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il mistero del Passo Dyatlov

 
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MessaggioInviato: Lun Feb 03, 2014 17:29    Oggetto: il mistero del Passo Dyatlov
 
la storia l'aveva raccontata Casmau:

La notte del 2 febbraio di 55 anni fa successe qualcosa di molto strano sui monti Urali. Esattamente sul versante orientale del Cholat Sjachl, il Monte dei Morti. Qualcosa che da quel lontano 1959 è avvolto dal mistero, dalla paura e dalle più strane teorie. Fra quei boschi innevati, a meno 30 gradi centigradi, «una irresistibile forza sconosciuta» (così disse l’inchiesta) causò la morte di nove giovani escursionisti russi del politecnico degli Urali, sette ragazzi e due ragazze. Ventiquattro giorni dopo il misterioso incidente fu ritrovata la loro tenda: completamente sconquassata e lacerata dall’interno. Dai resti della tenda partivano delle orme . Seguendole, i volontari trovarono i primi cinque corpi dei ragazzi: alcuni completamente nudi, con le mani bruciate, altri solo con la biancheria intima, tutti senza segni esterni di violenza. Sparsi a poche centinaia di metri uno dall’altro, sotto un cedro. I cadaveri degli altri quattro furono invece rintracciati invece solo tre mesi dopo, sotto quattro metri di neve gelida. E con dei traumi inspiegabili e non prodotti da altri esseri umani per la loro potenza: cranio fracassato, cassa toracica compressa fino a spezzare le costole. E un corpo, quello di una ragazza, senza lingua. La storia che quei cadaveri potevano raccontare è rimasta incomprensibile per molti anni. Fino a oggi: l’americano Donnie Eichar -regista, produttore e autore per cinema e tv - ha una nuova teoria che spiegherebbe tutto.

LA TEMPESTA PERFETTA E GLI INFRASUONI - Dopo aver studiato per cinque anni tutte le carte e le testimonianze sull’incidente del Passo Dyatlov (chiamato così dal nome del capo della spedizione, il 23enne Igor Dyatlov), e aver anche ripercorso il viaggio dei nove escursionisti, Eichar sostiene di aver capito cosa successe la notte del 2 febbraio 1959. Una spiegazione scientifica che non tira in ballo né esercitazioni segrete dell’esercito sovietico né gli alieni o misteriose contaminazioni radiattive. Secondo l’autore i ragazzi si trovarono al posto sbagliato nel momento sbagliato: durante una “tempesta perfetta”. I venti, velocissimi, scontrandosi con la particolare forma a cupola della Montagna dei Morti diedero vita a dei furiosi vortici di aria che crearono dei mini tornado violentissimi nel passo dove c’era l’accampamento. Il rumore prodotto dal fenomeno doveva essere assordante. Ma c’è di più. Eichar dice anche che tormente come quella possono generare anche una gran quantità di infrasuoni (il contrario degli ultrasuoni) che, non udibili dagli uomini, sono capaci di avere effetti sul corpo umano: le vibrazioni prodotte da queste particolari onde sonore causano perdita del sonno, mancanza di respiro e, soprattutto, un panico indicibile e incontrollabile. Un terrore che, amplificato dal buio della notte e dal frastuono dei tornado, avrebbe insomma portato i nove ragazzi alla follia. E poi alla morte.

LE PALLE DI FUOCO ARANCIONI IN CIELO - Dai tempi dell’incidente sono state moltissime le teorie che hanno cercato di spiegare il mistero del Passo di Dyatlov. Le indagini si (non) chiusero ufficialmente nel maggio del 1959: nessun colpevole se non «una irresistibile forza sconosciuta» che avrebbe ucciso i giovani. Si disse che su alcuni brandelli di vestiti delle vittime c’erano alti livelli di radioattività. I ragazzi avevano trovato sul loro cammino qualcosa con cui non avrebbero mai dovuto venire in contatto? Un gruppo di escursionisti che si trovava poco distante dal gruppo riferì di aver visto nel cielo delle “sfere arancioni”. Cosa confermata in quei mesi anche da avvistamenti analoghi fatti dal servizio meteorologico e membri dell’esercito. Si scoprì più tardi che le «palle arancioni» erano lanci di missili balistici R-7. Quando poi negli anni Novanta i fascicoli dell’inchiesta furono desecretati, alcuni particolari furono pubblicati dalla stampa e ne venne fuori anche una teoria secondo cui le morti erano legate alla sperimentazione di un’arma segreta sovietica.

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