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Cimette di Patagonia
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ape277 Rispondi citando



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Luogo di residenza: Marter Valsugana (TN)

MessaggioInviato: Lun Mar 03, 2014 19:46    Oggetto: Cimette di Patagonia
 
"Cimette di Patagonia" - ossia "Patagonia per gli scarsi" - ossia "Patagonia non verticale" - sono tre titoli parimenti plausibili per gli appunti che sto per scrivere.
Stavo or ora discutendo su Facebook con Enrico R. del meraviglioso libro di Rolando Garibotti, "Vertical Patagonia", una guida alle scalate nella zona Torre - Fitzroy, guida che pero' credo dovrebbe apparire anche sugli scaffali del non-scalatore per il suo contenuto informativo.
Avendo qualche ora - cuscinetto, mi e' venuta l'ambiziosa idea di redigere una piccola guida alternativa su quanto una Patagonia non sempre verticale puo' offrire anche agli scarsi come me, facendo sostanzialmente un elenco delle cimette che ho salito da queste parti.
Purtroppo la connessione Internet e' alquanto precaria qui al Chalten, faccio fatica ad aprire anche le miniature delle foto che ho caricato, quindi il max che posso offrire e' un link all'album Picasa competente e, se la connessione lo concedera', il numero, entro l'album, della foto in sync con la narrazione. Numero che trovare fra parentesi tonde.
La storia comincia a Ushuaia, con la salita al Cerro Godoy nella catena Martial. Ushuaia e' un posto splendido, una specie di Cortina della Terra del Fuoco che e' si' un po' "costruita" per i turisti, ma che anche gode di una posizione unica al mondo, stretta fra montagne incombenti e il Canale di Beagle.
https://picasaweb.google.com/albertopedrotti/Ushuaia
Arrivato a Ushuaia alle ore 23 del giorno di San Silvestro (010), giusto in tempo per festeggiare la fine dell'anno alla fine del mondo, ma ancora in piena luce, ben presto le gitarelle di mezzanotte senza pila sulle montagne retrostanti sono diventate la mia occupazione prediletta (126). Dal centro citta' si segue via Aldo Motter (nome invero poco tehuelche o yaghana') che poi diventa "Ruta al Martial", conducendo all'inizio della pista da sci. Siamo a quota 2-300 metri, tanto per intenderci. Si risale la pista e ci si addentra nel vallone, Se la neve fresca sconsiglia, come nel mio caso, di mettere piede sul ghiacciaio, si prende il vallone di destra e, dalla forcella che da' sull'inagibile Canadon Negro, si segue tutta la cresta di rocce rotte e pungenti che porta a quel magnifico belvedere che e' il Cerro Godoy (163).
Spostiamoci ora a nord, nel parco delle Torres del Paine, il paradiso dei trekkers.
https://picasaweb.google.com/albertopedrotti/MacizoPaine
La prima domanda che chiunque vi fara' sara': sei qui per fare il circuito W o per fare la O (tecnicamente, "Macizo Paine", perche' gira attorno al massiccio)? Lungi da me stare a descrivere, con i miseri mezzi a disposizione, queste cose che si possono trovare ovunque in rete. Mi limitero' a descrivere le deviazioni da questi percorsi, tecnicamente proibite poiche' per salire cime nel Paine sarebbe necessario il permesso del Conaf (Corporacion Nacional Forestal) e anche quello del Difrol (Departimiento de Fronteras y Limites).
Primo sgarro. Da Campamento Torres, mentre centinaia di persone salgono a sinistra verso il classico Mirador, continuare dritto e addentrarsi nella valle del Rio Ascencio fino a Campamento Japones (067), dove tecnicamente possono pernottare solo coloro che hanno un permesso mensile di scalata. Trovo quattro cileni che aspettano da 20 gg una finestra di bel tempo per una via sulla Torre Sur. Mi parlano di Fabio Leoni e dello staff del Vertical Sport di Trento, che hanno conosciuto sciando in Canada (!!).
Al mattino, mentre loro aspettano la finestra, io guado il Rio Ascencio aiutandomi con un tronco. Attrezzatura necessaria: sandali e mutande - oddio, immagino che queste ultime facciano parte del repertorio standard del serio escursionista. Salgo per la foresta di lenga dove vedo che la zona finale di cespugli - invariabilmente la piu' intricata da superare - e' piu' stretta. Per l'aperto costone soprastante obliquo verso sinistra fino alla base di un ghiacciaio. Salendo le rocce sulla sua sx arrivo su una cima dalla quale gia' mi si apre il panorama su tutto il retro del Paine, in particolare su Lago e Ghiacciaio Dickson. Siccome la cima principale sta a nord oltre un'altra anticima non attraversabile, faccio un largo giro sotto il ghiacciaio per raggiungerla. La chiamo Prima Illegale. La documentazione fotografica di cresta e' lacunosa perche' precipua occupazione era stare disteso lungo per terra, con le mano aggrappate a dei sassi, affinche' il veneto non mi spazzasse via. Se fra una raffica e l'altra c'era una pausa tale da permettermi di afferrare la macchina fotografica, allora scattavo. Discesa per i praticabili pendii in direzione della Valle del Silencio, che risalgo per buon tratto, arrivando quasi alla base dell'Escudo e della Fortaleza. Discesa al Campamento, seguito dai cileni che sono stati su a depositare attrezzatura.
Il giorno dopo salgo al Mirador classico (108). Siccome piove e non c'e' in giro nessuno, sgattaiolo su per l'immensa morena e poi, protetto da questa da occhi indiscreti, salgo per il circo sotto le Torri. Nella spaccatura di un immenso blocco erratico, luogo che chiamo Campamento Jesucristo grazie a una scritta fra i sassi, sistemo la tenda. Mi attende comunque una notte da tregenda, poiche' nella bufera di neve il vento quassu' raggiunge anche le fessure piu' remote. Il giorno seguente il sole e' gia' alto quando con un blitz fra le raffiche riesco a smontare la tenda. Individuo sopra di me un bel becco granitico raggiungibile camminando a lato dei ghiacciai: e' questa Seconda Illegale, una cimetta che ti mette veramente a confronto con lo spettacolo delle Torri del Paine.
Terza Illegale, invece, si trova sopra l'altra vallata meravigliosa del Paine, ossia Valle del Frances. Partendo da Campamento Italiano, raggiungo il classico Mirador Britanico, fine del sentiero, e mi inerpico su per morene (182). Alla mia sinistra, al Fortaleza, davanti a me, il vallone che la separa dai Cuernos. Intuendo correttamente che nel vallone avrei il passo sbarrato da qualche ghiacciaio, mi inerpico su per un fiero couloir di sassi, che conduce a una forcella molto incassata. Fatte le foto di rito, inizio la discesa quando mi si para davanti sulla sinistra una rampa obliqua praticabile. Conduce una zona di graniti ammassati e coperti da licheni, zona sovrastata da rocce piuttosto ostiche. Mi costa cinque o sei tentativi trovare il sistema di rampe e fessure che mi permettono di raggiungere la cimetta, che per gli scalatori seri credo sia solo la base per la salita della torreggiante Espada, per lo scarso come me e' un raggiungimento panoramico eccezionale.
Cambiamo di nuovo zona, e andiamo al cospetto del Ghiacciaio Perito Moreno.
https://picasaweb.google.com/albertopedrotti/PeritoMoreno
Qui passo un giorno intero a far foto sulle passerelle - in Patagonia due foto anche a distanza di pochi secondi non sono mai uguali, data la velocita' con la quale cambia la luce. Verso sera decido di salire il fianco della montagna antistante il ghiacciaio: nel sul complesso si chiama Cerro Buenos Aires e occupa tutta la Penisula Magallanes. Salita quasi interamente "a strazabosco", come si dice da noi, con la sola precisazione che in Patagonia non sei tu che stracci il bosco, bensi' lui che straccia te. Raggiungo una piccola prominenza alla base di una parete inaccessibile di roccia marcia: lo chiamo Mirador Moreno, e' un belvedere comunque sufficiente per scattare qualche foto un po' diversa (056) da quelle "seriali" che inondano la rete. La salita mi fa anche restare dentro il parco oltre l'orario dei chiusura (le 21), cosicche' il giorno dopo alle 7 posso assistere allo spettacolo del sole che inonda la muraglia di ghiaccio - laddove le porte del parco assurdamente aprono alle 8.
Sempre il giorno dopo ho l'idea di affrontare il Cerro Bs As anche dall'altra: una salita che permette magnifiche vedute sul Lago Argentino (081). Dal bivio Perito Moreno - Punta Bandera vado per Bandera un 4 km e parcheggio la bici. Salgo la sx orografica dell'antistante vallone, seguendo l'indicazione di un pittoresco gaucho a cavallo. Devo ancora formulare la teoria che in Sudamerica qualsiasi informazione e' affidabile purche', quando ti dicono sinistra, tu vada a destra, quando ti dicono "Questo giro viene meglio in senso orario", tu lo faccia in senso antiorario. Salendo per il fianco del gaucho, e discendendo comodamente per quello opposto, riesco comunque a realizzare una piacevole traversata. Con questo immenso lago davanti agli occhi mi e' facile immaginare Francisco Pascasio Moreno che vedendolo, esclama: "O immenso lago, poiche' finora la natura non ti diede un nome, d'ora in poi tu sarai chiamato Lago Argentino". Questi ed altri aneddoti si possono trovare, insieme a una impressionante documentazione foto-filmo-cartografica sugli Hielos Patagonicos, al moderno e organizzato Glaciarium 6 km fuori da El Calafate.
La zona Calafate - Perito comunque non e' di certo la migliore per andar per cime. Spostiamoci dunque nella sezione nord del monumentale Parque Nacional Los Glaciares, quella che fa capo a El Chalten.
https://picasaweb.google.com/albertopedrotti/TorreFitzroy
Qui comincio con un'estemporanea salita pomeridiana a quel magnifico belvedere che e' il Lomo del Pliegue Tumbado. Il giorno seguente mi sveglio con attitudine misantropa, e vado per il circuito attorno allo Huemul, alquanto rifuggito dalle centinaia di trekkers che infestano i miradores classici (018). Dico "infestano" poiche' qui, e ancor piu' nel Paine, oltre ai camminatori normali che si guardano intorno e si godono il paesaggio, ce ne sono anche molti di quelli che camminano meccanicamente, a testa bassa, scattando foto "al volo" senza neanche fermarsi, semplicemente perche' devono registrare un nuovo raggiungimento nelle loro liste dei migliori trekking al mondo... guai a incrociare uno di costoro in un tratto stretto!! Lungo lo Huemul consiglio due deviazioni. Da Paso del Viento, raggiungere le cimette in direzione opposta allo Huemul stesso, per una migliore visione sullo Hielo Sur (037). Anche qui ho poche foto causa scarse concessioni da parte del vento.
Ma il meglio viene a Passo Huemul, alto sopra la fronte del Glaciar Viedma: anche qui vale la pena di farsi fuori tutte le cimette che digradano verso il punto dove il ghiacciaio termina nel lago. Una curiosa salita in discesa, ma con un forte crescendo di emozioni. Consiglio di dare un'occhiata anche alle foto del Viedma sotto la luna (068) e, il giorno seguente, sotto il volo curioso dei condor.
A Passo Huemul inizia per me un vero miracolo patagonico: quattro giorni di fila di sereno totale e senza vento, un clima che chiamerei europeo. E' questo miracolo che alle porte del Chalten mi spinge, benche' le provviste si siano esaurite dopo gli oltre 100 km di giro, a lasciare lo zaino per salire un'altra volta al Lomo del Pliegue Tumbado, con i risultati fotografici che si possono consultare (107). Ma il meglio di questi quattro giorni "europei" deve ancora venire. Dopo un giorno di pausa, parto tardi la sera per il classico sentiero a Laguna Torre in modo da essere al Mirador Torre quando luce della sera e della luna si bilanciano (142). Alla laguna lo spettacolo del plenilunio e' totale, e scattate alcune foto stendo il sacco a pelo sulla morena. Al mattino. complici le condizioni sempre eccezionali, riesco a registrare un'incredibile "enrosadira" sul Cerro.
Dal Mirador Maestri scendo al ghiacciaio, che attraverso putando al Cordon Adela. Tenendomi poi sul lato sx del Glaciar Grande, salgo un vallone molto appartato che chiamo "Antro del Re della Montagna", dove un altro bivacco senza tenda mi offre nuovi spettacoli lunari (184). Qui individuo un'altra cimetta accessibile al viaggiatore senza attrezzatura: sta sulla cresta che unisce il Cerro Solo al Cerro Grande o, vista nell'altra maniera, che divide il bacino del Glaciar Grande dal Glaciar Tunel.
Scendo dall'Antro abbastanza appagato, e starei per tornare a Chalten se non incontrassi due scalatori reduci dalla Aguja Saint-Exupery che mi dicono che potrei, con poca spesa, riattraversare i ghiacciai Grande e Torre e raggiungere Campamento Polacos alla base del Fitzroy. Seguo il loro consiglio, e l'indomani individuo una rampa obliqua che permette di superare la prima fascia di graniti del Fitzroy! Cercando un poco fra rampe e fessure riesco a raggiungere una cimetta sulla cresta alla base delle pareti verticali dell'Aguja Poincenot, seconda cima del Fitzoy. Chiamo il mio spuntone "Fitzoy degli scarsi" (209) e, per quanto sia degli scarsi, anche qui devo appiattirmi e aggrapparmi a piu' non posso per fare fronte alle raffiche di vento. La finestra europea e' ormai finita! Mi chiedo come faccia la gente a fare scalate verticali su montagne dove la vita e' dura gia' sul terreno semplice. Comunque questi saranno affari per gli esperti, io sono qui ad abbozzare una guida per gli scarsi miei pari, ed a questi raccomando: quando fate le vostre passeggiate su per il Fitzroy, anche solo quello della nostra categoria, fate bene attenzione, perche' il vento vi e' terribile!!
Il successivo giro con base Chalten comincia dal classico sentiero per Campamento Poincenot e per il Mirador Laguna de los Tres (234), che e' un must al pari del Mirador Maestri. Ma se uno vuole avere davvero tutto il Fitroy squadernato di fronte a lui, gli consiglio di prendersi l'incomodo di salire il Cerro Madsen, per i pendii innevati che salgono sopra il lago. Dal Madsen individuo anche, al di la' della forra che ospita la spettacolare Laguna Sucia, una laguna senza nome e non segnata sulle carte, che mi propongo di raggiungere l'indomani. Da Poincenot vado alla Sucia, per un sentiero dall'aria abbastanza dismessa; guado il torrente e seguendo ometti che chissa' dove portano traverso il fianco S del lago. Salgo per terreno ripido ma comodo fino a una fascia di rocce e cascatelle oltre le quali iniziano dei valloni pietrosi. Prendendo quello piu' a sx, arrivo a una forcella che separa il sinistro Techado Negro dalla cresta rossa a E. Di questa cresta raggiungo uno spuntone il quale non e' che un'anticima di un grosso torrione che pero' sembra crollare solo a guardarlo. Fortunatamente, giu' sotto occhieggia il lago ignoto alle carte che, con prudentissima discesa per un couloir di rocce rotte e poi di neve, riesco a raggiungere. Anche il pernottamento presso l'ignoto lago da' i suoi frutti fotografici, con una spettacolare enrosadira sul Fitzroy, dopo una notte stellata (269). Altre buone notizie in arrivo: dalla laguna, salendo in dir. SE, si riesce ad aggiuntare la cresta di torrioni rossi che conduce alla cima del Lomo de las Pizarras, su una delle cui anticime est si riagguanta, stavolta con piacere, il genere "sentiero turistico", anche se invero poco evidente. Seguendo tutta la lunga cresta si arriva ai sentieri di fondovalle che riconducono al paese e al termine di questa credo inedita traversata.
Ultimo giretto qui a Chalten: vado in bici fino al ponte sul Rio Electrico, 14 km dal paese. Di qui in un paio d'ore si raggiunge Piedra del Fraile, e in un'altra oretta Laguna Pollone, dove campeggio. Il giorno dopo, piovoso come previsto, lo passo a curiosare fino al fronte del Glaciar Marconi, che sarebbe la base del lungo giro sullo Hielo, dietro il Cerro Torre, una cosa da non fare certo da soli, da non fare con guida perche' i prezzi sono dai 1500 dollari in su, e quindi in definitiva per me da non fare. A sera torno a Piedra del Fraile. Il mattino dopo spunta il giorno piu' radioso che si sia visto qui in Patagonia. Con fortunata sincronizzazione mi trovo dunque a salire al Paso del Quadrado, un belvedere che ha davvero una marcia in piu' rispetto a tutti gli altri. Il sentiero e' tutto piacevole, le ultime centinaia di metri su ghiacciaio sono anche loto tranquille. Dal Paso seguo fin dove posso la cresta rossa a NNW, guadagnando vedute via via piu' magnifiche su Cerro Torre, Fitzoy, e tutte le altre cime che di qui incorniciano in maniera davvero superba il sottostante Glaciar Fitzroy Norte. Poiche' sta cominciando a balenarmi in testa una nuova idea, cerco di perdere tempo, e a tal fine scendo fin dove possibile sopra i vertiginosi precipizi che contornano il ghiacciaio e Laguna Pollone. Segnalato il raggiungimento con un grosso ometto, risalgo al passo per poi scendere a valle alla fine di questa memorabile giornata.
L'idea sopravvenuta era la seguente: dormire un'altra notte a Pdf (Piedra del Fraile) e l'indomani rifarmi tutta la salita da 500 a 1500 metri per tentare, da qui, il Cerro Electrico.
Questa montagna, cosi' battezzata da padre Alberto de Agostini per la violenza, come scariche elettriche, delle scariche di neve spazzata dal vento (spettacolo al quale io ho assistito dal Madsen), e' al centro di un'aspra querelle in rete fra i recensori della guida Lonely "Trekking in the Patagonian Andes". In sostanza, molti dei sedicenti esperti che abbondano in Internet accusano pesantemente l'autore di mandare i trekkers allo sbaraglio classificando questa come una cima alla loro portata. La mia salita, quindi, assume un'eloquenza che raramente si riscontra: se il Cerro l'ha salito il piu' scarso dei viventi, chi dunque avra' difficolta' a salirlo? (Oddio, non e' un gran merito chiudere una querelle in rete, dato che coloro che vi abbondano, ossia quelli che non hanno un c. da fare, ben presto ne apriranno un'altra.)
In realta' un poco esagero, perche' lasciato il sentiero del Quadrado all'altezza del lago prima si deve affrontare un forte pendio di sfasciumi, ma questo non e' nulla: dopo, in cresta, senza ramponi ci si deve molto barcamenare in quelle brutte zone di rocce marce che stanno sul bordo di un ghiacciaio, come tutti anche quaggiu', in ritirata. La traversata di un'aguzza torre rossa e' piuttosto a prova di nervi, anche se in discesa ho trovato una comoda alternativa nei canaloni della parete al sole (che qui, ricordo casomai ce ne fosse bisogno, e' la nord). Purtroppo il salita la vedo dura a trovare il couloir giusto di uscita dall'alternativa, comunque i Ripetitori sono liberi di chiedermi la traccia GPS, o meglio ancora, di non chiedermela se non vogliono rovinarsi il piacere della ricerca.
Basta, e' finito il tempo a disposizione e finiscono anche questi appunti, che ho scritto alla meno peggio finche' i ricordi ancora ci sono. Immagino che tutti sulle Alpi di questi tempi saranno impegnati fra i vari Similaun e Tribulaun e che questi appunti non interessino, appunto, punto a nessuno. Lasciarli in rete e' comunque piu' sicuro che portarseli dietro in bici, quindi fido nell'ospitalita' del sito.
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L'ultima modifica di ape277 il Mer Lug 08, 2015 10:28, modificato 2 volte
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ste Rispondi citando



Registrato: 07/04/05 16:05
Messaggi: 6287
Luogo di residenza: Portus Naonis

MessaggioInviato: Lun Mar 03, 2014 21:45    Oggetto:
 
Ape Super Exclamation Very Happy
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> Far from the Madding Crowd
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♡ So many mountains, so little time...
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l'ultima strega Rispondi citando



Registrato: 14/05/09 20:17
Messaggi: 2406
Luogo di residenza: in tutto il mondo

MessaggioInviato: Mar Mar 04, 2014 9:18    Oggetto:
 
Preziosissimo Ape Exclamation Razz Ecco dov'eri sparito Surprised

Me lo studio con tranquillità (Le attuali policy aziendali non consentono l'accesso al sito richiesto) a casa, e lo unisco al libro di Buscaini-Metzeltin; magari non ci sono i tuoi percorsi, ma entrerò un pò nel clima patagonico.

Continua a stupirci in giro per il mondo, Ape viandante Cool Wink
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Torno a casa ma ho già voglia di ripartire. Ho capito qual è il senso di una spedizione.E' salire una montagna andando oltre.E' distaccarsi dalla cima da elenco ... E' vivere l'assenza di radici come un cammino di libertà.... (Silvia M.Buscaini )
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enrico r. Rispondi citando



Registrato: 06/04/05 15:03
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Luogo di residenza: Padova

MessaggioInviato: Mar Mar 04, 2014 11:06    Oggetto:
 
Sono curioso di vedere le prossime tappe della tua ricreazione. Di tanto in tanto, facci avere tue notizie.
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enrico r.
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Valentino_52 Rispondi citando



Registrato: 21/02/06 09:49
Messaggi: 7323
Luogo di residenza: TRENTO

MessaggioInviato: Mar Mar 04, 2014 11:53    Oggetto:
 
Molto meglio leggerti qua che su FB. Wink

Continua a raccontare, Viandante Patagonico.....
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"Le azioni più straordinarie sono quelle semplici e spontanee" (Grizzly 1-5-2010)
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SimonRussi Rispondi citando



Registrato: 08/11/06 09:33
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MessaggioInviato: Mar Mar 04, 2014 12:14    Oggetto:
 
Questi tuoi racconti arrivano così, come un fulmine a ciel sereno, tanto che un titolo potrebbe anche essere "In quel momento, dall'altra parte del mondo..." Laughing
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"Cosa sa di alpinismo chi sa solo di alpinismo?" C. L. R. James
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ape277 Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mar Mar 04, 2014 14:45    Oggetto:
 
Fulmini: qui ne fa di tutti i colori, ma fortunatamente tuoni e fulmini non ne fa.
Lunelli: che succede, sei su OTT e FB invece che in Bondone??
Ultima: si', il Metzeltin-Buscaini, "Patagonia: terra magica per viaggiatori e alpinisti" resta il riferimento ineguagliato. Ho controllato nella bibliotechina di Pdf (Piedra del Fraile che, a quanto ho capito, era il loro luogo prediletto) se ci fossero anche loro accanto a Garibotti. Ma non c'erano.
Non credo pero' che quei due perdessero il loro tempo sui miei sentierini...
Enrico: temo dovrai attendere a lungo, oggi trasbordo sul Lago del Desierto e domani, vento permettendo, sul Lago O'Higgins in Cile, al di la' del quale inizia la Carretera Austral. Siccome oggi butto gli scarponi che ormai si sono aperti, finche' eventualmente non ne compro altri non vi saranno altre avventure di carattere alpino! Wink
https://picasaweb.google.com/albertopedrotti/TorreFitzroy#5986944386104800930
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clark Rispondi citando



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MessaggioInviato: Mer Mar 05, 2014 0:23    Oggetto:
 
Mitico! Surprised Very Happy Ma quanto è che sei laggiù? Shocked
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ape277 Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mar 06, 2014 23:02    Oggetto:
 
clark ha scritto:
Mitico! Surprised Very Happy Ma quanto è che sei laggiù? Shocked


Ciao Nicola.
Il mio trasbordo in Sudamerica e' avvenuto il 12 dicembre.
Ora sono reduce da un altro trasbordo. Ti sto infatti rispondendo da Villa O'Higgins, il paesello giu' in fondo alla Carretera Austral, 1247 km di sterrato attraverso la Patagonia Cilena, la strada che - come dicono quaggiu', ti "permette di andare in Cile"...
Fino a qualche anno fa la traversata Chalten - Villa O'Higgins era considerata una cosa da ciclismo pioneristico, alcuni addirittura noleggiavano cavalli per montarci sopra le bici nel tratto di sentiero piu' duro. Oggi invece, sul traghetto del lago O'Higgins (in ritardo di un giorno causa forte vento), sbarcavano una ventina di bici e se ne imbarcavano una decina. Ormai il concetto di "pioneristico" cambia molto rapidamente. Se fossi un giornalista anziche' uno che semplicemente va a giro in bici, potrei passare ore solo a descriverti gli incredibili tipi umani (per non parlare poi dei loro mezzi...) che ho conosciuto in queste ultime due giornate.
Saluti da "el corazon de la Patagonia profunda"!

Patagonia: aquella de dientes helados
roidos por el trueno; aquella de bandera
sumergida en la nieve perpetua.
(P. Neruda)
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clark Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mar 06, 2014 23:47    Oggetto:
 
Cavoli! Ti stai girando un continente! Grandissimo! E le tue foto... che spettacolo! Da gustare con calma! Very Happy Buona continuazione del viaggio allora! Very Happy
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Nicola Rispondi citando



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MessaggioInviato: Sab Mar 08, 2014 19:35    Oggetto:
 
Mi vien da piangere, brutta roba, l'invidia! Mr. Green Mr. Green
Buona strada, Alberto! Wink
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ape277 Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mar 13, 2014 3:07    Oggetto:
 
Nicola ha scritto:
Buona strada, Alberto! Wink


Grazie dell'augurio... che fra l'altro dovrebbe portare bene: dal punto di vista della condizione, la strada non puo' che migliorare!
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ape277 Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mar 20, 2014 16:50    Oggetto:
 
l'ultima strega ha scritto:
lo unisco al libro di Buscaini-Metzeltin; magari non ci sono i tuoi percorsi, ma entrerò un pò nel clima patagonico.


L'altro giorno mi sono lasciato convincere da cinque trekkers israeliani di andare a fare un giro nel San Lorenzo, che era del tutto fuori dai miei progetti, essendo piuttosto disassato dalla Carretera Austral. Dopo 70 km, in luogo dei 28 promessi dall'insegna sulla Carretera stessa, arrivo al Fundo San Lorenzo, dove vengo accolto dai proprietari Luis e Lucy molto festosamente, perche' sono il secondo, e il primo straniero, ad arrivare in bici fino alla loro remota postazione. Gli ultimi km sono tremendi, di quelli nei quali, fra un'impennata e l'altra, una spinta e l'altra, non si fa che tirare maledizioni e alimentare qualche pensiero fisso di sottofondo, spesso alquanto scemo. Uno dei pensieri di giornata era questo: Voglio ben vedere se Metzeltin e Buscaini sono arrivati anche in questo posto!
Luis mi fa parcheggiare la bici sotto un capannone. Asciugo gli occhiali dalla pioggia, e guardandomi attorno scopro una varieta' di scritte incise nel legno. Comincio a leggere quella proprio sopra la bici. Ecco quello che recita.
"Gino:
las huellas de tu paso quedaron en la cima, bordadas en la nieve, agigantandose pare que las siga Silvia. El eco de tu voz sera' guia de otros andinistas, ahora que has marchado a escalar la montaña que te llevara' a descansar en brazos del Señor."
https://picasaweb.google.com/albertopedrotti/CarreteraAustral_1#5992571894872747970
Trasalgo, in relazione ai miei pensieri di poco prima... A sera Lucy e Luis mi invitano a mangiare il loro asado, e mi raccontano nostalgicamente delle tante serate passate con Gino e Silvia che qui erano ospiti fissi.
L'indomani smette di piovere e vado al rifugio Toni Rohrer, che sorge nel luogo dove Padre Alberto de Agostini pose il campo base (notare la quota: 990 m!) per il suo capolavoro, la salita al San Lorenzo (3706 m), da lui portata a compimento, dopo diversi tentativi, il 17 dicembre 1943, all'eta' di 60 anni. Il rifugio sta a tre ore di cammino, ma gia' all'inizio incontro i due messicani che erano impegnati sulla montagna, che hanno scalato nella bufera senza vedere nulla. Da qui in avanti ho il secondo massiccio delle Ande Patagoniche - il Monte Rosa di quaggiu', tanto per intenderci - tutto per me. Sosto a lungo nel rifugio a sfogliare i vari cimeli e documenti, fra i quali una monografia della Metzeltin dalla quale apprendo come dal Fundo sarebbe facilmente accessibile una cima dal panorama spettacolare sul San Lorenzo e sullo Hielo Norte, dall'altra parte. Un vero peccato, perche' grazie alla falsa indicazione del 28 km io sono venuto via praticamente senza cibo e - peggio ancora - sono qui senza scarponi da montagna. Cerco dunque di spremere il massimo dal pomeriggio che ho a disposizione, salendo a un paio di luoghi panoramici senza che pero' il San Lorenzo si faccia mai vedere decentemente: il tempo si deve ancora ristabilire del tutto.
L'indomani, invece, sorge la giornata perfetta. No, non posso andarmene con un tempo cosi': decido che saliro' al Mirador a ogni costo. Espongo a Luis e Lucy la mia situazione: i miei scarponi da montagna, ormai finiti, giacciono sepolti dentro un tronco di lenga giu' all'inizio della Carretera Austral, in riva al Lago dei Cigni. Iniziarono la loro vita sul Parinacota, all'estremo nord del Cile; forse era destino che la finissero nel profondo sud del medesimo. Ho solo i sandali, con i quali peraltro ieri ho attraversato varie pietraie e perfino un ghiacciaietto, ma si tratta di operazioni che, fatte una volta, non si desidera piu' di tanto ripetere una seconda. (Persone serie evitano di farle perfino quella sola volta). Luis dice di avere una soluzione: conserva un paio di scarponi di Gino, e li va a cercare. Facciamo la prova, mi vanno bene... Lucy vuole fotografare la vestizione dei "miei nuovi" Asolo, mentre Luis osserva emozionato e gongola ripetendosi sottovoce: Chissa' come sara' contento Gino che l'italiano arrivato in bici ora va alla montagna con i suoi scarponi!
Il costone sale rapido, e mi fermo solo in alto, a fotografare gli ultimi cavalli al pascolo. Con la coda dell'occhio vedo un condor appostarsi cu un cocuzzolo dietro di me. Dopo un poco, puntuale, mi sorvola silenzioso a pochi metri di altezza. Per un istante ci guardiamo negli occhi - ma e' appunto solo un istante, perche' poi la sua andatura e' tutt'altra rispetto alla mia di "asolante" - non fra tetri cipressi, ma su pietraie assolate.
Sulla cima innevata di fresco da uno dei due scarponi si scolla la suola, rendendolo inservibile. Devo discendere prudentemente con i miei sandali, il che richiede un po' di tempo. Nel frattempo finiscono anche le pile del GPS e, come non ho portato cibo, non ho portato nemmeno batterie di ricambio. Giu' nella vegetazione percepisco di essere molto a sinistra della traccia di salita, ma la vecchia morena a lato della valle trattiene un boschetto abbastanza pulito che mi permette di traversare. Il boschetto, pero', e' cosi' ameno che traverso troppo a lungo, trovandomi fuori traccia dall'altra parte. A un certo punto, trasalgo come due giorni prima davanti alla scritta. Davanti a me, sul ciglio della morena, si para un grosso masso sormontato da un bell'ometto. E' proprio quello che mi ha mostrato stamattina Lucy in fotografia, dove lei, Luis e Silvia con una frugale cerimonia hanno sparso parte delle ceneri di Gino.
Bisogna sapere che quest'uomo era stato uno dei miei idoli fin da quando comprai la mia prima guida grigia, Ortles-Cevedale, firmata appunto da lui. Un giorno d'autunno del 2002 avrei finalmente dovuto incontrarlo: mi trovavo per caso in bici a Passo Pordoi, dove mi ero dato appuntamento con la mia SAT per salire non ricordo quale ferrata. Qualcuno al passo mi aveva detto che, se aspettavo un poco, ci sarebbe stata l'inaugurazione del nuovo centro Bruno Crepaz del CAI. Eh no, dissi io, parleranno uno dopo l'altro tutti i presidenti di commissioni e sottocommissioni: un ottimo motivo per scappare in fretta! Ma l'uomo soggiunse che erano attesi anche Buscaini e la Metzeltin, al che cambiai teoria: un ottimo motivo per rimanere! Avrei visto finalmente quest'uomo.
In luogo di Gino, invece, arrivo' la notizia che Gino era morto di un qualche malanno fulminante camminando sugli innocui pratoni in direzione del passo - lui che aveva salito tutte le montagne piu' difficili!
Ora sono qui: davanti a me, ho il sasso dell'uomo che avevo atteso invano sul Pordoi. Dietro, sulla schiena, sento distintamente i suoi scarponi appesi allo zaino. In mano ho il GPS che proprio non ne vuole sapere di accendersi: quello strano intruglio di fatti e circostanze che chiamiamo "destino" sembra aver manovrato anche quell'aggeggio in maniera che, perdendomi, potessi trovare il posto dove lui mi voleva portare.
Sosto a lungo davanti a questo sasso: tutt'intorno, una cornice di monti dalle cime ormai imbiancate, nel pieno pomeriggio di una giornata patagonica ormai autunnale, di una bellezza quasi opprimente.
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Leo Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mar 20, 2014 18:40    Oggetto:
 
Bello Ape, continua a scriverci, le tue parole ci immergono in un'altra dimensione!
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"..... tutta questa ghiaia sparpagliata fin sul baratro estremo di tutti gli appoggi che da l’idea del perenne e inevitabile movimento verso valle al quale non vorresti partecipare.. se possibile! " ...(da "Spiz ® e otoliti" di G.B.)
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ape277 Rispondi citando



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MessaggioInviato: Gio Mar 20, 2014 19:19    Oggetto:
 
Leo ha scritto:
Bello Ape, continua a scriverci, le tue parole ci immergono in un'altra dimensione!


Grazie Leo.
Ora, mentre cercavo informazioni utili per il prosieguo verso nord, mi stavo divertendo a leggere le avventure di gente che in macchina non e' riuscita ad arrivare in quel posto:
http://www.losviajeros.com/Blogs.php?e=29788
A volte la bici paga. Wink

P.S.: altra dimensione? Altra stagione!
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