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Alpine Sketches: un blog
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eZy Rispondi citando



Registrato: 19/04/05 12:43
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MessaggioInviato: Ven Lug 06, 2012 11:58    Oggetto:
 
Thalay Sagar

di Stefano Lovison
http://alpinesketches.wordpress.com/2012/07/06/thalay-sagar/


Situato alla testata dei ghiacciai Kedar e Kirti, il Thalay Sagar è una delle montagne più affascinanti non solo del Garhwal indiano ma del mondo.

È la seconda montagna più alta sul versante meridionale del ghiacciaio Gangotri dopo il Kedarnath ma è più noto per le sue linee caratteristiche e spettacolari.

Il Thalay Sagar è una montagna che non si concede facilmente e si capisce guardandolo che non c’è un modo semplice per raggiungere la sua vetta di 6904 metri. L’arrampicata è esposta e impegnativa e percorrere ogni sua via rappresenta un premio prezioso per qualsiasi alpinista.

A tutt’oggi si contano appena una quindicina di salite alla vetta per una decina di vie. La parete nord, in particolare, è stata salita per 5 itinerari diversi, alcuni più diretti di altri.

La difficoltà fondamentalmente si concentrano sul superamento della famigerata banda di scisti, di rocce che si sfaldano, in prossimità della vetta...


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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Lun Set 17, 2012 23:45    Oggetto:
 
http://alpinesketches.wordpress.com/2012/09/17/battaglie-perse/

Battaglie perse?

L’ultimo episodio della guerra a distanza tra “bocciardatori” e “verniciatori” risale a poche settimane fa, ma la questione si trascina ormai da tempo.

Teatro della contesa, in questo caso, un vallone selvaggio del Parco delle Alpi Friulane, che i bocciardatori hanno ripulito (a colpi di mazzetta) dai segni vistosi con cui persone prive di autorizzazione avevano imbrattato le rocce, con l’intenzione di indicare itinerari in Val dei Drap, Val dei Cantoni, e addirittura lungo il tratto roccioso che dalla Forcella Compol porta alla Forcella dei Cantoni.
..


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giovannibusato Rispondi citando



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Luogo di residenza: Paesello

MessaggioInviato: Mar Set 18, 2012 17:00    Oggetto:
 
mmmm... interessante..
la bocciardatura potrebbe essere il passatempo
della mia terza età..
ma la soluzione sarà quando i "bocciardatori"
inizieranno a bocciardare non già
le crode imbrattate,
ma gli stolti "verniciatori"
colti in loco pennello in mano..!!!
(e colà bocciardati)
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giovanni
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fluto Rispondi citando



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Luogo di residenza: piccole dolomiti, pasubio

MessaggioInviato: Mar Set 18, 2012 18:35    Oggetto:
 
io voglio un'alpe insicura,
inaccessibile,
selvadega
...
e silenziosa Arrow
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Leo Rispondi citando



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Luogo di residenza: Zoldo

MessaggioInviato: Mar Set 18, 2012 23:22    Oggetto:
 
fluto ha scritto:
io voglio un'alpe insicura,
inaccessibile,
selvadega
...
e silenziosa Arrow


Dai...che tra un po' inventano la macchina del tempo, e ci proiettiamo nel 1870......a far la corsa con Michele I. alla vetta.....un sogno.
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"..... tutta questa ghiaia sparpagliata fin sul baratro estremo di tutti gli appoggi che da l’idea del perenne e inevitabile movimento verso valle al quale non vorresti partecipare.. se possibile! " ...(da "Spiz ® e otoliti" di G.B.)
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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mer Set 19, 2012 12:54    Oggetto:
 
http://alpinesketches.wordpress.com/2012/09/17/battaglie-perse/

il contributo di Marina Morpurgo

Mi è difficile, nella lotta tra verniciatori e bocciardatori, prendere subito una posizione senza se e senza ma. Ho sempre pensato finora, come George Livanos, che meglio un chiodo in più che una vita in meno. E non “specie se la vita è la mia”, ma in generale.

Però negli ultimi tempi mi è capitato spesso di pensare a come era la montagna che ho conosciuto da bambina.

Quando avevo sette-otto anni, c’era questa pista di sci che dall’arrivo della funivia portava in paese. La chiamavano “il pistone” ed era una sorta di rito iniziatico. C’era chi faceva il pistone (pochi) e chi no. Chi non lo faceva ne aveva un sacro terrore – era un budello ripido e gelato che serpeggiava tra gli alberi – chi lo faceva, dopo anni di apprendistato, lo affrontava con rispetto.

Il pistone era scavato nella montagna. E come tale presentava insidie: alberi, curve a gomito, pietre, lastre di ghiaccio. Anche noi ragazzini, una volta svezzati, lo affrontavamo con rispetto. La montagna è la montagna, si ride ma non si scherza.

Oggi il pistone è irriconoscibile. I miei figli lo hanno fatto che avevano tre-quattro anni, e senza particolari emozioni. Niente più curvoni omicidi, niente alberi, niente cambi di pendenza, niente pietre, niente strettoie. In altre parole, niente sorprese a turbare il gesto atletico.

Non ricordo bene come sia cominciato. Due alberi abbattuti lì, una rete messa là, un cannone da neve, gli avvisi “rallentare”, un cambio di pendenza spianato, un materasso.

È una bella pista, il pistone, fatta per correre a perdifiato. Ma non è più montagna: è un’autostrada, tenuta come un’autostrada, larga e asettica. Ho sentito gente che andava a lamentarsi alle funivie per una lastra di ghiaccio non segnalata, per una pietruzza che affiorava nella neve finta in un anno di siccità, per due gobbette nate in un giorno di neve fresca.

Sì, lo abbiamo fatto in nome della sicurezza e della valorizzazione. Se oggi mandassimo 100 sciatori a percorrere quel che il pistone era un tempo, con l’attrezzatura di un tempo, ne arriverebbero giù interi forse 10. Scenderlo non è più una piccola avventura montana, una conquista nuova a ogni curva, è un gesto sportivo che potrebbe svolgersi tranquillamente in qualsiasi ambiente.

E quanta parte delle Alpi ha fatto la fine del pistone, diventando un’estensione della vita cittadina? Quanti spazi sono stati consumati, omogeneizzati, messi in sicurezza, spianati, rimodellati in base a una filosofia di vita che non comprende l’avventura, l’imprevisto, il gioco, la conoscenza? E quanti ne sono rimasti intatti?

Forse, in effetti, è ora di farci delle domande. Nell’illusione di offrire la montagna “sicura” a tutti, non la stiamo forse assassinando?
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ste Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mer Set 19, 2012 14:52    Oggetto:
 
ottimo intervento, condivido tutto Idea
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Denali Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mer Set 19, 2012 16:07    Oggetto:
 
Anch'io condivido in toto.
Sulle già "ipervalorizzate" alpi, intervenire ancora significa negare ai nostri figli le emozioni che noi abbiamo potuto viverci.
E' un FURTO al futuro.
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Valentino_52 Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mer Set 19, 2012 17:11    Oggetto:
 
eZy ha scritto:
il contributo di Marina Morpurgo ...............Nell’illusione di offrire la montagna “sicura” a tutti, non la stiamo forse assassinando?


Già!
Altro che Montagna Assassina......

giovannibusato ha scritto:

........
la bocciardatura potrebbe essere il passatempo
della mia terza età
...


Io ci sono già... Embarassed ma potrei aspettarti e "lavorare" in coppia Wink
Io martello i coglioni del tipo seduto sul sasso e tu poi
bocciardi la macchia rossa che si forma...
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"Le azioni più straordinarie sono quelle semplici e spontanee" (Grizzly 1-5-2010)
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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Ott 18, 2012 13:29    Oggetto:
 


http://alpinesketches.wordpress.com/2012/10/18/agner-il-gigante-con-il-cuore/

AGNÈR, IL GIGANTE CON IL CUORE

di Francesco Lamo

La verde e pacifica valle di San Lucano è situata sopra il paese di Agordo, in provincia di Belluno. In considerazione dell’importanza delle montagne che la circondano, come la Civetta e le Pale di San Martino, Agordo può essere considerata una delle capitali dell’Alpinismo dolomitico.

Percorrendo la valle di San Lucano, che risulta disposta in direzione est-ovest, e volgendo lo sguardo verso nord, non si può non rimanere affascinati dalle verticali e radiose pareti meridionali delle omonime Pale di San Lucano, lungo le quali sono stati tracciati itinerari davvero straordinari, come la via “dei Bellunesi” e la “Casarotto-Radin” allo Spiz di Lagunàz, la “Paolo Armando” alla Terza Pala o la lunghissima “diretta Miotto-Bee” alla Seconda Pala: montagne dove vivere un Alpinismo “senza divise e senza stendardi” [1] e dove è ancora concesso ritrovare se stessi.

Contrapposti agli attraenti e solari appicchi lucanici si erge, altissima nel cielo, la cupola sommitale della cima del Monte Agnèr. Se l’Agnèr viene osservato dalla vicina Val Cordevole lo si scopre relegato un po’ in angolo, va quasi rintracciato, ma immediatamente dopo averne individuato la sommità ed il suo lungo spigolo, l’emozione che se ne ricava è assoluta. Il nome “Agnèr” deriva dal fatto che le pendici meridionali della montagna erano un tempo molto utilizzate per il pascolo ovino; comunque, quantomeno localmente, viene utilizzato anche il termine “Spizzón”.

La vetta dell’Agnèr quota soltanto 2872 m s.l.m., ma considerando che la base del suo versante settentrionale presenta un dislivello dal fondovalle di circa 550 metri, dove scorre il torrente Tegnàs a una quota media di 800 metri s.l.m., si possono intuire le ciclopiche proporzioni delle sue pareti nord. La parete nord est dell’Agnèr è infatti riconosciuta come la più alta parete delle Dolomiti e la sua imponenza è folgorante.

Entrando più in dettaglio, va detto che l’Agnèr presenta una disposizione architettonica e di orientamento abbastanza conforme al notissimo Pizzo Badile, anche se la montagna dolomitica risulta più accentuata nel dislivello e nelle verticalità delle sue pareti: si distinguono infatti la grande ed ombrosa parete nord est (in realtà è nord nord est), caratterizzata da un dislivello di 1500 m, l’interminabile spigolo nord (1600 metri di dislivello ed almeno 2000 di sviluppo) e il severo e scomodo versante nord ovest (1300 m).

Continuando l’osservazione del massiccio dell’Agnèr dalla valle di San Lucano (definita dagli alpinisti la Valle dei sogni!), appaiono, quasi come suoi custodi, i numerosi satelliti del “Gigante”, anche se è riduttivo definire satelliti cime che presentano pareti alte fino a 1200 metri di dislivello! Ad ovest dell’Agnèr sono collocati la Torre Armena e i Lastei d’Agnèr mentre ad est lo Spiz d’Agner sud, lo Spiz d’Agnèr nord (dove lo spigolo dedicato ad “Andrea Oggioni” può essere considerato ormai un percorso classico, se riferito ai parametri medi di frequentazione del gruppo) e lo Spiz della Lastia, oltre ad altre cime minori.

Due bivacchi fissi sono stati installati sull’Agnèr, rispettivamente nel 1965 e 1972: il primo, appena sotto la cima, intitolato al veronese Giancarlo Biasin, scomparso dopo aver tracciato la super via al Sass Maòr a lui poi dedicata, mentre il secondo alla base della parete nord est e dedicato ad Enzo Cozzolino, caduto dalla Torre di Babele in Civetta. Gino Buscaini, in uno dei suoi capolavori, “Le Dolomiti Occidentali”, descrisse tuttavia queste strutture fisse come “un peccato di lesa maestà”, la cui installazioneinfluenzò sfavorevolmente il “fascino e la grandiosità selvaggia” del Gigante.

La conquista della parete nord est si deve a tre alpinisti non più giovanissimi: Arturo Andreoletti, milanese e ideatore della salita, Francesco Iori di Canazei, capocordata, e il triestino Alberto Zanutti, filosofo del gruppo. Nei giorni 14 e 15 settembre 1921 il trio riuscì a percorrere la logica e lunghissima teoria di canali, camini e fessure posti a sinistra dello spigolo nord, con difficoltà dichiarate di 5a-5b e senza l’infissione di chiodi. A questa impresa venne certamente riconosciuta l’importanza dovuta al fatto di aver superato per prima la grandiosa parete, ma non le fu assegnato inizialmente il reale valore che meritava. Ciò avvenne probabilmente perché i primi salitori non possedevano una fama pari ai grandi alpinisti dell’epoca, come poteva valere ad esempio per gli scalatori della Scuola di Monaco, perché la nuova via non venne adeguatamente pubblicizzata (anche a causa della modestia e riservatezza dei primi salitori) e probabilmente anche per il limitato uso di mezzi di protezione degli italiani sull’Agnèr.

Fu soltanto 11 anni più tardi, il 29 agosto del 1932, che Celso Gilberti e Oscar Soravito riuscirono a percorrere l’evidentissimo “Spigolo nord”, 1600 metri di dislivello, la via più lunga delle Dolomiti. Lo “Spigolo nord” riscosse maggior successo rispetto all’impresa di Iori e compagni, forse perché la linea dello spigolo risultava più appariscente ed esposta e probabilmente perché i tempi erano più maturi per accettare itinerari così grandiosi. In ogni caso, i ripetitori di entrambi gli itinerari giudicheranno nettamente più impegnativa la via della parete rispetto a quella dello spigolo, perché la “Jori” non inizia da uno zoccolo di mughi come lo “Spigolo nord” ed inoltre è di più difficile lettura ed orientamento e perché estremamente più esposta alle cadute di cascate d’acqua in caso di temporale; la “Jori” all’Agnèr è un luogo dove è meglio non trattenersi con il brutto tempo.

Una curiosità: l’utilizzo della “J” per indicare la via “Jori” al posto della “I”, quale iniziale del nome del primo salitore, si deve a Ettore Castiglioni che la utilizzò fin dal 1935…ci fidiamo di lui.

Reinhold e Heindl Messner (i due non erano parenti) in compagnia di Sepp Mayerl percorreranno per primi d’inverno lo “Spigolo nord” (1967) e la “Jori” (1968), salita quest’ultima di cui è stato ricordato il quarantennale qualche tempo fa, in un piacevole festeggiamento ai piedi della parete, in compagnia di alcuni dei protagonisti dell’Alpinismo della Valle.

Numerosi i solitari per entrambe le salite, forse perché l’alternanza delle difficoltà, la notevole lunghezza e la loro eleganza sobria risultano idonee alla sensibilità e concentrazione richieste dall’arrampicata solitaria. Tra tutti spicca l’assiduo Ivo Ferrari per la bellissima ripetizione invernale di fine dicembre 2001, dove lo stesso dichiarò di aver superato la soglia della sua sicurezza, arrivando a percepire, nella parte alta dell’itinerario, “la paura che gli usciva dalle orecchie”. La sua cima fu rappresentata da pianto e vomito. E qualche bestemmia...



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(continua)
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ste Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Ott 18, 2012 16:19    Oggetto:
 
molto interessante, e foto bellissime Very Happy
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xranz Rispondi citando



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MessaggioInviato: Ven Ott 19, 2012 16:05    Oggetto:
 

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xranz Rispondi citando



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MessaggioInviato: Ven Ott 19, 2012 16:20    Oggetto:
 
ste ha scritto:
ottimo intervento, condivido tutto Idea


E vabbè. Però prima del pistone c'era la pistina. E prima? Solo bosco, forse. e prima ancora? Magari pascolo.
Prima dei segni di vernice cosa c'era? Un sentiero? Prima del sentiero un'incerta traccia? Prima di essa un calpestio di camosci? e prima ancora?
Prima dei rifugi cos'era? e prima delle funivie? forse le seggiovie? e prima ancora?
Chi stabilisce il limite? dove si può arrivare? e fino a dove si dovrebbe tornare indietro nel tempo?
Ci son funivie nuove e altre ormai storiche. Rifugi e bivacchi storici e altri appena ristrutturati, magari secondo l'estetica del momento... Alcuni utili, altri, raggiungibili ora con facilità magari inutili, quasi alberghi... Ma utili o inutili per chi?
Prima c'erano solo le pareti. Poi qualche chiodo. Poi lo spit. Poi le vie ferrate.
Chi decide e su quali criteri?
Nel bosco sopra casa mia ci sono bolli rossi, bianchi e rossi, rossi bianchi e rossi, azzurri e pure gialli, con numeri e senza oppure con le lettere. Prima c'era solo bosco, e prima ancora era un pascolo...
Tra qualche milione d'anni sarà una spiaggia o un deserto.
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xranz Rispondi citando



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MessaggioInviato: Ven Ott 19, 2012 16:22    Oggetto:
 
Vabbè, era per festeggiare, insieme alla prima neve, il mio ritorno sul forum.
Rolling Eyes

Aho, domenica tutti in Marmolada????????????????
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eZy Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mer Feb 06, 2013 15:51    Oggetto:
 
l'amore al tempo del GPS...

INCONTINENTE

di Giorgio Madinelli

http://alpinesketches.wordpress.com/2013/02/06/incontinente/ Cool


foto di Stefano Maruzzo
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