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Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Magazine: tra cultura e informazione

ste Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 16:05
Messaggi: 6285
Luogo di residenza: Portus Naonis

MessaggioInviato: Mer Set 03, 2008 0:59    Oggetto:
 
purtroppo per voi un altro incontro, un altro raccontino... Rolling Eyes

6] IL GENERALE

Era una giornata d’agosto fredda e piovosa. Nevicava oltre i 2000 metri, e gli elicotteri del soccorso alpino avevano dovuto recuperare parecchi escursionisti incauti bloccati sulle cime. Io salivo verso il rifugio, nonostante il freddo e la pioggia, perché avevo in programma una traversata in quota con una guida. All’epoca non avevo esperienza di montagna, e in quella occasione ho preferito unirmi a un gruppo già formato. Poi niente più gruppi sconosciuti e guide, l’esperienza non mi era piaciuta.
La gita era stata confermata perché le previsioni per la giornata successiva erano ottime.
Sono arrivato al rifugio verso le 19, inzuppato e infreddolito.
Il gestore aveva acceso il caminetto, davanti al quale tutti gli ospiti si riscaldavano e si asciugavano. Fuori la temperatura era vicina ai zero gradi.
Verso le 21, dopo la cena, il gestore chiede ad alta voce se c’è Pincopallino, che la moglie lo vuole al telefono.
Nessuna risposta, il gestore aspetta qualche istante poi ritorna al telefono.
Stessa scena alle 21,30.
Alle 22 una variante: il gestore chiede se per caso c’è Luisella, con cui era partito l’uomo, a detta della moglie.
Luisella dice sono io, ma non so dove sia finito Pincopallino, non ne ho idea, si era fermato a bere a 200 metri dal rifugio, prima della cengia, saranno state le 19, non capisco come mai non sia ancora arrivato.
A Luisella sembra normale che il compagno di escursione sparisca a 200 metri dal rifugio e si ceni normalmente e ci si scaldi davanti al fuoco senza dire niente a nessuno, e si stupisce che tutti gli sguardi siano fissi su di lei.
La guida alpina nel silenzio generale si alza e dice che bisogna andarlo a cercare, chi viene con me?
Fuori piove fitto, è freddo ed è chiaramente buio.
Io, allora inesperto e poco allenato, mi auguro che uno dei tanti giovani che per tutta la sera hanno descritto imprese e vie di roccia davanti al caminetto si faccia avanti. Invano.
Nessuno si offre, c’è un silenzio totale.
La guida calza gli scarponi, indossa la giacca a vento e ripete l’esortazione.
Nessuno si alza, allora mi alzo io.
Spero che il mio gesto sia d’esempio, e qualcuno più adatto di me mi sostituisca.
Ma a tutti devo sembrare adattissimo, così esco dal rifugio per entrare in una notte buia e tempestosa.
La visibilità è ridottissima, le asperità del terreno si vedono appena, poi non si vedono più quando i fasci di luce delle pile si affievoliscono. Quando la mia si spegne, la guida decide di dare dei colpi di luce con la sua ogni cinque passi, per risparmiarla. Iniziamo a percorrere la cengia esposta, ma lui la conosce ed ha la pila, ed io fatico a tenere il suo passo.
Penso che ho appena iniziato ad andare in montagna, e già partecipo a un’operazione di soccorso, per giunta notturna.
Penso che potrei scivolare ad ogni passo, la roccia è viscida e buia, e mi chiedo se come soccorritore goda di una sorte benevola o se sia soggetto come tutti alla possibilità di un incidente mortale. In fondo mi sto sacrificando per uno che neppure conosco, non sarebbe giusto morire proprio adesso.
Questi pensieri bislacchi mi aiutano a tenere lontana la paura.
Dopo una mezz’ora siamo nel punto dove Luisella ha visto per l’ultima volta Pincopallino.
Lo chiamiamo.
Sentiamo solo il rumore della pioggia e il freddo pungente.
Chiamiamo e aspettiamo in silenzio una risposta che non viene.
Tutt’intorno, un buio profondo, acquoso e gelido.
Sono le 23, io dico chissà dov’è, sarà tornato indietro, con questa oscurità e il temporale non lo troveremo mai, io non sento più le dita, torniamo al rifugio…
La guida urla il suo nome, senza sentire neppure un’eco.
Urla con rabbia per dieci minuti, poi si rassegna: in quelle quattro ore sarà sceso in paese, ne basta una e mezza, non può essere ancora lì.
Tengo per me un moto di gioia: non ce la faccio più, e preferisco pensare anch’io che quell’uomo sia tornato indietro.
Ma ecco che mentre ci giriamo una lucetta si accende per un attimo nel bosco, 100 metri più a valle. Chiamiamo, facciamo dei segnali luminosi, ma la luce non si vede più.
Ci inoltriamo nel bosco, tra gli alberi fradici, senza alcun sentiero, e miracolosamente arriviamo a lui.
Oh, finalmente!, ci dice con un’aria infastidita, e mi porge il suo pesante zaino.
Dimostra 60 anni, forse 70, e un’atteggiamento arrogante.
La guida lo lega a sé e lo aiuta a risalire il pendio. Io li seguo con lo zaino.
Nel tragitto fino al rifugio l’uomo ci racconta che molti anni prima aveva percorso questi stessi sentieri a cavallo o a dorso di mulo, con il suo battaglione, durante le esercitazioni militari, e che gli sembravano molto meno faticosi – a cavallo.
Vabbè, è stanco, stremato, fuori di sé – penso, e per questo non mi stupisco quando al rifugio ordina da mangiare e da bere senza neppure salutarci o ringraziarci, come se tutto gli fosse dovuto, compreso un pasto completo a mezzanotte, quando tutto il personale è a dormire da un pezzo e la cucina chiusa.
Il bello viene la mattina dopo, quando scopro che il generale fa parte del mio gruppo e che è intenzionato a venire con noi nonostante la stanchezza, ma con i suoi tempi, brontolando in continuazione e rallentando tutti, al punto che la gita viene compromessa.
Io mi lamento con la guida per averlo portato nonostante le precarie condizioni psicofisiche, e che a quel punto intendo proseguire per conto mio. Non è possibile, mi dice, si deve stare tutti assieme, lui è responsabile di tutti.
E così, anziché ricevere una parola di ringraziamento dal generale, che rivedendomi al mattino non mi ha neppure salutato, ottengo i suoi rabbiosi commenti per i miei tentativi di ribellione. Come mi permetto? Non so che lui…
Come diceva Totò: siamo uomini o caporali?
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jj6 Rispondi citando



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Luogo di residenza: New Delhi - India

MessaggioInviato: Mer Set 03, 2008 4:46    Oggetto:
 
Trema... trema....

no dai, stavolta sono buono e ti chiedo:
eri andato al rif. Marinelli per andare sul Coglians???.........

ma......
io sto col Generale, burba!!!!!
e con i giovani rimasti in rifugio x "scaldarsi" con le escursioniste del gruppo, monaaaaaa!!!!!
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E allora... MOLLALI !!!!!! CARLO
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ste Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 16:05
Messaggi: 6285
Luogo di residenza: Portus Naonis

MessaggioInviato: Mer Set 03, 2008 8:12    Oggetto:
 
eccolo qua, il mio unico lettore... Very Happy

no, era il Corsi, per la traversata sud delle Cengia degli Dei

e del rifugio ricordo un altro episodio: la mattina dopo faceva molto freddo anche all'interno. Al bagno c'era la coda per lavarsi. L'acqua era gelida e tutti si limitavano a bagnarsi frettolosamente il viso e le mani. Davanti a me, in coda, c'era una ragazza romana molto bella. Quando è toccato il suo turno, come se fosse sola e la temperatura alta, si è spogliata completamente e lavata, in un silenzio irreale.
Il tempo si era come fermato in un momento catartico.
Nessuno parlava, nessuno si muoveva.
Aveva una naturalezza e un candore irreali. C'era innocenza nei suoi gesti.

Forse hai ragione tu: la sera prima i giovani erano rimasti in rifugio a causa sua, forse la ragazza romana, arrivata come tutti infreddolita e bagnata, aveva esibito la sua innocenza e naturalezza davanti al caminetto... Cool Wink
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enrico r. Rispondi citando



Registrato: 06/04/05 15:03
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MessaggioInviato: Mer Set 03, 2008 11:03    Oggetto:
 
Che razza di tàngheri!
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enrico r.
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ste Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 16:05
Messaggi: 6285
Luogo di residenza: Portus Naonis

MessaggioInviato: Sab Lug 25, 2009 21:33    Oggetto:
 
7] Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Era un’alba luminosa e promettente, con una chiarezza d’intenti che non lasciava spazio ad interpretazioni, e Stefano era ancora vivo.
Ho cercato altri pretesti per ritornare a letto, primo fra tutti l’inopportunità di uscire da solo e la neve non ancora assestata, ma nel forzare il tepore del sonno ed aprire la finestra avevo già compiuto il maggiore sforzo, ed i gesti successivi sembravano leggeri.
Ritornare a dormire con una giornata così bella mi sembrava innaturale come camminare a ritroso.
Dunque dovevo procedere, andare, nonostante i timori. Concentrarmi sulle azioni, e non sui pensieri.
Tutto risultava semplice e facile, i semafori erano verdi come prati, non c’era traffico, e la strada, nonostante procedessi dalla pianura alla montagna, scorreva in discesa.
In bilico tra la preoccupazione di non poter contare sull’aiuto di nessuno, in caso di un incidente che può sempre capitare, e l’eccitazione di una nuova avventura, cercavo riparo in un’assenza di pensieri.
Anche nelle gite più banali, specie se vado da solo, non so mai cosa troverò e cosa accadrà, né se ci sarà un domani. Ogni mattina inizia un nuovo giorno che nessuno conosce, mi diceva mio padre. In cui tutto può succedere, o niente. Con infinite possibilità intermedie.
E io cercavo di non pensarci.
Non che sia facile, ma ci provavo, limitandomi a posare lo sguardo sulle cose senza concedere spazio alle riflessioni, o ai timori.
Osservavo il cielo farsi sempre più chiaro e vivo, i mostri metropolitani che si arrendevano finalmente ai paesaggi prima collinari, e poi pedemontani, con la nebbiolina che lentamente si diradava, svelando alberi, boschi, e mondi sempre più vasti, con meraviglie racchiuse in piccoli spazi, in semplici scorci.
La montagna è comparsa all’improvviso, oltre il bosco, dietro una curva, illuminata dai primi raggi del sole che la coloravano di rosa.
Ho fermato la macchina e sono sceso a guardarla, perché l’osservazione di un capolavoro esige un’attenzione che il semplice movimento dell’auto può pregiudicare.
Non volevo essere un turista che attraversa frettolosamente le stanze di un museo, no, io volevo guardarle fino a farle entrare in me.
E lo stesso dopo: ho calzato gli sci e sono salito lentamente, osservando i continui cambiamenti della montagna, che nonostante da lontano apparisse come un pendio monotono e uniforme, nel suo ventre mutava ad ogni passo, come la luce che la illuminava.
Dalla cima si toccava il cielo, un cielo dipinto di blu da un bambino.
Ero contento di essere lì, e di essere solo, perché così potevo meglio contemplare ogni cosa, senza distrazioni o divagazioni.
Ho sentito la voce di Branduardi che cantava “ qui forse anche morire non fa male…” ed ho ripetuto quei versi dentro di me, sentendoli veri. Anche se niente in quel contesto faceva pensare alla morte, né ritenerla plausibile. Ma era proprio questo a renderne possibile l’evocazione, in un gioco di contrasti che la faceva apparire inverosimile e inoffensiva.
La pienezza del momento, e l’incanto del luogo, hanno allontanato tutti i miei timori.
Ho iniziato così a scendere, imprimendo nei movimenti l’armonia che sentivo dentro, e un po’ mi sembrava di danzare e un po’ di volare, e devo aver davvero preso il volo, perché in un attimo sono arrivato a casa.
La gita era finita, ma la magia continuava dentro di me.

Quando è arrivata, inaspettata, attraverso il telefono, la voce di Luca mi è sembrata irreale.
“Ho una brutta notizia da darti” mi dice.
Mi torna istantaneamente alla mente, ma come ovattata, innocua, la notizia della valanga alla radio, dei due morti, e l’augurio che non si trattasse di amici miei.
Il luogo dell’incidente lo rendeva possibile, ma la gioia che mi animava no.
In una giornata così bella non c’era spazio per le lacrime.
Ma le parole di Luca, per quanto assurde mi paiano, si accaniscono a strappare il velo alla realtà. Alla mia realtà, naturalmente.
Che improvvisamente si trasforma.

Noi non possiamo vedere la nostra morte, la possiamo vedere solo negli altri, perciò nella morte dei nostri cari possiamo vedere la nostra.
E questo ci sgomenta.
Mi si è impresso nei pensieri il sorriso dolce e buono di Paolo, e subito il suo viso si è confuso con il mio, sia perché quando perdiamo un amico perdiamo una parte di noi stessi, sia perché era capitato a lui e Michele, ma poteva benissimo esser accaduto a me.
Non c’era merito nel mio essere vivo, né demerito nel loro essere morti, quel giorno.
Paolo era notoriamente una persona molto calma e prudente, e Michele anche esperto, ma la valanga che li ha travolti non ne ha tenuto conto.
Quella stessa mattina, forse negli stessi istanti, mentre disegnavo sul pendio le mie curve mi ero esposto agli stessi rischi, ma ero stato fortunato, mentre loro no.
La sorte quel giorno aveva assegnato le carte a caso, niente era dipeso dalla nostra volontà, o capacità, o altro.
Anzi, se riportavo l’orologio all’alba, quando partivamo per la nostra piccola avventura, io da solo, Paolo con un amico abile ed esperto, a chi avrei attribuito i maggiori rischi?

E così io potevo vedere il volto sorridente di Paolo, così come lui avrebbe potuto vedere il mio, se i suoi occhi non si fossero chiusi per sempre.
Ogni cosa mi sembrava assurda e irreale, confusa, mescolata insieme come la gioia di poter vivere e il dolore del veder morire.
Ovunque c’era bellezza e ovunque c’era orrore, nello stesso fragile e contraddittorio istante.
La vita è anche questo.
La vita è questo.
La vita.
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clark Rispondi citando



Registrato: 22/12/07 10:26
Messaggi: 1876
Luogo di residenza: Vicenza

MessaggioInviato: Dom Lug 26, 2009 20:43    Oggetto:
 
Bravo Ste. Smile
Ottimo ricordo di una tristissima giornata. Sad
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le cose semplici sono le più belle
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Valentino_52 Rispondi citando



Registrato: 21/02/06 09:49
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Luogo di residenza: TRENTO

MessaggioInviato: Lun Lug 27, 2009 11:49    Oggetto:
 
Proprio questo we a malga Flavona, il ricordo di Paolo era più che mai vivo,
perchè sicuramente sarebbe venuto anche lui come nelle due precedenti occasioni.
Grazie Ste.
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"Le azioni più straordinarie sono quelle semplici e spontanee" (Grizzly 1-5-2010)
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robferri Rispondi citando



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Luogo di residenza: Reggio Emilia

MessaggioInviato: Lun Lug 27, 2009 15:08    Oggetto:
 
ste ha scritto:
purtroppo per voi un altro incontro, un altro raccontino... Rolling Eyes

6] IL GENERALE

Era...

Mmmazza che pezzi di m.... !!!
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robferri Rispondi citando



Registrato: 31/03/05 17:52
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Luogo di residenza: Reggio Emilia

MessaggioInviato: Gio Lug 30, 2009 3:05    Oggetto:
 
Bravo Ste, ho finito di leggerli tutti e sette.
Continua a scrivere.
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ste Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 16:05
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Luogo di residenza: Portus Naonis

MessaggioInviato: Gio Lug 30, 2009 17:31    Oggetto:
 
grassie... Embarassed

purtroppo... Rolling Eyes
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robferri Rispondi citando



Registrato: 31/03/05 17:52
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Luogo di residenza: Reggio Emilia

MessaggioInviato: Gio Lug 30, 2009 21:57    Oggetto:
 
ste ha scritto:
grassie... Embarassed
purtroppo... Rolling Eyes

purtroppo .... Question
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ste Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 16:05
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Luogo di residenza: Portus Naonis

MessaggioInviato: Ven Lug 31, 2009 18:00    Oggetto:
 
purtroppo per voi continuerò a scrivere: non sono bravo a farlo, e non sono capace di non farlo... Rolling Eyes
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robferri Rispondi citando



Registrato: 31/03/05 17:52
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Luogo di residenza: Reggio Emilia

MessaggioInviato: Ven Lug 31, 2009 22:14    Oggetto:
 
ste ha scritto:
... non sono bravo a farlo.... Rolling Eyes

A parte che non è vero e lo dici perchè, come tutti, vuoi essere un po' lusingato, birbone... (direbbe jj)

Ecco questo è un punto cruciale, per me.

Può scrivere solo chi sa scrivere?
Può scrivere solo chi è uno scrittore affermato?
Siamo tutti scrittori velleitari???
Oppure chiunque può scrivere... chi vuol leggere legga.

Ecco ci ho messo un sacco di anni a capire, ma alla fine mi sono chiarito. Da più giovane sognavo di diventare uno scrittore, per spirito di emulazione...chi non l'ha mai sognato... peccato che avevo 4 in italiano.

Poi dopo che mio padre è scomparso mi sono reso conto quanto mi sarebbe piaciuto se mi avesse lasciato qualcosa di scritto, qualche racconto della sua vita, per non perdere la memoria, per non far inesorabilmente sfumare i sentimenti. Il ricordo degli altri finisce tutto nell'arco di due generazioni contigue.

Premessa: è importante scrivere bene, al meglio delle proprie possibilità!
Però non saremo tutti dei grandi narratori (ma chi lo era all'inizio?!), ma è importante lo stesso che scriviamo perchè i pochi lettori interessati possano leggere.

E poi la giornata, il ricordo della morte di Paolo, non è stato male...la riflessione sulla morte nostra e altrui è interessante, toccante... mi hai fatto riflettere dov'ero io/noi quel sabato 28.2.2009 (sul Costabella).
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ste Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 16:05
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Luogo di residenza: Portus Naonis

MessaggioInviato: Sab Ago 01, 2009 21:14    Oggetto:
 
scrivere in un forum è un diritto dovere di tutti (inmyopinion)
poi ci sono quelli dotati, come giovannino, e gli altri, che si arrabattano bene o male
non desidero assolutamente essere lusingato, ho letto tanto in vita mia per saper riconoscere una buona scrittura
non basta avere un bello stile o usare un linguaggio ricercato, anzi
un buon racconto deve comunicare qualcosa, trasmettere emozioni
io ci provo, ma con risultati modesti, a volte accettabili, mai buoni
ne sono convinto
come sono convinto che quello di giovannino sia un dono, non il frutto di studio o ricerca (che ovviamente contano, ma non bastano)
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casmau Rispondi citando



Registrato: 04/10/06 18:00
Messaggi: 8395
Luogo di residenza: Roma, Appennino

MessaggioInviato: Sab Ago 01, 2009 21:56    Oggetto:
 
ste ha scritto:
scrivere in un forum è un diritto dovere di tutti (inmyopinion)
poi ci sono quelli dotati, come giovannino, e gli altri, che si arrabattano bene o male
non desidero assolutamente essere lusingato, ho letto tanto in vita mia per saper riconoscere una buona scrittura
non basta avere un bello stile o usare un linguaggio ricercato, anzi
un buon racconto deve comunicare qualcosa, trasmettere emozioni
io ci provo, ma con risultati modesti, a volte accettabili, mai buoni
ne sono convinto
come sono convinto che quello di giovannino sia un dono, non il frutto di studio o ricerca (che ovviamente contano, ma non bastano)


il dono principale è voler comunicare, leggere, ascoltare Wink
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http://scianarchik.blogspot.com/

http://vimeo.com/87710861

Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne.
Che sensazione piacevole! Ho forse dormito?
No sto facendo una gita con gli sci
H. Buhl
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