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Camargue, altro che neve!

 
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giovannibusato Rispondi citando



Registrato: 09/03/06 16:03
Messaggi: 2160
Luogo di residenza: Paesello

MessaggioInviato: Lun Nov 17, 2008 16:45    Oggetto: Camargue, altro che neve!
 
Se i Pirenei sono la sfuggente verticalità, l’inquietante disordine di cime e la condanna dei temporali pomeridiani, la Camargue è tranquillità piatta, orizzonte sgombro e stradine sterrate, trappole mortali per le natiche dei ciclisti improvvisati.
Arrivavamo da dieci giorni di arrampicate, dislivelli mostruosi e altrettante discese da avvitare le ginocchia e non ci pareva vero di essere al piano; già pensavamo alla comoda bicicletta e al viaggiare senza sforzo.
Il primo giorno esplorammo il percorso fino a Saintes Maries de la Mer e finimmo nell’immensa spiaggia dove ogni anno si tiene il grande raduno degli zingari che arrivano da tutta Europa; quei giorni non c’era nessuno tranne qualche nudista che pensò: ecco i bacchettoni, così in men che non si dica eravamo ignudi e una leggera e piacevole brezza a rinfrescare le pudende che mi venne in mente quel scalatore inglese che arrampicando nudo sulle falesie di Dover si beava del lieve massaggio che le correnti ascensionali procuravano ai suoi genitali.. togliemmo le foderine anche alla macchina che però arrossì.


Ritornando ad Arles incontrammo numerosi ciclisti, perché la Camargue è il regno del cicloturismo e noi, smessi i panni di alpinisti eccoci alla ricerca di un negozio dove affittare le biciclette da pedalarci sopra che poi scoprimmo essere una vera tortura, altro che riposante.
Ad Arles eravamo arrivati seguendo le indicazioni di una nota rivista, ma capimmo subito che l’articolo era una bufala o la locanda aveva visto tempi decisamente migliori.



L’insegna “Hotel Savoy” appoggiata sul balcone, infissi consumati dal tempo; per le strade popolo ai margini, a fianco un cinema che proiettava un James Bond pensionato, nell’aria l’odore delle foglie marce dell’ippocastano.
Ci piacque subito.
La Padrona dall’età indefinita ma che per esperienze sarebbe stato difficile sorprendere, ci accolse in una vestaglia scollata assieme a un dobermann che mi piantò il muso nello stomaco, la stanza era evidentemente usata anche ad ore ma pulita, alla finestra una mezza zanzariera che stava o in alto o in basso così che nel buco sistemammo un’asciugamano.
Le zanzare in Camargue mica pungono, no.. pugnalano.
Al tavolo del ristorante stava seduta una coppia, lei con dei pantaloni leggeri attillati e bianchi lui non ricordo perché seguivo le mosse di una zanzara che le succhiava un polpaccio che volando via aveva lasciato un puntino rosso sui pantaloni e quando passò l’effetto anestetico della puntura la donna inizio a grattare furiosamente imprecando contro di lui: “ma è possibile”,, “ma dove mi hai portato..” che lui ci guardò alla ricerca disperata di un sicario a buon prezzo; pagò e se ne andò triste.
Noi mangiammo la specialità del luogo, una minestra che sul piatto ha esattamente il colore e l’aspetto dell’acqua lasciata sulla piastra delle bistecche per mollare la crosta che prende quel color ruggine con venature scure dai riflessi violacei.. però era buona come pure il vino della casa che ricordava vagamente sapori di tabacco.
Rientrammo alticci e ci addormentammo presto, l’hotel era in pieno fermento e sembrava una cosa viva tra mille cigolii di amori mercenari.
Il mattino seguente partimmo di buon’ora, cerchio in testa e carta alla mano inforcammo subito la strada sbagliata che i camion strombazzanti ci spostavano in mezzo alla strada in direzione Marsiglia; via via da qui! e finalmente eccoci in direzione S.M. de la Mer, distante appena quaranta chilometri.. e che cosa vuoi che siano per chi ha macinato i Pirenei sotto ai piedi?
Così ci tuffammo in questa dimensione nuova, La Camargue è il regno dei birdwatcher con le sue paludi, stagni e canneti e aree protette; procedevamo spediti pur guardandoci attorno incuriositi, imparammo ben presto che per guardare era meglio fermarsi perché altrimenti come le eviti le buche ?



La Camargue è un luogo di tempo fermo, dove tra paludi, campi di grano, girasoli e tori al pascolo ti aspetti ad ogni momento di vedere la mitica Tarasque,



il terribile mostro che vive nel Rodano e che terrorizza le popolazioni contadine, spuntare da qualche stagno; forse sono gli spazi enormi, forse questo silenzio dove giunge il profumo del mare, il mare amico, del quale puoi vivere, non come la montagna sulla quale non si può stare, dove niente sta fermo e tutto rotola, prima o poi, verso quaggiù ..al mare.
Qui si respira la tranquillità dei girasoli, di mille uccelli che riposano prima del grande salto, qui arrivò Van Gogh alla ricerca del colore e del sole in una natura straordinariamente bella.



Quando il sole era già alto comparvero all’orizzonte le saline di S.Giraud che spuntavano dal mare, un mare che con le parole di Van Gogh “ ..ha il colore come quello degli sgombri, vale a dire cangiante e non si sa bene se è verde o viola, perché a seconda del riflesso prende una tinta rosa o grigia” e siccome Vincent non era l’ultimo arrivato in fatto di colori ci facemmo sgombri e ci buttammo pure noi nel mare, bicicletta compresa.


Eravamo partiti col dire “cosa vuoi che sia per fare quaranta chilometri?” ma ora distesi al sole ad asciugare osservando le nuvole ben diverse da quelle che a questa stessa ora nei Pirenei ci assicuravano acqua grandine e fulmini, realizzammo che ne dovevamo fare altri quaranta per tornare ad Arles così, piano piano iniziammo a pedalare, non senza notare un leggero bruciore alle natiche al quale non demmo importanza se non fino a metà del rientro quando sotto il sole cocente e senza acqua, sul punto di aggredire il primo ciclista e rapinargli la borraccia, all’orizzonte comparve un chiosco con la scritta “perrier e menthe”;
Scendemmo dalla bicicletta evidentemente sodomizzati e ci sedemmo obliqui, ognuno sulla chiappa meno dolorante e ne bevemmo fino a scoppiare.
Il padrone del locale aveva calcolato benissimo dove sistemarlo, sapeva bene dove i ciclisti finivano l’acqua e poi non c’erano più fonti e iniziava a montare la sete che i fossi in fianco alla strada diventavano dei miraggi ma di là della rete c’erano i tori e magari la Tarasque e allora avanti; e lui proprio là aveva messo il locale, nell’esatto posto dove stai per cedere, dove per avere l’acqua sei disposto ad uccidere il prossimo.
Del francese mai studiato nessuna frase mi è stata più dolce e suadente di Perrier e menthe.. perrier e menthe…
In vista di Arles prendemmo coraggio e al ponte sul Rodano girai il berretto alla Maspes e lanciai una fuga solitaria che mi portò chissà dove perché il mio amico giù dal ponte aveva girato nella giusta direzione mentre io inebriato dall’abbrivio avevo tirato dritto e mi ero perso.



Cominciai a cercare il negozio per tutte le stradine di Arles e Dio solo sa quante ce ne sono in quel maledetto paese tanto che il mio amico mi vide sfrecciare più volte ora da un vicolo ora da un altro senza riuscire a fermarmi in tempo.
Poi alla fine fermai un vigile e gli mostrai l’etichetta attaccata alla bicicletta; lui che sembrava li apposta per migliaia di ciclisti persi mi indicò il negozio e vi ritrovai il mio amico che ormai era venuto alle mani con il negoziante che iniziava a dubitare che volessimo fottergli la bici.
Il rientro fu penoso e non solo perché erano finite le ferie, ma perché le vesciche interno natica erano molto dolorose che dovevamo alternare la seduta da una chiappa all’altra e così fino a casa dove trovammo in piazza al paesello una ragazza che salutammo e dopo un po’ che si parlava ci chiese “ma perché non scendete?”, dopo centinaia di chilometri avevamo trovato una posizione antalgica e chi si muoveva più?? “stiamo prendendo coraggio..”rispondemmo.
Poi continuò con tono sarcastico: “cosa vi hanno dato, cosa vi è rimasto delle vostre ferie?”
E la domanda suonava irosa perchè l’avevamo, un po’ da carogne, lasciata a casa del resto lei faceva sempre l’amicona con tutti ma non la dava mai a nessuno; “cosa c’è rimasto delle nostre ferie??”
Non occorse neanche uno sguardo di intesa, scendemmo dalla macchina e girandoci di scatto calammo le brache alle ginocchia.. ecco, cosa c’è rimasto!
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giovanni
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gianlu Rispondi citando



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MessaggioInviato: Lun Nov 17, 2008 16:52    Oggetto:
 
E S I L A R A N T E !

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“Senza regole tutto è permesso, tutto è possibile, ma tutto non ha Valore perché non è rapportabile a niente. Senza regole non si è nessuno” (W.Bonatti)
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gianko Rispondi citando



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MessaggioInviato: Lun Nov 17, 2008 17:32    Oggetto:
 
Laughing Laughing la prossima volta portatevi la Pasta Fissan Laughing

Bella la Camargue....la maremma francese
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Gianko

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il tempo che passa "piega" solo i pigri....
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Leo Rispondi citando



Registrato: 27/01/07 17:31
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Luogo di residenza: Zoldo

MessaggioInviato: Lun Nov 17, 2008 22:12    Oggetto:
 
Bella storiella classe!!!! I montanari sono sempre a rischio fuori dal loro ambiente naturale...vuoi per eccesso di sicurezza o sprezzo del pericolo, delirio di onnipotenza...così anche una sella di bici si trasforma in tragedia!!
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LucaGPS Rispondi citando



Registrato: 18/12/06 01:01
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Luogo di residenza: Arco

MessaggioInviato: Mar Nov 18, 2008 0:39    Oggetto:
 
M I T I C O
E' sempre un piacere leggerti.
Ma ancora più emozionante è stato seguirti sabato. Wink
Alla prossima Classe.
Cool Cool Cool Cool
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C’era un tizio racconta l’autista, che saliva con lo zaino, sci e scarponi, sorriso dolce sul viso bianco di crema solare..non l’ho più visto, forse si è stancato ed è andato altrove. Stancato? Guardo verso le montagne che scintillano più del solito.
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Valentino_52 Rispondi citando



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Messaggi: 7323
Luogo di residenza: TRENTO

MessaggioInviato: Mar Nov 18, 2008 10:16    Oggetto:
 
Un'altra perla da aggiungere alla tua Collana! Wink Wink
Grande Giuàn!
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"Le azioni più straordinarie sono quelle semplici e spontanee" (Grizzly 1-5-2010)
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cer Rispondi citando



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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 10:49    Oggetto:
 
Laughing Laughing
GRANDISSIMO BUSATO
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