio, e alzandolo da terra…- Il suo viso è in lacrime e trova appena la forza di dirmi “…Avevo paura che ti fosse successo qualcosa di brutto…….ma invece ce l’hai fatta!...bravo!”…

Rimango senza parole…e lo abbraccio con forza perché tanta è stata la mia fatica e soddisfazione in questo viaggio...e tanto lui deve aver sofferto in queste ultime ore.
“A volte, la forza di compiere grandi cose, la tiriamo fuori anche per raggiungere chi ci aspetta…alla fine del nostro viaggio.”

Per fortuna il clima ritorna sereno velocemente, e ci congratuliamo a vicenda. In fin dei conti tutti e due facevamo parte della stessa avventura.

Dopo aver smaltito anch’io la tensione sdraiandomi qualche minuto a terra, ricominciamo a camminare in discesa sulla strada comunale verso l’auto parcheggiata poco prima dell’Albergo al Capriolo.
Arriviamo all’auto e finalmente il mio viaggio finisce. Sono le 19:00…14 ore consecutive da stamattina che sto sugli sci…che viaggio!

Che dire ancora?...Altre parole e discorsi sarebbero forse superflui.
Credo che ognuno di voi abbia potuto immergersi un po’ in questo viaggio…lungo e ricco di emozioni. Un viaggio nel quale ho potuto veramente ripercorrere con la memoria questi 30 anni di avventure nel gruppo di Brenta.

Ancora oggi mentre scrivo, non riesco a liberare la mente da quanto ho fatto, ed assaporarlo come un fantastico ricordo, perché la testa è ancora piena di quelle emozioni…Troppe in un solo giorno!

…Ma va bene così…Verrà il giorno in cui ricorderò questo viaggio come una delle più belle avventure della mia vita…


Gambarin Maurizio
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ste Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mar Mag 01, 2007 20:56    Oggetto:
 
Più che Diario questo topic dovevi chiamarlo Storie.

Come prima, è una bella storia. Very Happy

Con un inizio così sarà dura mantenere il livello che hai impresso. Wink
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Bebebeu Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mar Mag 01, 2007 21:34    Oggetto:
 
skilav ha scritto:
Più che Diario questo topic dovevi chiamarlo Storie.

Come prima, è una bella storia. Very Happy

Con un inizio così sarà dura mantenere il livello che hai impresso. Wink


Grazie Skilav,

comunque per il titolo non ha importanza se Diario...o forse più appropriatamente Storie. Magari se dici (e se ci saranno altri inserimenti mi auguro) si potrà cambiare il titolo e raggruppare tutte le varie storie in un'apposita sezione. Però vedi tu, ok?

Per quanto riguarda il livello...direi che nessuno qui fa a gara di quello che racconta. Ognuno ha la propria storia "intima e bella" per quello che rappresenta. Può piacere, o meno...ma credo che l'importante sia comunicarla con passione vera.
Ciao e grazie.
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ste Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mar Mag 01, 2007 21:49    Oggetto:
 
Bebebeu ha scritto:
Per quanto riguarda il livello...direi che nessuno qui fa a gara di quello che racconta.

non intendevo livello competitivo. solo che quando hai aperto il topic chiamandolo Diario credevo fosse uno spazio per pensieri spicci, semplici, minimalisti, invece la tua storia "corposa" ha dato un'altra impronta, tutto qui.
Era un po' che pensavo di aprire un topic chiamato Storie, dove ognuno può raccontare la sua - e non deve necessariamente riguardare lo scialpinismo - il diario le può accogliere.
(sto pensando di inserire la mia - devo solo vincere l'imbarazzo di condividere un problema personale)
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Luciano Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mar Mag 01, 2007 22:02    Oggetto:
 
Meco..ni gran giro Shocked , gran avventura e davvero ben raccontata Wink Very Happy Very Happy Very Happy
c'è solo da sperare che l'apertura del topic con un tale "botto" nn intimorisca i potenziali emuli Cool
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CesareCT Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mar Mag 01, 2007 23:08    Oggetto:
 
Bebebeu ha scritto:

Alle 04:32 la sveglia suona.


Bella storia Maurizio, me l'ero già gustata sul tuo sito però valeva la pena anche riproporla qui. Razz
Tra tutte le varie vicende mi hanno colpito 2 cose: la disperazione del tuo amico Christian che avrà perso 3 anni di vita in quell'attesa (poi però magari li ha recuperati con il sentimento di gioia-commozione-sollievo quando vi siete ritrovati Idea ) e l 'orario della sveglia che sembra un conto alla rovescia:
4 3 2 1 ... S V E G L I A ! ! !
ad un orario così non ci si può non alzare Laughing Laughing Laughing
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Sulla neve farinosa si fluttua,
sulla neve trasformata si gioca a biliardo,
sulla crosta......si prende atto!
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Luciano Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mer Mag 02, 2007 13:27    Oggetto:
 
Beh le coincidenze della vita Confused ...
Proprio ieri, leggendo alp exploit 2006, ho visto il tuo nome e quello dei tuoi compagni; immortalati ai posteri per la realizzazione della "via dell'incertezza". Difficoltà fino al VI+ Shocked Shocked Shocked
Che dire ... onorato di averti in questo forum Cool Cool Very Happy Very Happy
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Luciano
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Bebebeu Rispondi citando



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Luogo di residenza: Castagnaro - VR

MessaggioInviato: Mer Mag 02, 2007 14:05    Oggetto:
 
Luciano ha scritto:
Beh le coincidenze della vita Confused ...
Proprio ieri, leggendo alp exploit 2006, ho visto il tuo nome e quello dei tuoi compagni; immortalati ai posteri per la realizzazione della "via dell'incertezza". Difficoltà fino al VI+ Shocked Shocked Shocked
Che dire ... onorato di averti in questo forum Cool Cool Very Happy Very Happy


Ma va là...dai Luciano tranquillo! Razz Razz Razz Razz . Sai qual'è il bello? Che io non so niente di tutto questo...Non ho comunicato niente al ALP...ha ha ha. Boh, o hanno trovato queste notizie, e le relazioni sul sito che curo da alcuni anni....o hanno trovato le relazioni delle vie su un raccoglitore che ho lasciato a Malga Flavona, per eventuali ripetitori. La cosa è comunque buffa...Exploit?...Ma de che???... Laughing Laughing Laughing Laughing



CesareCT ha scritto:
Bebebeu ha scritto:

Alle 04:32 la sveglia suona.


Tra tutte le varie vicende mi hanno colpito 2 cose: la disperazione del tuo amico Christian che avrà perso 3 anni di vita in quell'attesa (poi però magari li ha recuperati con il sentimento di gioia-commozione-sollievo quando vi siete ritrovati Idea ) e l 'orario della sveglia che sembra un conto alla rovescia:
4 3 2 1 ... S V E G L I A ! ! !
ad un orario così non ci si può non alzare Laughing Laughing Laughing


E bravo Cesare! Sai che non mi ero accorto di questa cosa dell'orario? E' vero, sembra fatto apposta! Per quanto riguarda Christian, ed anche il sottoscritto siamo stati veramente male, e non ho timore a dirlo...Son momenti in cui i pensieri più assurdi e brutti sembrano impadronirsi di te in un lampo!

Ciao e grazie
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Maurizio Gambarin
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ste Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mag 03, 2007 21:36    Oggetto: STORIE
 
La mia storia non è l’avventura di un giorno tra i monti, ma un’avventura nella vita.
La mia storia non ha nulla di eclatante, né descrizioni di discese e salite.
La mia storia è imbarazzante, e ne sconsiglio la lettura.
La mia storia inizia nel mio corpo, nella sua fragilità.
Il sistema immunitario difende il nostro organismo dagli attacchi esterni, ma talvolta esagera e lo aggredisce, colpendo gli organi sani. Io ho una malattia autoimmunitaria, che si è accanita (senza ferocia, bontà sua) sulla mia schiena. I medici mi hanno proibito qualunque attività sportiva, ed io per anni ho seguito le loro indicazioni.
Dalla finestra della mia cucina, proprio di fronte al mio posto a tavola, si vedono le montagne. Per anni le ho guardate senza vederle. Come quando da ragazzino mio padre mi portava a visitare le dolomiti, o a sciare (prima che i medici me lo proibissero): andavo in montagna senza vederle, le guardavo ma non le vedevo.
Poi un giorno, improvvisamente, senza una ragione, le ho viste. E ho sentito un bisogno crescente di salire quelle dorsali che portavano in cima.
Non l’ho fatto subito: tra il pensiero e la traduzione in azione ci è voluto del tempo.
Nessuna delle persone che frequentavo amava la montagna, nessuno mi voleva seguire, così un giorno ho preso la macchina e ho iniziato la mia avventura, che in breve avrebbe cambiato radicalmente la mia vita.
Ho iniziato a salire per prati, poi i cacciatori mi hanno indirizzato verso i sentieri, lì la gente che incontravo mi ha consigliato di comprare le pedule e lo zaino e le cartine tabacco, e poi l’imbrago e la piccozza, e così via, fino all’equipaggiamento completo. - Parlo di pochi anni fa, non di decenni.
La scoperta della montagna è avvenuta contestualmente a una ribellione alla mia vita di allora: fare il paziente scrupoloso mi dava l’idea di non vivere realmente, ed ho sentito il bisogno di seguire la voce che mi chiamava, di mandare al diavolo prescrizioni e terapie, anche a costo di pregiudicare tutto. E’ stato un salto nel buio perché non sapevo come avrebbe reagito il mio corpo, ma non m’importava.
Poi c’erano molti problemi da superare (e ci sono ancora, ogni giorno): lo stato di infiammazione costringe l’organismo a spendere molta energia: il rilascio delle citochine durante il processo infiammatorio produce una sensazione di fatica e lieve anemia. Questi effetti, insieme al sonno disturbato dal dolore, accentuano la stanchezza. Poi per non sollecitare la schiena devo ridurre al massimo i pesi, accontentarmi di pochi alimenti e bevande, ridurre al minimo lo zaino, e scegliere gite in cui possa partire sci ai piedi. Vie di roccia le faccio solo quando trovo qualcuno diposto a portare la corda.
Ma il problema maggiore nasce forse dai rapporti con gli altri: vedendo che cammino e sembro fisicamente a posto non credono che stia male, non capiscono i miei sforzi di sopportare il dolore, la fatica e il senso di vertigine che la malattia mi causa. E quando termina la gita io sono sfinito, e non posso partecipare alle mangiate e alle bevute, perché i farmaci che sono costretto a prendere mi devastano lo stomaco, e così sembro sempre un asociale, uno che finita la gita si defila, che non sa stare in compagnia.
Ma per me ogni gita è un’impresa, una conquista, e mi sembra di aver vinto una battaglia.
Ogni gita è anche un regalo, perché temo sempre sia l’ultima, che il fisico improvvisamente crolli.
In questi pochi anni di frequentazione della montagna ho imparato molto e sono cresciuto: ho imparato che i propri limiti e le proprie paure si possono superare, che con la volontà si ottiene tutto o quasi, che una meta che sembra impossibile si può raggiungere con un passo alla volta, tanti piccoli passi uno dietro l’altro, basta avere pazienza e preseveranza. Inizialmente bastava un sentiero un po’ esposto a bloccarmi, a darmi un senso di nausea e di vertigine: ora riesco a fare le normali senza corda (2°) e qualche via di roccia quando qualcuno mi porta. Anche il dolore fisico riesco a sopportare meglio: stringo i denti e penso che tra poco finirà. Alzarmi presto è faticoso, ma motivandomi nei giorni precedenti riesco a farlo. La mia vita ruota ora attorno alla montagna – per anni era davanti ai mei occhi ma non trovava posto nel mio cuore, ora lo occupa tutto – tutto il tempo libero è preso – rapito, a dire il vero – dalla progettazione della prossima gita, dallo studio di itinerari e relazioni, dalla consultazione di riviste e libri, dalla frequntazione dei forum.
Stranamente tutto il resto – tutto quello che aveva costituito l’ossatura della mia vita – se n’è andato, ha perso interesse e consistenza, comprese le amicizie.
A una malattia si è aggiunta un’altra malattia – sicuramente molto più piacevole.
Non è che sia guarito, - non si può guarire da una malattia autoimmunitaria – ma non solo il mio stato di salute non si è aggravato, non solo grazie all’esercizio fisico il mio corpo sta meglio, ma ho fatto cose che nemmeno concepivo o immaginavo di poter fare – se vedevo qualcuno in parete pensavo che erano pazzi, che per stare appesi nel vuoto ci volessero doti sovrumane – e ogni giorno cerco di migliorarmi, di alzare il livello, di vincere le mie paure e i miei limiti. E non riesco a farne a meno. Non riesco a fermarmi.
E quando arrivano i momenti bui, i conti da pagare – come ora che sono acciaccato dopo gli sci in spalla sul Popera – non mi lamento, non mi demoralizzo, con la consapevolezza che il prezzo valeva la spesa, e mi proietto con la mente alle prossime gite, alle prossime sfide.
- Finché potrò farlo.

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LucaGPS Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mag 03, 2007 22:35    Oggetto:
 
Shocked Shocked Shocked Shocked
Che lezione di vita e di forza d'animo, leggere le tue bellissime parole.
Un grande augurio per trovare sempre nuove energie, per continuare ad andar per i Monti!! Very Happy Very Happy Very Happy
Ciao skilav.
Dopo averti letto, mi vergogno ancor di più per aver smaronato il Forum per un ginocchio mezzo stirato!!!
Embarassed Embarassed Embarassed Embarassed
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C’era un tizio racconta l’autista, che saliva con lo zaino, sci e scarponi, sorriso dolce sul viso bianco di crema solare..non l’ho più visto, forse si è stancato ed è andato altrove. Stancato? Guardo verso le montagne che scintillano più del solito.
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Bebebeu Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mag 03, 2007 22:51    Oggetto:
 
Credo sia la più bella storia d'Alpinismo vero vissuto dentro di s'è, che abbia mai letto......
Bravo Skilav...non voglio aggiungere altro perchè magari si ha sempre paura di finire nella retorica...o altro.
Ma ho letto tutto d'un fiato...perchè gli occhi non riuscivano a staccarsi per un attimo, come l'emozione che mi hai regalato. Wink Wink
Grande avventura la tua!!!
Ciao...
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Maurizio Gambarin
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ste Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mag 03, 2007 23:44    Oggetto:
 
LucaGPS ha scritto:
Che lezione di vita e di forza d'animo...

No, nessuna lezione di vita Luca: se ho esitato tanto a pubblicarla è solo perché avevo paura di dare questa impressione.
E' solo una storia, la mia storia, come ce ne sono tante, solo che non vengono raccontate.
Io ho provato a vincere il riserbo e l'imbarazzo, ma non sò ancora se ho fatto bene.
Comunque grazie.
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menz Rispondi citando



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MessaggioInviato: Ven Mag 04, 2007 8:56    Oggetto:
 
Skilav, spero capiterà di fare gite assieme... e non preoccuparti per la corda ne per la mangiata finale, l'importante è la strada che si fa andando in montagna.
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Quando sei stanco, la strada del ritorno è in salita e il vento sempre contrario
Davide
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LucaGPS Rispondi citando



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MessaggioInviato: Ven Mag 04, 2007 9:01    Oggetto:
 
skilav ha scritto:
LucaGPS ha scritto:
Che lezione di vita e di forza d'animo...

No, nessuna lezione di vita Luca: se ho esitato tanto a pubblicarla è solo perché avevo paura di dare questa impressione.
E' solo una storia, la mia storia, come ce ne sono tante, solo che non vengono raccontate.
Io ho provato a vincere il riserbo e l'imbarazzo, ma non sò ancora se ho fatto bene.
Comunque grazie.

Non è questione di far bene o male.
Questo Topic è nato come Diario e chi scrive racconta quello che sente di dover dire.
Poi sicuramente il tuo racconto è toccante, ma l'importante è che sei riuscito a raccontare le parole, che non tutti avrebbero il coraggio di scrivere!
Ciao e lasciamo lo spazio ad altri racconti.
Luca
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C’era un tizio racconta l’autista, che saliva con lo zaino, sci e scarponi, sorriso dolce sul viso bianco di crema solare..non l’ho più visto, forse si è stancato ed è andato altrove. Stancato? Guardo verso le montagne che scintillano più del solito.
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