FAQHome    FAQFAQ    CercaCerca    Lista utentiLista utenti    GruppiGruppi    AlbumAlbum    FAQPrivacy Over The Top 
  ProfiloProfilo    Messaggi privatiMessaggi privati    Log inLog in 
 
Piccola guida sul Pasubio nascosto della Val Posina…
Vai a 1, 2  Successivo
 
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Magazine: tra cultura e informazione

giovannibusato Rispondi citando



Registrato: 09/03/06 16:03
Messaggi: 2160
Luogo di residenza: Paesello

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 15:29    Oggetto: Piccola guida sul Pasubio nascosto della Val Posina…
 
Pubblicato da: Le Alpi Venete – Rassegna triveneta del C.A.I.
Autunno inverno 2009 - 2010


Piccola guida sul Pasubio nascosto della Val Posina…




“Posina”- clic invio.
Google Heart mi prende, i contorni neri dello spazio sono ancora visibili ma la terra si avvicina velocemente; sto planando dentro questa valle attraverso nomi di città che compaiono improvvisamente; pensavo fosse invisibile al satellite o meglio, indifferente e invece nella discesa compare Vicenza e Rovereto, poi sempre più giù vedo Arsiero e poi Posina ed eccomi seduto al bar da Renzo ma questa non è una birra virtuale..menomale!
“quest’anno ne ha fatta di neve che ho dovuto palare come un dannato! vi sarete divertiti con quegli sci mentre qua ci si rompreva la schiena!”
Già quest’anno è stato un inverno da ricordare, le grandi nevicate ci hanno finalmente distolto dai grandi itinerari sulle Alpi e sulle Dolomiti per riscoprire le montagne di casa, quelle dei boschi di faggio fitto dove si è imparato a sciare bene e in fretta più per necessità di schivarli, i faggi, che per altro.
Il Pasubio è conosciuto per la Grande Guerra, per la Strada delle 52 Gallerie, per la zona dei Vaji, per essere parte di quelle Piccole Dolomiti regno di grandi scalatori quali Soldà e Carlesso, il tutto oggetto negli anni di una pubblicistica voluminosa quanto esauriente.
Questo però, della Val Posina, è il Pasubio meno conosciuto e meno frequentato, il più spettacolare e selvaggio, quello che d’inverno è il regno del silenzio, della solitudine, dei paesaggi resi cristalli finissimi dal gelo di valli dove l’ombra dura cinque mesi..
Sì, puoi dirlo forte! Cento quintali di legna per non avere mai caldo ma solo muri anneriti dal fumo e il fiato che al mattino condensa sui vetri della camera..”.


Arrivando a Posina è immediatamente visibile l’ampia facciata della Bella Laita; dal bar del Renzo poi, il roccioso Nido D’aquila troneggia sulla defilata Valle di Sorapache, più lontano sullo sfondo, le pareti dei Soji Bianchi a precipizio sulla Val Caprara a sud mentre a nord sorreggono lo splendido altopiano di Malga Costa.
Gli itinerari scialpinistici di questo versante presentano caratteristiche dolomitiche per dislivello e pendenze che consigliano di non dimenticare piccozza, ramponi e casco, talvolta anche uno spezzone di corda visto che molto spesso si finisce per spalleggiare gli sci salendo per le linee di massima pendenza.
Fondamentale poi intraprendere queste gite con il manto nevoso assolutamente assestato, le cui condizioni di stabilità devono essere valutate con estrema severità.

Sono in parte descritti anche in svariate guide e pubblicazioni, ma quelli che seguono sono un po’ il cuore di questo versante, come le gemme della miniera dei Sette nani, non a caso si favoleggia di uno gnomo che abita la Bella Laita…
Così pensando dico a Renzo che guarda sconsolato l’enorme catasta di legna da sistemare: “ Sì amico mio, quest’anno è stato un anno di neve come pochi in questa valle; siediti che ti racconto che la legna ti aiuto io a accatastarla, dopo”
Se conosco bene la sua passione per la montagna, ora si ferma e.. infatti lasciata la carriola in mezzo al piazzale:
“Ma sì, mica l’ho sposata ‘sta legna; già gli corro dietro tutto l’anno che neanche la morosa una volta!”E così, recuperate un paio di birre…

BELLA LAITA (1881 m.) – CIMA CUARO (1939 m.)
La Bella Laita è un piccolo risalto della cresta che diventa cima ma che da il nome anche a tutto il versante di questa montagna; è uno di quegli itinerari fattibili solo quando nevica da piegare i tetti e la valanga entra profondamente nel bosco che basta seguirla per portarsi in quota.



L’avvio parte dalla strada che porta al Passo Xomo che si segue finchè si può, in base all’innevamento; dopo si prosegue a piedi ancora lungo la strada e comunque fino al quinto tornante, dove sulla destra si sale una stradina forestale che entra nella valle dei Corvi.
Al centro della valle, dove non è raro incontrare il fronte delle valanghe, si sale ora sci in spalla, scomodamente e in qualche maniera sul greto del torrente fino ad uscire sui pascoli di Malga Campiglia che si lasciano sulla destra per poi raggiungere la strada degli Scarubbi.
Solitamente la strada è sommersa dalle valanghe che da tutto il versante soprastante cadono lì, come alla fine di un gigantesco imbuto; quindi se si trova la strada sgombra, si può ben immaginare dov’è la neve.. e cambiare itinerario.
Quest’anno la valanga è di dimensioni gigantesche e la si segue con qualche difficoltà per un centinaio di ripidi metri fino ad incontrare un pronunciato salto di roccia che, a seconda dell’innevamento si può superare direttamente con brevi passaggi di misto su roccia e ghiaccio o, più agevolmente, per il bosco di faggio sulla sinistra.
Questa è la “porta” d’ingresso della Bella laita, che si intuisce incombente priva di luoghi dove tirare il fiato o vie di fuga.
Per un ripido canale incassato tra le rocce si sale verso destra e si raggiunge il centro della pala dove il canale si esaurisce e l’itinerario è ben visibile sopra.
Piegando a sinistra, volendo, si addolcisce il passo scegliendo pendenze meno sostenute, altrimenti mantenendo la linea di massima pendenza si arriva direttamente e senza sconti a Cima Cuaro, peraltro con grande soddisfazione.
Eccole qua le Piccole Dolomiti; I Forni Alti sono proprio lì davanti mentre a destra Cima Palon e i Denti; più lontano i dirupi del Cornetto - Baffelan e il gruppo del Carega.
Poi se ci si volta con circospezione dato che la cresta è affilata dal vento si ha l’impressione che le prossime curve si faranno in Piazza Posina, tanto sembra di esserci sopra.
In discesa la pendenza iniziale è molto sostenuta e l’impegno è totale, anche perché i pendii sottostanti pur essendo meno ripidi mantengono comunque una pendenza e una costanza impegnativa per tutti i settecento metri di questa pala.
Alla fine del canale, prima del salto ci si infila nel bosco, e con sciata antica si ritorna sulla valanga e poi ancora sui pascoli della malga, per infilare ancora la Valle dei Corvi finchè gli sci non trovano che erba.

“che meraviglia, guarda lassù.. sembra impossibile scendere lì che d’estate i cacciatori di camosci ci vanno con le grappette agli scarponi, come gli alpini nel ’16 che usavano vere tavole di legno e gli attacchi di cuoio, altro che le vostre trappole… certo che loro erano più furbi perchè salivano dal Canevon di Campiglia, molto più comodo e meno pericoloso.”

MONTE FORNI ALTI (2023 m.) PER Strada degli Scarubbi e Canevon di Campiglia.

Dal Colle Xomo, ma più spesso da molto più in basso da dove si riesce ad arrivare con la macchina, si sale lungo la strada che a destra, aggirando il Monte dei Cicchelleri, porta a Bocchetta Xetele e quindi si inoltra Verso Malga Campiglia (che si può raggiungere direttamente anche con il percorso descritto per il precedente itinerario della Bella Laita).



Superata la Malga, dopo circa quattro chilometri di stretti tornanti si abbandona la strada alzandosi decisamente verso sinistra ed entrando nell’ampio Canevon di Campiglia, chiuso a sinistra dalle creste dei Forni Alti.
Si sale lungo il fondo del vallone superando sulla destra una impressionante e profonda dolina, conosciuta tra i locali come “la busa de la neve” che rappresentava in passato una preziosa e inaspettata fonte di ghiaccio che d’estate veniva trasportato in paese in sacchi di juta.
Al cospetto della ripida pala della cima si gira verso destra in direzione di una evidente selletta che si raggiunge per ripidi pendii.
Lasciati gli sci, o caricati sullo zaino per gli amanti del ripido, si raggiunge la vetta utilizzando preferibilmente picozza e ramponi per una aerea ed evidente cresta.
Maestoso è il paesaggio su tutto l’acrocoro sommitale del Pasubio, a partire dal Rifugio Papa fino a Cima Palon; dai Denti Italiano e Austriaco al lontano Corno del Pasubio.
Dalla vetta, se la neve lo consente, la discesa con gli sci è di grande soddisfazione; l’aperta pala e la pendenza molto sostenuta (45-50°) danno una sensazione impressionante di vuoto.
Ma per chi non è attratto dal vuoto si ritorna in bocchetta e calzati gli sci, si rientra per bei pendii avendo cura di tenere la destra della valle fino a giungere sulla strada e proseguire poi la discesa lungo il percorso di salita.
Una interessante variante a questo itinerario e costituita dalla discesa della Val Camossara raggiungibile attraverso l’evidente forcella tra cima Cuaro (1939 m.) e Cima Forni Alti.
Questa forcella, molto evidente sulla destra nella parte alta della discesa, si raggiunge risalendo brevemente dopo aver sceso la prima parte del Canevon.
Giunti nell’intaglio si riconosce subito la traccia della Strada delle Gallerie e un caratteristico ed isolato pinnacolo roccioso nel centro della valle.
La discesa sostenuta ma non ripida (35°) è entusiasmante per i primi cinquecento metri di dislivello, l’ultima parte che sfocia nel bosco, consiglia di risalire pazientemente in bocchetta e di riprendere il precedente itinerario verso Colle Xomo.

“La Camossara è una valle bassa di quota ed esposta a sud, tra quei sassi vengono carpni che bruciano come il carbone, ma la neve diventa subito fradicia e slavina in valle portando pietre e legne, e se rimane, la notte diventa ghiaccio. Bisogna sorvegliarla bene per cogliere il giorno giusto; come il Vajo del Tauro, vai ad indovinare il momento giusto.. la discesa fantasma della Val Sorapache”!

IL VAJO DEL TAURO – PUNTA DELLE LUCCHE (1849 m.)

A Posina il Bar in piazza è aperto da poco e il Barba sta sistemando i giornali; un bel caffè, due chiacchiere.
“Sorapache? Vajo del Tauro: di là ci passano i camosci che vanno in Val Pruche, a essere lì, li prendi con le mani, quasi..”
e gli occhi sono lucidi che si perdono nei suoi sogni di cacciatore.
Intanto sul fare giorno si parte seguendo la strada che porta al Passo della Borcola, ma poco prima di Contrà Doppio, in prossimità di un ponticello (Ponte dei Lissa 653 m.), si posteggia e ci si prepara per la salita.



Si sale lungo la ripida strada forestale per una mezz’oretta finchè alla fine diventa un sentiero che porta in breve fuori dal bosco nel bel mezzo della selvaggia Valle Sorapache.
Di fronte il tormentato profilo degli Scarubbi sembra chiudere definitivamente la valle; sulla sinistra le guglie dei Frati Bassi, al centro il caratteristico “Campanilon del Giona” ovvero il Fraton degli alpinisti! sulla destra ancora i Frati Alti con la Punta del Vecio.
Si risale nel centro della valle per grandi massi erratici superando una strettoia fino al cospetto del Fraton e dei suoi pendii ripidi, allora si gira decisamente a destra dove è ormai evidente il profondo Canalone del Tauro che incide Punta delle Lucche.
Piccozza e ramponi si risalgono le prime roccette, spesso coperte di neve che introducono in un ambiente severo e alpino.
Procedendo si incontra un altro ostacolo roccioso, anche questo più o meno evidente a seconda dell’innevamento che si supera direttamente con un breve passo di 2° grado facendo attenzione all’eventuale presenza di vetrato.
Il canalone continua poi senza ostacoli piegando leggermente a destra tra pareti di roccia aggettanti e cenge che si perdono oltre gli spigoli visibili.
La salita alterna tratti ripidi a brevi pezzi più dolci e di grande conforto per i polpacci, fino alla ripida e continua parte finale che culmina nell’aerea forcella che precipita nella valle del Pruche.(1801 m.)
La quota relativamente bassa del canalone ne fa una discesa “fantasma”, un po’ come quei couloir che scompaiono, magari per anni..
In ogni caso la partenza nottetempo è assolutamente d’obbligo.
La discesa, al solito, richiede ottima neve, dura ma non ghiacciata e molta concentrazione: le prime curve sono sempre le peggiori, non vengono mai bene per la tensione e rischi di cadere, poi, piano piano, si prende il ritmo, fiducia, e si sprofonda nella montagna che ci si dimentica persino di respirare.
Quanto poco durano queste discese!
In Val Sorapache c’è poco di sciabile e tuttavia risalendo il risalto boscato ai piedi dei Frati Alti si sbuca nella Val Belele, un alta valle che conduce per antichi pascoli sull’acrocoro del Pasubio nella zona di Cima Palon, del Rifugio Papa e del Corno del Pasubio che domina la Val Caprara.

Ahh, la Val Belele con le sue malghe; ormai ruderi di altri tempi.. e pensare che starei bene là con quattro capre, mica tante: una ventina.. invece che qui a dover fare mille cose e tutte in fretta, e tutte insieme che Tizio vuole gli gnocchi, e Caio la sopressa;
- Magari ce la taglia fine fine.. magari se può fare in fretta che dobbiamo…-
calma..calma..ora che siete qui sembra scapparvi la terra sotto ai piedi, ma io è un anno che vi aspetto!!”


VAL BELELE – CORNO DEL PASUBIO (2143 m.)

Ritornati alla base del canalone si prosegue attraversando verso destra fino a ridosso delle pareti che scendono dai Frati Alti da dove si risale decisamente lungo un ripido bosco sulla destra, regno del Francolino di Monte, che conduce alla spianata della “ Piassa dee Vache”.
La valle si inoltra ora per pascoli e rade fratte che d’estate mostrano con orgoglio la bella e rara Pianella della Madonna, superando diversi risalti, verso il lontano ma evidente Cimon del Sojo Rosso (2040 m.) , mentre sulla destra scendono i ripidi pendii del Nido D’aquila.



A q. 1613, dove sorgono i ruderi di Malga Pasubietto si inizia a deviare lentamente verso destra cercando di indovinare la traccia giusta tra tutti questi risalti ed evitando fastidiosi saliscendi.
In alto a sinistra si intravede la traccia della strada che porta all’Arco Romano (2035 m.) e alla Chiesetta di Santa Maria dove si arriva infine, superato l’ultimo risalto.
Cima Palon ad Ovest è raggiungibile per evidente percorso a vista in meno di un’ora mentre a Nord Est, spettacolare contro il cielo, la lama affilata del Corno del pasubio.
Si punta direttamente all’evidente sella sulla sinistra della cima e poi, per cresta affilata, sci in spalla, finalmente sulla cima più alta dei Zenevri: il Corno del Pasubio.(2141 m.)
Uno sguardo a nord verso i lontani Soji Bianchi e Malga Costa e sotto i piedi la Val Caprara che precipita inizialmente con una pendenza che aumenta progressivamente tanto che il pendio scompare alla vista, per ricomparire più in basso tra pinnacoli rocciosi, e ancora giù dove la valle si apre.
Tuttavia anche la discesa in Val Belele è molto divertente e lunga; dalla cima la via seguita per la salita è ben evidente e per la linea di discesa c’è solo l’imbarazzo della scelta, dai 45° di chi parte direttamente dalla cima ai dolci pendii ondulati di chi ritorna alla forcella.
Purtroppo la gita presenta il conto quando si ritorna nel bosco e nei successivi tratti che portano finalmente alla strada, dove la sciata è soprattutto un perdere quota, prima di togliere definitivamente gli sci e proseguire a piedi; ma è un prezzo giusto in cambio di una giornata in una zona veramente solitaria e selvaggia.

Dai che ho la legna da sistemare, che vien da piovere; voi e le vostre cazzate da “nati nel bombaso” (nati nel benessere) che intanto i lavori rimangono là da fare! Altro che sciare, in Val Caprara con me a legna una settimana e poi vedi se ci torni la domenica..
a proposito della Val Caprara..com’era la cascata quest’anno ? coperta dalla valanga??”


VAL CAPRARA

Rimasta per anni nel suo magnifico isolamento quasi a scontare il destino assegnatole fin dalla 1 Guerra Mondiale quando era deserta “terra di nessuno”, tra gli austriaci arroccati sui contrafforti dei Soji Bianchi e gli italiani sulle creste del Pruche; ad appannaggio dagli anni ’80 di pochi e selvatici scialpinisti, è stata riscoperta in questi ultimi anni e posta, come merita, al pari delle più famose e blasonate valli dolomitiche.



Nell’ambiente locale è un po’ una leggenda, ben rinfocolata di anno in anno con fumosi quanto improbabili aneddoti; si racconta infatti che quando ti accorgi improvvisamente di faticare di più nel salire non sia la stanchezza che si fa sentire, ma lo gnomo Peter che usa gli scialpinisti come Skilift e si appende dietro..qualcuno ha avuto pure il privilegio di vederlo..
E’ comunque il banco di prova inevitabile di ogni scialpinista locale.
E la prima volta, tanti anni fa, neanch’io ci dormii la notte, era come per Ulisse passare le Colonne d’Ercole..
Da Contrà Griso si percorre la strada che porta al passo della Borcola; al 5° tornante sulla sinistra si inizia a salire lungo una strada che si addentra con una serie di tornanti nella bassa Val Caprara e che termina dopo circa 40 minuti di fronte ad una cascata (1140 m.) situata in una caratteristica strettoia, spesso interamente coperta dalle valanghe.
Si aggira l’ostacolo salendo brevemente sulla sinistra per raggiungere con passo su roccia una evidente cengia che riporta nel centro della valle.
Verso nord incombono in alto i profili taglienti dei Soji Bianchi, poco sotto anche i resti di una improbabile cava di marmo, memoria di disperazione e fatiche inimmaginabili.
Si prosegue lungo la valle che raggiunta una evidente strettoia piega a sinistra nell’estiva Località Fontanèlo (1350 m.) per la presenza dell’ultima vena d’acqua della valle, entrando così in piena Val Caprara che appare ora in tutta la sua maestosità sovrastato dal Corno del Pasubio che indica infallibilmente anche la direzione di salita.
Si guadagna rapidamente quota superando in successione due ripidi tratti che portano in prossimità di un’ampia conca dove si stacca sulla destra per ampi e ripidi pendii il percorso estivo che raggiunge le Sette Croci, mentre poco lontano, alla base di una parete della testata, ecco apparire una nera apertura rettangolare che i pastori chiamavano “la Porta del Diavolo”
Si riprende su pendenza sempre sostenuta per arrivare finalmente a ridosso delle pareti che chiudono la valle.
L’itinerario percorre l’evidente canale sulla destra chiuso tra le rocce dove comincia la salita più propriamente alpinistica; piccozza e ramponi si sale lungo il ripido canalone fino ad una affilata cresta che si sporge sulla valle.
Dalla cresta si prosegue per la massima pendenza superando un breve e ripido risalto a 45°, sopra il pendio si allarga oltre le rocce e si continua a salire leggermente verso destra fino a superare un’ulteriore balza oltre la quale compare la cresta sommitale che si raggiunge salendo decisamente l’ultimo aereo pendio.
L’affilata cresta concede poco spazio ma un panorama unico: verso est il Nido D’Aquila e i Forni Alti, a sud Cima Palon e oltre il Carega; ad ovest l’intero profilo del Gruppo del Brenta, della Presanella e dell’Adamello.
Discesa. Era ora; il momento magico della chiusura degli scarponi, le pelli sono nello zaino e l’attacco è fisso; certo la gita è tutta bella ma le tre ore e più necessarie per essere qui hanno maggiore significato guardando giu!
La discesa più emozionante segue la linea di salita, quaranta e più gradi pretendono neve perfetta e curve sicure, altrimenti l’alternativa e scendere tra gli ampi avvallamenti visibile sulla sinistra che confluiscono in una valletta parallela al canale di salita dove le difficoltà sono minori; alla fine con un deciso traverso si rientrerà in valle.
Usciti dal canale la pendenza diminuisce senza mai diventare banale; la valle si apre e consente ancora una discesa lunga e divertente fino alla cascata che spesso si supera direttamente sugli sci.
Se ancora rimane neve nella parte bassa, c’è ancora la possibilità di divertirsi provando il brivido di una discesa a capofitto lungo la stretta strada o affrontando qualche ripida pala nel bosco tagliando i vari tornanti; “demolendo” così definitivamente le gambe, alla fine di una giornata sicuramente appagante.

L’inverno lassù è solitudine; comincia di ottobre a gelarti il sudore sulla schiena quando nel bosco la prima neve blocca la legna fino a primavera e la valle sprofonda nell’ombra che il sole è sempre altrove e tutto rallenta, fino a fermarsi nel gelo, come gli eserciti nel ’16.
Ma d’estate tutte le valli rivivevano e la Val Caprara era percorsa dai greggi di pecore che transitavano verso i pascoli di Malga Costa, figurati che ai Boschetti, a metà valle c’èra anche una malga di transito.. ora ne è rimasto appena il profilo sepolto nei rovi di lamponi.
Un giorno da Malga Costa un vitello si spinse sul borgo dei Soji Bianchi e scivolò nel canalone rotolando fino in fondo; sì fino in fondo, perché quei canali arrivano giù in Val Caprara..”

E vennero le condizioni favorevoli, qualche anno dopo, e noi eravamo là!

I “CANALONI GEMELLI” AI SOJI BIANCHI (1860 m.)

Non risulta che in passato, siano mai stati scesi con gli sci né che abbiano un nome e neanche un toponimo nonostante la tradizione locale tutt’ora conservata di attribuire nomi e nomignoli per ogni punta, fratta e comba della montagna.
Perciò per la loro particolare vicinanza e per la loro origine comune nella valle della Lasta di cui ne condividono la salita fino a separarsi a ridosso delle pareti, mi piace chiamarli i “canaloni gemelli”.



D’inverno, superata la cascata della val Caprara, sono ben visibili in alto a destra contro il cielo; due striscie bianche parallele che incidono profondamente le pareti dei Soji Bianchi, separati da uno spigolo roccioso che si protende sulla valle come la chiglia di una nave pirata.
I canaloni precipitano e si perdono nel bosco ripido del frastagliato versante meridionale dell’altopiano di Malga Costa (1845 m.) dando apparentemente poche speranze di poter attraversare questa fascia impervia per arrivare all’attacco dei canaloni, forse questo è il motivo del loro isolamento.
Ma la chiave d’entrata al versante è custodito nella strettoia alla cascata.
Verso destra uno stretto e tortuoso canale da percorrere solitamente sci nello zaino, si inoltra nella Val della Lasta, aprendosi poco sopra in un cono di sfasciumi, resti della lavorazione della cava di marmo, che si raggiunge superando verso sinistra il ripido risalto del cono di scarico.
Giunti sul pianoro della cava (1300 m. c.a.) si apprezza la Val Caprara da un inconsueto punto di vista, mentre alle spalle le creste frastagliate che separano la val Caprara dalla val Pruche svelano canaloni ancora vergini.
Si abbandona il comodo pianoro per salire decisamente un ripido canalino sulla sinistra in mezzo al bosco fino a raggiungere un pulpito nel bosco, anche con l’ausilio dei solidi carpini per poi raggiungere un ampia valletta che verso l’alto svela le pareti dei Soji Bianchi.
Da qui il percorso diventa evidente; il canale sale ripido e costante con qualche passaggio su roccette che, a seconda dell’innevamento, affiorano qua e là a testimoniare la presenza estiva di un canale di scolo per le acque meteoriche che alterna piccole pareti a cenge ghiaiose che la neve d’inverno livella.
Giunti a quota 1550 c.a. a ridosso delle pareti rocciose si rimonta un evidente dosso popolato di abeti adulti che si può fissare come punto di partenza per entrare in entrambe i canaloni.
Mantenendo la linea di salita percorsa si sale ancora verso delle rocce che sembrano sbarrare definitivamente la salita; aggirandole appena sulla sinistra, come a spiare oltre l’angolo di casa, si scopre con sorpresa l’intera lunghezza del “gemello del nord”, fino a sbucare in alto contro il cielo tra due pareti.
Si entra allora in questo ambiente dolomitico tra pareti a strapiombo seguendone la massima pendenza per tutta la sua lunghezza.



La pendenza è sostenuta e varia in virtù di come la neve è stata modellata dalle valanghe e dal vento, concedendo tratti di riposo ad altri di totale impegno.
Si giunge infine nella parte alta, più stretta e ripida le cui difficoltà dipendono da come il vento modella creste e cornici più o meno accentuate.
Usciti con sollievo dal canale si presenta il magico e rilassante altopiano di malga Costa (1845 m.) sovrastato a NO della Costa della Borcola.(1908 m.)
Si consiglia di attraversare questi pianori e risalire verso Ovest fino a dove l’altopiano precipita nella selvaggia Val Gulva, per ammirare anche, verso sinistra, la vista mozzafiato dell’alta Val Caprara e della cresta complessa e ricca di risalti che prosegue verso quota 2038 e le Sette Croci, là dove l’altopiano si restringe.
E viene la discesa, al solito con la massima attenzione soprattutto per superare lo stretto imbuto iniziale spesso a attorno ai 50 gradi.
Più sotto la pendenza cala ma rimane sostenuta fino alla base delle rocce e ancora giù fino ad incontrare nuovamente il bosco.
Giunti all’altezza del bosco si avrà memoria di abbandonare il canale, che finisce su un dirupo, per rientrare a destra nel bosco dove, rimessi gli sci nello zaino e prudentemente calzati i ramponi, si scende il ripido canalino nel bosco fino a tornare alla cava abbandonata.
Per salire invece il “gemello del nord”, ritornati alla base delle pareti, si traversa con la massima attenzione verso sinistra (nord) un ripido scivolo che immette nella parte bassa del canale che appare da subito fin nella parte finale molto più largo del vicino gemello.
Ovviamente la parte finale presenta le stesse caratteristiche del primo; pendenza notevole, presenza di eventuali cornici, poche possibilità di manovra in discesa.
Visto il dislivello contenuto di entrambe i canaloni, se la neve è ottima e sicura si consiglia di percorrerli entrambe nella stessa giornata.
La discesa segue la salita fino alla cava, dalla quale si ritorna alla cascata.


Sì, ancora con quei canaloni che un giorno o l’altro mi tocca di venire a prendervi.. la strada della Borcola, quella sì è sicura!
D’inverno rimane chiusa ed è un piacere risalirla lentamente ammirando la Valle per poi scendere giù dritti, “alla vigliacca” che noi, quelli dei Rossignol Strato 102, mica sapevamo sciare e i tornanti li raddrizzavamo finendo fuori strada direttamente in cima ai carpini nel bosco..”


CONTRA’ GRISO (780 m.) – PASSO DELLA BORCOLA (1207 m.) MALGA COSTA (1845m.) – QUOTA 2038 – VAL CAPRARA

Itinerario notevole e di grande soddisfazione sia per l’ambiente severo che per la spettacolare discesa in Val Caprara.
Da Contrada Griso, dove una volta c’era pure una osteria dove i pastori si rifocillavano prima della salita al passo, si risalgono con pazienza i cinque chilometri di strada che d’inverno rimane chiusa e che superando 400 m. di dsl. raggiunge il Passo della Borcola, storico confine estremo della Serenissima fino al 1798 e poi ancora luogo di contrabbando e di famosi e sanguinosi fatti d’arme tra Austria e Italia fino al 1918.



Si arriva lì nella solitudine dell’inverno e si immaginano gli “spalloni” scollinare veloci e silenziosi con i loro carichi di tabacco, ma anche le lunghe colonne di salmerie che nel ’16 portavano viveri e munizioni in quota a rinvigorire il massacro.
Ma lasciati pensieri e Passo si sale a sinistra per un breve tratto fino ad indovinare la traccia del Sentiero Europeo (E5) che si inoltra nel bosco.
La salita per la successiva ora e mezzo segue la traccia del sentiero che si inerpica ora per ripidi valloncelli ora per aerei traversi fino ad uscire una prima volta dal bosco sull’ampio costone di Costa Bròia.
Si rientra ancora nel bosco per un breve tratto fino a sbucare su una evidente selletta sovrastata da una caratteristica guglia (1630 m.) in zona chiamata “La Madòna” che domina il sottostante Boal del Formàio che scende ripido nella Valle della Caldiera.
Si sale ora l’ampio e ben visibile vallone sovrastante fino a quota 1780 m., da dove si inizia ad attraversare verso sinistra montando così sull’ondulato altopiano di Malga Costa.
Sulla destra, affiorano come scogli dalla Val Caprara gli spalti rocciosi dei Soji Bianchi, i cui canaloni terminano proprio quassù, nei pascoli della malga.
Dai ruderi della Malga si procede verso sud rimontando un ampio pendio fino al “Prà degli Asini”; la parte più elevata dell’altopiano (1870 m.) che si restringe in una affilata cresta che scende brevemente tra i ripidi versanti che precipitano nella Val Caprara a sinistra e nella Val Gulva a destra.
La cresta si supera scegliendo il versante valutando la direzione delle cornici create dal vento; quello sulla Val Caprara è decisamente più accessibile nondimeno necessita di grande attenzione e, non di rado, dell’uso della corda oltre ovviamente, alla picozza e ai ramponi.
Superato l’emozionante traverso dal sapore vagamente di Alpi Occidentali, si sale direttamente sulla cima soprastante quotata 2038 m., da dove inizia anche la discesa.
Giro d’orizzonte spettacolare su tutto il massiccio orientale del Pasubio fino alla Val Gulva che precipita nella trentina Valle di Terragnolo.
Ammirato con calma il paesaggio si scende dapprima seguendo ancora il fino di cresta ad evitare dei salti di roccia; dopo un centinaio di metri, in prossimità di un avvallamento, si inizia la discesa verso SE per ampi risalti fino a quota 1965.
Siamo ancora nella splendida parte alta della Val Caprara e per chi conserva ancora energie, il Corno del Pasubio è evidente e attraente ad appena un’oretta di salita... del resto tutti questi itinerari, frequentando il medesimo versante, sono collegabili tra loro, moltiplicando le opportunità di salita.
Sulla sinistra spunta l’evidente balconata di rocce appena evitate alla base della quale si intuisce un ampio anfratto denominato “Cògala” dove i pastori trovavano rifugio e che sovrasta un caratteristico avvallamento popolato di grandi massi erratici dove riposa l’inverno una famiglia di ignare marmotte.
Si prosegue nella discesa senza traccia obbligata, tenendo presente che il versante sottostante mantiene una pendenza costante e sostenuta che consiglia prudenza, come peraltro in tutti gli altri itinerari, in caso di neve dura o ghiacciata.
La discesa si conclude nel centro della Val Caprara, da dove si scende ancora lungamente per divertenti cambi di pendenza fino ad incontrare la strettoia della cascata, quindi superatala, per strada forestale fino a valle.


E questo è tutto? Assolutamente no.
Si potrebbe parlare ancora per ore di vallette e canalini nascosti, di tracce di camosci e sentieri da bracconieri che compaiono raramente e durano il tempo di un’occhiata; tutti quei luoghi che non si possono descrivere perchè per vederli bisogna entrare in sintonia con i luoghi e sentirne il respiro, col tempo, con calma.
E alla fine della storia sia rimasti lì seduti a guardare in silenzio le lenti di ghiaccio che sui pendii alti del Nido D’Aquila rilucevano come specchi nella luce calda del pomeriggio.
Poi Renzo si è alzato e mi ha indicato... la carriola!
quella è per te, perchè le storie sono belle, ma la legna è ancora là, tutta da accatastare..”



RELAZIONI TECNICHE:

Nome: Bella Laita (1881 m.) Cima Cuaro (1939 m.)
Partenza: 5° tornante strada da Posina per Passo Xomo
Dislivello: 1000 m.
Tempo di salita: 2-3 ore
Esposizione: NE
Difficoltà: OSA
Attrezzatura: Picozza, ramponi
Cartografia: IGM 1/25000 “Posina” – “Pasubio”
Breve descrizione: Dal tornante si entra a destra in una valletta che si segue fino ai pascoli di Malga Campiglia. Si prosegue seguendo il cono della valanga che attraversa la strada fino ad incontrare un risalto roccioso che si supera direttamente (misto, 2°) o per il bosco a sinistra. Si rientra nel centro della valle dove si sale ora senza precisa traccia. Salendo “a goccia” (Cima Cuaro) si incontrano le massime pendenze che si possono in parte addolcire salendo diagonalmente a destra (Bella Laita); entrambe finiscono sulla stessa cresta. Discesa per l’itinerario di salita.


Nome: Monte Forni Alti (2023 m.) per Canevon di Campiglia
Partenza: Dal Passo Xomo o dal 5° tornante per il passo come per l’itinerario precedente.
Dislivello: 1090 m.
Tempo di salita: 3 ore
Esposizione: E - NE
Difficoltà: BSA (OSA se con gli sci dalla vetta 45°-50°)
Attrezzatura: Picozza e ramponi
Cartografia: IGM 1/25000 “Posina” – “Pasubio”
Breve descrizione: Fino a Malga Campiglia come per l’itinerario precedente poi si risalgono tutti i ripidi tornanti della Strada degli Scarubbi. Dopo l’ultimo tornante si abbandona la strada risalendo a sinistra il ripido pendio che immette nel Canevon di Campiglia. Evidente ora l’itinerario sovrastato dalla Cima dei Forni Alti. Giunti a ridossi dei pendii finali si risale a destra su una selletta e da qui, sci in spalle (per chi poi scende in sci) per cresta fino alla vetta. Discesa: come per salita.


Nome: Vajo del Tauro – Punta delle Lucche (1849 m.)
Partenza: ponte dei Lissa (653 m.)
Dislivello: 1148 m.
Tempo di salita: 3 ore
Esposizione: NE - S
Difficoltà: OSA (45°)
Attrezzatura: Picozza, ramponi, spezzone di corda.
Cartografia: IGM 1/25000 “Posina” – “Pasubio”
Breve descrizione: Dal Ponte dei Lissa (contrada) si risale la ripida strada forestale sulla destra fino al termine. Si sale ancora il bosco per stretto sentiero fino a giungere nel centro della valle. Si segue ora il fondo valle in direzione delle grandi pareti che la ostruiscono per girare decisamente a destra quando compare l’evidente imbocco del canalone. Si inizia ora la salita del canalone incontrando qualche breve passo in roccia (a seconda dell’innevamento) che immette nella parte alta, ripida ma sgombra da ostacoli. Discesa: lungo la via di salita.



Nome: Corno del Pasubio (2143 m.) per Val Sorapache – Val Belele.
Partenza: Ponte dei Lissa 653 m.
Dislivello: 1490 m.
Tempo di salita: 4-5 ore
Esposizione: NE - S
Difficoltà: BSA (OSA partendo direttamente dalla vetta)
Attrezzatura: Picozza e ramponi
Cartografia: IGM 1/25000 “Posina” – “Pasubio”
Breve descrizione: Dal Ponte dei Lissa si risale, come per l’itinerario precedente, fino al cospetto delle pareti che scendono dagli Scarubbi. Si sale ora per il ripido bosco sulla destra fino ad un caratteristico pianoro boscato. Si segue ora l’andamento della valle che per successivi e dolci risalti si alza fino ai rsti (sepolti) di Malga Pasubietto (1613 m.). Si prende a salire verso destra per forre e pendii fino a giungere alla chiesetta. Da lì verso N si procede in direzione di una evidente selletta da cui per cresta si arriva sulla cima. Discesa per la via di salita (per chi ha lasciato gli sci in bocchetta) direttamente dalla cima per apprezzare la splendida pala ripida.
Possibile anche la discesa in Val Caprara, avendo cura di sistemare le macchine per evitare lunghi tratti di strada.


Nome: Corno del Pasubio (2143 m.) per la Val Caprara
Partenza: Contrà Griso (780 m.) lungo il passo per la Borcola.
Dislivello: 1363 m.
Tempo di salita: 3-4 ore
Esposizione: Nord
Difficoltà: OSA
Attrezzatura: Picozza e ramponi
Cartografia: IGM 1/25000 “Posina” – “Pasubio”
Breve descrizione: Da Contrà Griso si sale lungo i tornante del Passo della Borcola fino ad incontrare una strada forestale (5° tornante) che si inoltra nella valle. La si segue fino al suo termine sbarrato da una cascata, a volte coperta dalle valanghe. La si supera a sinistra risalendo breve canalino quindi per cengia verso destra si rientra nella valle. Si segue fedelmente l’andamento della valle che nella parte alta diventa ben evidente.
Arrivati nella parte altra sotto alle rocce frastagliate si prosegue per l’evidente canale che sale oblicuo a destra fino ad una caratteristica selletta. Da qui si sale direttamente un ripido pendio che porta nella pala terminale che si supera fino alla vetta. Discesa per la via si salita.


Nome: Canaloni “Gemelli” ai Soji Bianchi
Partenza: Contrà Griso (780 m.) lungo la strada per il Passo della Borcola
Dislivello: 1080 m.
Tempo di salita: 3 ore
Esposizione: NE - S
Difficoltà: OSA
Attrezzatura: Picozza e ramponi
Cartografia: IGM 1/25000 “Posina” – “Pasubio”
Breve descrizione: Come per Val Caprara si sale alla cascata; da qui si percorre il canale sulla destra fino al pianoro della vecchia cava di marmo.
Sulla sinistra si sale uno stretto canalino nel bosco fino al suo termine.
Si entra a destra nel canale vero e proprio che scende dai Soji Bianchi. Si sale decisamente fin sotto le pareti. Proseguendo si entra aggirando uno scoglio roccioso nel “gemello del Sud”; attraversando decisamente a destra si entra invece nel “Gemello del nord”. Si percorrono entrambe con cautela seguendo la neve modellata da vento con attenzione alle cornici finali. Discesa per l’itinerario di salita.


Nome: Quota 2038 da Contrà Griso (780 m.) Passo della Borcola (1207 m.) Malga Costa (1845 m.) – discesa Val Caprara.
Partenza: Contrà Griso (780 m.)
Dislivello: 1258 m.
Tempo di salita: 5 ore
Esposizione: E –NE- S
Difficoltà: OSA
Attrezzatura: Picozza, Rampini, corda.
Cartografia: IGM 1/25000 “Posina” – “Pasubio”
Breve descrizione: Da Contrà Griso si risalgono tutti i tornanti fino al Passo della Borcola. Dal Passo sul pendio a sinistra per entrare nel bosco lungo l’E5. Si sale ora una serie di vallette e con un aereo traverso nel bosco ci si pirta in un evidente vallone che si risale fino a quota 1800 c.a per poi, verso sinistra, entrare nell’altoppiano di malga Costa. Raggiuntala si prosegue verso SO fino a che la cresta si restringe. La si supera con percorso alpinistico per poi rimontare l’evidente piramide di quota 2038. Discesa: percorsa ancora per un centinaio di metri la cresta si scende decisamente a sinistra nella parte alta della Val Caprara e poi ancora per ripidi pendii fino in fondo al centro della valle, da dove con ancora bella sciata si raggiunge la cascata.
_________________
giovanni
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail

ste Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 16:05
Messaggi: 6285
Luogo di residenza: Portus Naonis

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 15:48    Oggetto:
 
ottimo articolo, grande scrittore Very Happy Wink
_________________
.
> Far from the Madding Crowd
.
♡ So many mountains, so little time...
.
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail

casmau Rispondi citando



Registrato: 04/10/06 18:00
Messaggi: 8395
Luogo di residenza: Roma, Appennino

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 17:16    Oggetto:
 
hai fatto un bel regalo a tutti gli appassionati, quelli più vicini poi ti dovrebbero pagare da bere Laughing

Grande Presidè!! Wink
_________________
http://scianarchik.blogspot.com/

http://vimeo.com/87710861

Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne.
Che sensazione piacevole! Ho forse dormito?
No sto facendo una gita con gli sci
H. Buhl
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail HomePage

gianko Rispondi citando



Registrato: 11/04/06 18:56
Messaggi: 4154
Luogo di residenza: Quebec City

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 17:58    Oggetto:
 
Grazie Giovanni!
_________________
Gianko

____________________________

il tempo che passa "piega" solo i pigri....
Top
Profilo Invia messaggio privato

LucaGPS Rispondi citando



Registrato: 18/12/06 01:01
Messaggi: 6437
Luogo di residenza: Arco

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 18:06    Oggetto:
 
C A P O L A V O R O
Cool Cool Cool Cool Cool
Dopo aver letto questa bellissima recensione,
sono ancora più felice per l'invito rivevuto l'anno scorso.

Evviva la Val Caprara.

Ora son curioso di vedere il resto... Wink
Arrow Arrow Arrow Arrow
_________________
C’era un tizio racconta l’autista, che saliva con lo zaino, sci e scarponi, sorriso dolce sul viso bianco di crema solare..non l’ho più visto, forse si è stancato ed è andato altrove. Stancato? Guardo verso le montagne che scintillano più del solito.
Top
Profilo Invia messaggio privato

Valentino_52 Rispondi citando



Registrato: 21/02/06 09:49
Messaggi: 7323
Luogo di residenza: TRENTO

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 19:14    Oggetto:
 
Grande Giovanni!! Wink

Alcuni passaggi li ho letti a chiappe strette Laughing e li hai descritti talmente bene
che mi sembra di averli fatti veramente, quindi...... Laughing Laughing Wink
_________________
"Le azioni più straordinarie sono quelle semplici e spontanee" (Grizzly 1-5-2010)
Top
Profilo Invia messaggio privato

mauro Rispondi citando



Registrato: 22/12/06 15:20
Messaggi: 1170
Luogo di residenza: trento

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 19:33    Oggetto:
 
Grazie di aver svelato l'arcano anche ai non veneti... Mi sa che prima o poi bisognerà decidersi a girare la macchina anche dall'altra parte!
_________________
In montagna sembra un uomo che cammina, in piano sembra un cavallo al trotto, in discesa è più veloce di un uccello in volo
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail

casmau Rispondi citando



Registrato: 04/10/06 18:00
Messaggi: 8395
Luogo di residenza: Roma, Appennino

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 19:34    Oggetto:
 
Valentino_52 ha scritto:
Grande Giovanni!! Wink

Alcuni passaggi li ho letti a chiappe strette Laughing e li hai descritti talmente bene
che mi sembra di averli fatti veramente, quindi...... Laughing Laughing Wink


quindi........ormai sei tra i fortissimi!!!! Laughing

ciao vecchiaccio Wink
_________________
http://scianarchik.blogspot.com/

http://vimeo.com/87710861

Di colpo tutta la mia facoltà di pensare si spegne.
Che sensazione piacevole! Ho forse dormito?
No sto facendo una gita con gli sci
H. Buhl
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail HomePage

Leo Rispondi citando



Registrato: 27/01/07 17:31
Messaggi: 5210
Luogo di residenza: Zoldo

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 22:06    Oggetto:
 
Bellissimo lavoro Giovanni!!! L'hai scritto tutto d'un fiato, come noi l'abbiamo letto!!!!

Very Happy Very Happy certo che col titolo originale sarebbe stato strepitoso e dissacrante Very Happy Very Happy Very Happy

Itinerari per skialp navigati....
_________________
"..... tutta questa ghiaia sparpagliata fin sul baratro estremo di tutti gli appoggi che da l’idea del perenne e inevitabile movimento verso valle al quale non vorresti partecipare.. se possibile! " ...(da "Spiz ® e otoliti" di G.B.)
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail

FrancoF Rispondi citando



Registrato: 10/02/08 13:12
Messaggi: 589
Luogo di residenza: Marano (VI)

MessaggioInviato: Lun Gen 11, 2010 23:11    Oggetto:
 
grande, vecio!

casmau ha scritto:
quelli più vicini poi ti dovrebbero pagare da bere Laughing


eh, se po' fà Wink
_________________
Franco
Top
Profilo Invia messaggio privato

Luckyman Rispondi citando



Registrato: 16/04/09 16:33
Messaggi: 575
Luogo di residenza: Cogollo del Cengio

MessaggioInviato: Mar Gen 12, 2010 10:21    Oggetto:
 
sono già in fase di studio!

ottimo lavoro Giovanni!

Peccato per cima Quaro, pensavo fosse inviolata, ci avevo messo gli occhi pure io!
_________________
"Solo gli spiriti dell'aria sanno che cosa incontrerò dietro le montagne...ma io vado avanti" - (K. Diemberger)
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail

Nicola Rispondi citando



Registrato: 13/10/06 10:13
Messaggi: 3120
Luogo di residenza: Schio

MessaggioInviato: Mar Gen 12, 2010 10:50    Oggetto:
 
Twisted Evil Si però 'sto cuore google non ti decidi a toglierlo!!!! Laughing





Wink Par condicio: non mi pare giusto correggere solo il povero gallico, almeno qui non si facciano correzioni ad personam!! Laughing Laughing Laughing
_________________
Il monte è parabola della vita. Il monte innevato è parabola del paradiso.


L'ultima modifica di Nicola il Mar Gen 12, 2010 15:04, modificato 1 volta
Top
Profilo Invia messaggio privato HomePage

SimonRussi Rispondi citando



Registrato: 08/11/06 09:33
Messaggi: 4519
Luogo di residenza: Laives (BZ)

MessaggioInviato: Mar Gen 12, 2010 12:40    Oggetto:
 
Nicola ha scritto:
Twisted Evil Si però 'sto cuore google non ti decidi a toglierlo!!!! Laughing





Wink Par condicio: non mi pare giusto correggere solo il povero gallico, almeno qui si non facciano correzioni ad personam!! Laughing Laughing Laughing



Laughing Laughing Laughing Laughing
_________________
СИМОН РУССИ

"Cosa sa di alpinismo chi sa solo di alpinismo?" C. L. R. James
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail

enrico r. Rispondi citando



Registrato: 06/04/05 15:03
Messaggi: 2619
Luogo di residenza: Padova

MessaggioInviato: Mar Gen 12, 2010 13:31    Oggetto:
 
Nicola ha scritto:
Par condicio: non mi pare giusto correggere solo il povero gallico, almeno qui si non facciano correzioni ad personam!! Laughing Laughing Laughing

Non ho capito niente, ma sono d'accordo: par condicio! ad personam! E già che ci siamo: ipsi dixi!
_________________
enrico r.
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail

SimonRussi Rispondi citando



Registrato: 08/11/06 09:33
Messaggi: 4519
Luogo di residenza: Laives (BZ)

MessaggioInviato: Mar Gen 12, 2010 13:56    Oggetto:
 
enrico r. ha scritto:
Nicola ha scritto:
Par condicio: non mi pare giusto correggere solo il povero gallico, almeno qui si non facciano correzioni ad personam!! Laughing Laughing Laughing

Non ho capito niente, ma sono d'accordo: par condicio! ad personam! E già che ci siamo: ipsi dixi!


sei giurassico, adesso va di mode "ad libertatem"....
_________________
СИМОН РУССИ

"Cosa sa di alpinismo chi sa solo di alpinismo?" C. L. R. James
Top
Profilo Invia messaggio privato Invia e-mail
Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Magazine: tra cultura e informazione
Vai a 1, 2  Successivo
Pagina 1 di 2

Choose Display Order
Mostra prima i messaggi di:   
User Permissions
Non puoi inserire nuovi argomenti
Non puoi rispondere a nessun argomento
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi votare nei sondaggi

 
Vai a: